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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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omologazione culturale della mo-
dernità, ve ne sono altri, diametral-
mente opposti di tipo post-moder-
no. Nella post-modernità, l’indivi-
duo, sentendo con più intensità il
bisogno di autenticità, genera forze
centrifughe opposte che si rifletto-
no in unamaggiore differenziazione
culturale. In tal senso l’idea dello
spazio neutro appartiene alla mo-
dernità non del tutto conclusa men-
tre la tendenza postmoderna spin-
ge verso la specificità e dunque la
possibilità di palesare la propria
identità. L’intercultura rende possi-
bile la comunicazione tra bisogni
opposti, rende cioè possibile un dif-
ficile equilibrio tra una spinta verso
l’unità ed una opposta verso la mol-
teplicità. Lo spazio pubblico neutro
può essere in questo senso letto
come attuale torre di Babele che
nega le differenze e che nel raccon-
to viene distrutta. In particolare, R.
Panikkar considera Dio come quel
simbolo dell’infinito che distrugge
tutte le imprese umane che tendo-
no a rinchiudersi in una visione mo-
nolitica e totalitaria della realtà.
Scrive a proposito R. Panikkar:
“
Fu la compassione di Jahvé a sal-
vare l’umanità, quella che fece crolla-
re la Torre di Babele. Non ridusse tutte
le lingue di Babele ad un solo idioma,
come se la verità vera avesse un solo
linguaggio; il suo scopo non era quel-
lo di creare una sola grande Cupola
per albergare l’umanità intera…vole-
va semplicemente che la gente si ca-
pisse reciprocamente, eppure parlas-
se lingue diverse, non una sola; con-
sentì loro di avere religioni differenti,
e non un solo sistema di credenze, di
amarsi l’un l’altro e non di amare le
stesse cose”.
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.
Lo spazio neutro sostituisce il mito
della laicità a quello religioso. Trasla
nell’immanente e relativo ciò che
nasce come universale ed assoluto.
Uccide, simbolicamente, il mondo
del significato e del senso, sostituen-
dolo con uno spazio vuoto. Nel vuo-
to di senso siamo tutti simili. Le no-
stre azioni, prive di direzione, sono
più deboli e dunque più facili da
controllare. Questa tendenza omo-
logante che usa strumentalmente il
termine laicità, diviene il tetto della
nuova Babele sotto la quale tutti
possiamo o dobbiamo sentirci ugua-
li. Nella narrazione biblica questo
rappresenta il pericolo più grande in
quanto la rimozione della differenza
equivale alla negazione dell’alterità.
Ciò ostacola il processo di individua-
zione, visto che ci conosciamo solo
attraverso il contatto con l’Altro. In
tal senso negare l’Altro equivale a
negare se stessi.
Con la fine delle “grandi narrazio-
ni” e con la fine dell’idea di progres-
so, rimane diffuso il senso di vuoto,
l’insensatezza dell’esistere, l’incer-
tezza nel futuro che attanaglia le
nuove generazioni. Nella moderni-
tà, la tecnicizzazione del mondo ac-
compagna il processo di progressi-
va secolarizzazione e disincanto.
Uno dei capisaldi del pensiero mo-
derno afferma che le proposizioni
che non possono essere dimostrate
o smentite con mezzi disponibili
all’uomo sono prive di significato e
indegne di un discorso serio. In que-
sto modo la modernità rende irrile-
vante la questione del senso dell’esi-
stere, del divino e l’uomo moderno
vive come se fosse solo nell’univer-
so. Al contempo, come afferma Mir-
cea Eliade
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, è proprio nei momenti
di maggiore ritiro del divino dal
mondo che l’uomo ne avverte il bi-
sogno e l’assenza. Ciò che sta avve-
nendo ora, nella post-modernità.
Come gli abitanti di Babele abbia-
mo scoperto che c’è un limite alla
costruzione di armi, di apparecchi e
nuovi strumenti, c’è un limite al pro-
gresso pena la sopravvivenza. Come
gli abitanti di Babele ci confondiamo
gli uni con gli altri. Il nostro nemico
in realtà sta dentro e risulta difficile,
come per loro, capire linguaggi e
culture diverse. Ci accorgiamo di
non saper comunicare anche quan-