Quaderno 36 - page 51

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ORIENTAMENTO E società
ra non sono presenti nei catologhi,
perché il lavoro corrispondente è,
allo stato dell’arte, mal definito o si
trova in una fase fluida? In unmodel-
lo di competenze a strati, diventa ne-
cessario scendere di livello, a volte
fino alle competenze personali, quel-
le per così dire che maturano in ma-
niera complessa e a volte scarsamen-
tedescrivibile (penso alla formazione
informale e a quella non formale).
Qui si arriva alla massima prossimità
con l’esperienza biografica comples-
siva della persona. Il modello di uten-
te
job seeker
cede il posto ad un mo-
dello “biografico”, ammesso che la
vera individualità sia davvero rappre-
sentabile per modelli.
In conclusione, poggiandosi sulla
finzione metodologica dei modelli
strettamente a carattere economi-
co, il compito dell’orientatore può
esaurirsi nel mediare tra il Soggetto
ed un universo di lavori e carriere
descrivibili con i linguaggi elaborati
nella sfera tecnica ed economica.
Ma rispetto ad un futuro più o meno
prossimo o molto incerto, il compi-
to dell’orientatore si salda senza so-
luzione di continuità a quello del
formatore e dell’educatore: ed il
compito da assolvere è quello di
sforzarsi di leggere l’universo dei la-
vori, presenti e futuribili, all’interno
di traiettorie che, possibilmente,
siano riccamente descritte e che al-
ludano pertanto a un progetto bio-
grafico.
Ogni modello di sviluppo, che nel
corso della storia impronta a sé una
dato assetto sociale, coniuga in ma-
niera più o meno felice e sostenibile
il lato della produzione e quello del
consumo. Il lavoratore è anche con-
sumatore. Pertanto, è impensabile
che senza un cambiamento di atteg-
giamento (ad esempio sul futuro
energetico) delle nuove generazioni,
si possa sostenere, agendo dal lato
della domanda, le produzione dei
corrispondenti beni e servizi e quindi
gli associati posti di lavoro. Il lavoro
di orientamento non può limitarsi
solo alla
job search
, cioè insegnare a
destreggiarsi nei processi di selezio-
ne di un ventaglio
assegnato
di lavo-
ri. Se non altro con il proprio stile di
consumo (già dell’oggi), i giovani sa-
ranno artefici anche dei posti di lavo-
ro disponibili domani.
CONCLUSIONI
Tra le molte iniziative di avvicina-
mento al lavoro, non si possono non
ricordare quelle che affrontano il
tema della imprenditorialità. Qui è
maggiormente enfatizzato l’aspetto
della creatività. L’interrogativo sul
modo in cui le agenzie formative ed
educative riescono a far leva sulla
creatività, o piuttosto tendano a de-
primerla, è un aspetto di recente in-
teresse anche in seno alla stessa
Commissione Europea.
Sembra che si stia delineando un
importante cambiamento cognitivo
e cioè che la creatività artistica deve
in qualche modo essere integrata
all’interno dei principi delineati a Li-
sbona e sullo stesso piano dell’inno-
vazione scientifica. Questo tema,
tuttavia, non ci pare ancora ben fo-
calizzato, se non nell’ambito circo-
scritto di taluni progetti/esperienze
speciali.
Tra gli sforzi in direzione della mo-
dernizzazione dei sistemi formativi
ed educativi varrebbe la pena di im-
maginare e sperimentare modalità
multiple (un classico esercizio di di-
versificazione) di declinazione ope-
rativa del legame tra creatività ed
esperienza, forse all’interno di
un’impostazione pragmatista.
La tesi che ho presentato in questo
libro”,
scrive R. Sennett (p. 275), in un
recente quanto importante libro,“
so-
stiene che l’arte di fabbricare oggetti
fisici fornisce spunti anche sulle tecni-
che che possono conformare i rapporti
con gli altri…. Mi rendo conto che
l’idea di pensare l’esperienza in termini
di tecnica può suscitare perplessità.
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