Quaderno 36 - page 85

SPAZIO APERTO
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bosco a causa degli alberi”
, vede cioè
solo i dettagli e perde di vista l’insie-
me, il secondo
“non vede gli alberi a
causa del bosco”
, guarda al senso,
perdendo di vista i dettagli. Impara-
re a conoscere i simboli ed il loro si-
gnificato universale risulta fonda-
mentale al fine di acquisire un lin-
guaggio che trascende le singole
culture e pone le basi per scoprire,
al di là delle differenze, uno spazio
comune. Nel caso per esempio, del-
le due ipotesi di spazio pubblico, si
possono cogliere dei significati inte-
ressanti che rimandano ad antichi
miti delle origini comuni all’occi-
dente sia nella tradizione giudaico-
cristiana che islamica (le tre religioni
monoteiste che si coniugano nella
figura di Abramo). In particolare,
l’idea, di poter essere “uguali sotto
lo stesso tetto”, evoca ancor più che
l’antico mito del popolo eletto che
tanto ha permeato l’epoca del na-
zionalismo, l’altrettanto antica vi-
cenda della Torre di Babele, descrit-
ta nel libro della Genesi. Il passo in
questione dice:
Allora tutta la terra aveva una sola
lingua e le stesse parole. Ora avvenne
che, emigrando dall’oriente, gli uomini
trovarono una pianura nella regione
di Sennar e vi abitarono. Si dissero
quindi gli uni agli altri: (…) “Venite,
fabbrichiamoci una città e una torre la
cui cima tocchi il cielo; facciamoci così
un nome per non disperderci sulla fac-
cia della terra”. Ora il Signore scese per
vedere la città e la torre che i figli
dell’uomo stavano costruendo, e il Si-
gnore disse: “Ecco, essi sono un popolo
solo ed hanno tutti una medesima lin-
gua; questo è l’inizio delle loro opere.
Ora dunque non sarà precluso ad essi
quanto è venuto loro in mente di fare.
Venite, scendiamo e proprio là confon-
diamo la loro lingua, perché non capi-
scano uno la lingua dell’altro”. Così il
Signore di là li disperse sulla faccia del-
la terra e cessarono di fabbricare la cit-
tà, alla quale perciò fu dato il nome di
Babele (dall’ebraico balal, confondere,
o dall’accadico Bab-ilu, porta di Dio),
poiché ivi il Signore confuse la lingua
di tutta la terra e di là il Signore li di-
sperse sulla faccia della terra.” (Genesi
11,1-9).
Il racconto biblico, che descrive
l’antico sogno dell’umanità di edifi-
care una sola torre, una grande scala
verso il cielo, una grande costruzio-
ne, al contempo spiega mitologica-
mente l’origine delle differenze cul-
turali. Alcune interpretazioni del
mito parlano di un Dio che distrug-
ge la torre per punire l’uomo a cau-
sa il suo orgoglio. E lo punisce ren-
dendo incomprensibile il linguaggio
e disperdendo le genti. Questa let-
tura del racconto sembra rappre-
sentare le differenze culturali come
una sciagura e dà l’immagine di un
Dio reattivo, che risponde con l’ira
all’orgoglio umano, una sorta di lot-
ta tra nevrosi, diremmo in senso psi-
coanalitico. Ve ne sono altre in cui si
considera l’azione divina non come
una reazione ma una risposta con-
sapevole di un Dio che ama l’umani-
tà e agisce al fine di salvarla da se
stessa. Su questa linea, Gadamer
scrive nel suo saggio “
La diversità
delle lingue e la comprensione del
mondo”
10
:
“la torre di Babele non fa che ripete-
re in forma rovesciata, il problema
dell’unità e della molteplicità”.
La forma rovesciata sta nel fatto
che in questo caso l’unità è il perico-
lo mentre la molteplicità ne è il su-
peramento
.
Gadamer identifica nel
dominio della scienza la tendenza
di omologazione tipica della mo-
dernità. Personalmente ritengo che
il potere di mercato
11
ancor più che
la scienza, che spesso ne è asservita,
tenda, nella modernità, ad appiatti-
re le differenze culturali. L’epoca at-
tuale, mi sembra una fase in cui for-
ze contrastanti tendono ad incon-
trarsi. In particolare, mentre persi-
stono numerosi aspetti centripeti di
1...,75,76,77,78,79,80,81,82,83,84 86,87,88,89,90,91,92,93,94,95,...114
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