QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
39
al comportamento non saranno pie-
namente spiegabili da un approccio
solamente biologico o sociologico
».
Qui di seguito cercherò di com-
parare le condizioni postulate da
Rogers ad alcuni processi cognitivi
(risonanza affettiva, differenziazio-
ne se-altro, controllo emotivo) e al
substrato neurofisiologico sotto-
stante tali processi.
EMPATIA: CIRCUITI
NEURALI CONDIVISI TRA
SÉ E GLI ALTRI
Tra le condizioni necessarie per
una soddisfacente ed efficace rela-
zione terapeutica, l’empatia (com-
plessa forma di collegamento emo-
tivo con gli altri) ha ricevuto recen-
temente molta attenzione da parte
delle neuroscienze sociali.
Secondo Rogers, con il termine di
empatia si intende “
la percezione del
sistema interiore di un altro individuo
con l’accuratezza e le componenti
emotive e di significato che gli appar-
tengono come se uno fosse la perso-
na in oggetto, ma tuttavia senza mai
perdere la condizione del
‘come se’
”
(Rogers, 1959). A livello fenomeno-
logico il concetto di
empatia
espri-
me un senso di somiglianza, con-
divisione tra i sentimenti propri e
quelli espressi da un’altra persona e
nello stesso tempo implica mecca-
nismi cognitivi che tengano traccia
della sorgente dello stato affettivo,
e che permettano di differenziare il
sé dall’altro.
L’iniziale componente che pre-
cede l’empatia si basa sul concetto
di imitazione somatica, nota anche
come
contagio emotivo
, vale a dire,
la tendenza a simulare automatica-
mente le espressioni del viso, voca-
lizzazioni, posture, e movimenti di
un’altra persona e, di conseguen-
za, di sincronizzarsi emotivamente.
Studi recenti hanno dimostrato che
la mera osservazione di espressioni
facciali elicita simili espressioni sul
proprio viso, anche in assenza di
consapevole riconoscimento dello
stimolo (vedi ad esempio Dimberg,
Thunberg, Elmehed, 2000). È stato
suggerito che, inizialmente, questo
strumento di imitazione inconscia
si sia evoluto come meccanismo
per favorire la sopravvivenza e la
conservazione della specie, permet-
tendo lo sviluppo delle nostre ca-
pacità comunicative. Tale ipotesi è
coerente con esperimenti di psico-
logia sociale che dimostrano che gli
uomini tendono ad imitare in modo
inconscio il comportamenti degli
altri (Chartrand, Bargh, 1999), ren-
dendo in questo modo le interazio-
ni più veloci e soddisfacenti. È inte-
ressante notare che le persone con
frequenza più elevata di comporta-
menti empatici mostrano in misura
maggiore questo cosiddetto effetto
“camaleonte” (Lakin et al., 2003).
Registrazioni elettrofisiologiche
nelle scimmie, nonché esperimen-
ti di neuroimmagine sulle persone
hanno dimostrato che la semplice
osservazione di azioni eseguite da
altri attiva, nello stesso soggetto
che osserva, aree corticali moto-
rie deputate alla programmazione
e inizializzazione della medesima
azione (Rizzolatti, Craighero, 2004).
È stato successivamente identificato
il substrato neuronale alla base del
sistema dei neuroni specchio (così
denominato in seguito). In partico-
lare esso sembra essere costituito a
livello della corteccia cerebrale da
una parte corticale più posteriore: il
lobulo parietale inferiore, e una par-
te più anteriore, il giro frontale infe-
riore (pars opercularis) così come da
parte della corteccia premotoria.
Il meccanismo di percezione-azio-
ne alla base del concetto di
contagio
emotivo
, sembra anche essere alla
base della nostra capacità di perce-
pire e comprendere il dolore degli
altri. Questa ipotesi è stata confer-
mata da studi di neuroimmagine
funzionale condotti con volontari
47