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ORIENTAMENTO E società
infernali presidiavano il campo
nemico (idea per altro diffusa nella
tradizione popolare, e in contrasto
con la teoria colta dei teologi che
giudicavano l’Islam come un’eresia
interna al cristianesimo, come ha
ricordato lo studioso Franco Cardini
al LXXVI Congresso Internazionale
della Società Dante Alighieri, Siena,
25-27 settembre 2003).
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Non si può poi ignorare la criticità
del canto XXVII dell’Inferno, con la
violenta e umiliante punizione inflitta
a Maometto (mentre Avicenna,
Averroè e il Saladino sono nel
Limbo), benché la cultura islamica,
e in particolare la leggenda del
viaggio di Maometto nell’Al di là;
avesse contribuito a ispirare Dante
(come sostenne nel 1919 lo studioso
spagnolo Palacios, il cui libro,
La
escatologiamusulmana en la Divina
, fu
edito in Italia, là dove era osteggiato,
solo nel 1994, trovando poi l’adesione
di studiosi italiani come Enrico
Cerulli, Maria Corti, Franco Cardini).
Sta di fatto che nella traduzione in
arabo del filologo Hassan Osman
mancano i versi dal 22 al 63, mentre
un altro studioso arabo, Fuad Kazabi,
sostiene la tesi che a inserire il nome
di Maometto, al posto dell’eretico
italiano Gherardo Segarelli (che
più sensatamente, secondo lui, si
rivolge a Fra Dolcino, suo discepolo)
sarebbe stato il figlio di Dante, Pietro,
per proteggere il padre dall’accusa
di fiancheggiare gli “apostolici”. La
questione, come si vede, è intricata e,
per certi aspetti, forse, bisognosa di
nuovi aggiustamenti culturali.
Angeli di Vedova
1985 / 1990