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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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potrebbe essere “a scuola siamo
tutti uguali” ed uno sottinteso,
analogico, che parla alla pancia e
spesso dice qualcosa di diverso
rispetto l’intenzione logica. Lo
spazio vuoto, che è vuoto perché
qualcosa è stato tolto, e ne rima-
ne indelebile l’ombra sul muro,
non è neutro, poiché esprime un
messaggio implicito del tipo “a
scuola non posso mostrare la mia
identità culturale, a scuola non
posso mostrarmi come sono” e
più in generale “se mi mostro
come sono non sarò accettato” o
peggio “è male mostrarsi per
come si è”. Tale messaggio rac-
conta di una volontà omologante
che, di fatto, nega la possibilità di
palesare liberamente la propria
specificità, e la possibilità di esse-
re se stessi, sottintendendo che
rendere visibile la propria identi-
tà culturale o la propria autentici-
tà personale, sia pericoloso e
poco democratico. Dunque, rica-
pitolando, in primo luogo credo
che tale modalità non sia efficace
nel trasmettere capacità di gesti-
re i conflitti, in secondo luogo
lancia dei messaggi impliciti che
non favoriscono il pluralismo, in
terzo luogo rilevo rischio di per-
dere significati e senso. Questo
punto richiederebbe un appro-
fondimento a parte. Per ora mi li-
mito a dire che ogni simbolo reli-
gioso, rappresentando forme ar-
chetipiche (elementi che trascen-
dono le singole culture e sono al
di là del tempo storico), nel suo
significato profondo è universale.
Ritengo che occultare i simboli
anziché riscoprirne il profondo
valore è un’occasione persa per
tutti, credenti e non credenti. Vi-
ste le premesse, mi chiedo come
può un talemessaggio educativo,
promuovere il pluralismo e la
consapevolezza di sé? Come può
tale tipologia educativa dare de-
gli strumenti operativi efficienti
per vivere in una società di fatto
multiculturale? Lascio per ora
queste domande aperte, al fine di
tracciare la seconda ipotesi che
considera:
●
lo
spazio pubblico di tutti
. In que-
sto caso, in ogni gruppo si può
decidere
democraticamente
quali simboli esporre (e anche
se esporne). In una classe, dove
sono presenti alunni appartenen-
ti a diverse fedi religiose si può, in
questo contesto, se da loro richie-
sto, esporre più simboli religiosi.
Tra l’altro, ho avuto il piacere di
notare personalmente che que-
sta modalità, grazie all’impegno
di alcuni insegnanti anticipatori
dei tempi, già avviene in diverse
classi elementari e medie. Ho col-
to anche, nelle medesime classi,
un certo entusiasmo e curiosità
da parte degli alunni. Ritengo che
lasciare la libertà di scelta in que-
sto campo sia molto democrati-
co. Ritengo inoltre che, qualora
si decidesse di esporre i simboli
(personalmente considero tale
via più interessante al fine di co-
struire il “
pluralismo educativo”
),
questo possa essere vantaggioso
per tutto il gruppo anche per chi
non appartiene a nessun credo
religioso in quanto opportunità
di parlarne assieme, di compren-
dere il significato universale che
si cela in ogni simbolo senza per
questo dover appartenere ad una
religione in particolare. Anche
l’ateo, vivendo in questa società,
necessita di cultura religiosa che
gli permetta di meglio entrare in
contatto con gli altri. Semplice-
mente per comprendere chi ci sta
accanto, chi condivide con noi le
ore di scuola ed un domani sarà
nostro collega di lavoro, nostro vi-
cino di casa, e chissà, forse anche
nostro parente. Potrà essere oc-
casione di confronto e di scambio
e dunque di crescita. Laboratorio
per una società futura possibile
che guarda nella direzione del-
la pace e del dialogo
4
. In questo