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ORIENTAMENTO E SCUOLA
sani che hanno mostrato la presen-
za di aree cerebrali comuni coinvol-
te sia nella percezione sensoriale in
prima persona, sia nella osservazio-
ne del dolore altrui. In uno studio
pionieristico, i partecipanti sono
stati sottoposti a risonanza magne-
tica funzionale mentre ricevevano
una stimolazione cutanea dolorosa
alternata con prove in cui invece os-
servavano un segnale che indicava
che il loro partner, presente nella
stessa camera, avrebbe ricevuto lo
stesso tipo di stimolazione dolorosa
(Singer et al., 2004). In questo studio
si è osservato come l’esperienza pri-
maria del dolore sia prevalentemen-
te associata all’attivazione della cor-
teccia somatosensoriale che codifi-
ca le componenti sensoriali di uno
stimolo nocivo, come la sua posizio-
ne del corpo e l’intensità. Si è osser-
vato inoltre che durante entrambe
le prove (esperienza in prima perso-
na e osservazione del partner) è at-
tivo un network comune costituito
dalla Corteccia Cingolata mediale
Anteriore (mACC), l’insula anterio-
re, e il cervelletto. Queste regioni
rappresenterebbero in particolare il
substrato neurofisiologico alla base
della componente affettiva e moti-
vazionale degli stimoli nocivi. Que-
sti primi dati hanno suggerito l’ipo-
tesi di una forte sovrapposizione tra
le regioni cerebrali che rispondono
alle esperienze di dolore in prima
persona e la percezione del dolore
negli altri, ipotesi che oggigiorno ha
ricevuto una sempre maggiore va-
lidazione a seguito di risultati simili
riportati da diversi gruppi di ricer-
ca (per una revisione vedi Singer e
Lamm, 2009).
In realtà, non possiamo letteral-
mente sentire il dolore degli altri:
studi di neuroimaging indicano
solo una parziale sovrapposizione
della propria ed altrui esperien-
za dolorifica a livello della mACC e
dell’insula anteriore, ma anche delle
differenze in altre regioni cerebrali
(Jackson et al., 2006). L’esperienza
dolorifica del sé è associata ad at-
tivazioni cerebrali più posteriori,
dato coerente con le proiezioni spi-
notalamiche nocicettive, mentre la
percezione del dolore negli altri è
maggiormente rappresentata nelle
regioni anteriori.
Va inoltre osservato che la rete
neurale coinvolta nella percezione
del dolore negli altri (ACC e insula
anteriore) non è specifica solo per il
dolore. Questa rete è anche coinvol-
ta nel disgusto e più generalmente
in situazioni che possono mettere
le persone a rischio, e che fanno
scattare risposte a livello viscerale
e somatosensoriale. Pertanto, sem-
bra probabile che queste aree siano
associate a più generali meccani-
smi di sopravvivenza, come avver-
sione e fuga. Resta il fatto che alla
base del meccanismo dell’empatia
sembra esserci, a livello fisiologico,
una riattivazione parziale dei circu-
iti coinvolti nell’esperienza in prima
persona: una sorta di “simulazione
incarnata” dell’esperienza dell’altro
che ci permette di comprendere e
condividere in modo intuitivo e ve-
loce i sentimenti e stati di chi ci sta
di fronte.
“PERSPECTIVE TAKING”
ED EMPATIA
Come già indicato in precedenza,
l’empatia è una complessa emozio-
ne sociale che va al di là del mero
contagio (sovrapposizione) emoti-
vo, ma che implica processi cogniti-
vi di ordine superiore e la capacità
di differenziare se stessi dall’altra
persona. Nel diciannovesimo secolo
il filosofo ed economista scozzese
Adam Smith ha ipotizzato che attra-
verso l’immaginazione noi siamo in
grado di percepire ed esperire la si-
tuazione di un altro come se ci met-
tessimo nei suoi panni, diventando
in qualche misura la stessa persona.
Per mezzo della capacità immagina-
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