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ORIENTAMENTO E società
ra non sono presenti nei catologhi,
perché il lavoro corrispondente è,
allo stato dell’arte, mal definito o si
trova in una fase fluida? In unmodel-
lo di competenze a strati, diventa ne-
cessario scendere di livello, a volte
fino alle competenze personali, quel-
le per così dire che maturano in ma-
niera complessa e a volte scarsamen-
tedescrivibile (penso alla formazione
informale e a quella non formale).
Qui si arriva alla massima prossimità
con l’esperienza biografica comples-
siva della persona. Il modello di uten-
te
job seeker
cede il posto ad un mo-
dello “biografico”, ammesso che la
vera individualità sia davvero rappre-
sentabile per modelli.
In conclusione, poggiandosi sulla
finzione metodologica dei modelli
strettamente a carattere economi-
co, il compito dell’orientatore può
esaurirsi nel mediare tra il Soggetto
ed un universo di lavori e carriere
descrivibili con i linguaggi elaborati
nella sfera tecnica ed economica.
Ma rispetto ad un futuro più o meno
prossimo o molto incerto, il compi-
to dell’orientatore si salda senza so-
luzione di continuità a quello del
formatore e dell’educatore: ed il
compito da assolvere è quello di
sforzarsi di leggere l’universo dei la-
vori, presenti e futuribili, all’interno
di traiettorie che, possibilmente,
siano riccamente descritte e che al-
ludano pertanto a un progetto bio-
grafico.
Ogni modello di sviluppo, che nel
corso della storia impronta a sé una
dato assetto sociale, coniuga in ma-
niera più o meno felice e sostenibile
il lato della produzione e quello del
consumo. Il lavoratore è anche con-
sumatore. Pertanto, è impensabile
che senza un cambiamento di atteg-
giamento (ad esempio sul futuro
energetico) delle nuove generazioni,
si possa sostenere, agendo dal lato
della domanda, le produzione dei
corrispondenti beni e servizi e quindi
gli associati posti di lavoro. Il lavoro
di orientamento non può limitarsi
solo alla
job search
, cioè insegnare a
destreggiarsi nei processi di selezio-
ne di un ventaglio
assegnato
di lavo-
ri. Se non altro con il proprio stile di
consumo (già dell’oggi), i giovani sa-
ranno artefici anche dei posti di lavo-
ro disponibili domani.
CONCLUSIONI
Tra le molte iniziative di avvicina-
mento al lavoro, non si possono non
ricordare quelle che affrontano il
tema della imprenditorialità. Qui è
maggiormente enfatizzato l’aspetto
della creatività. L’interrogativo sul
modo in cui le agenzie formative ed
educative riescono a far leva sulla
creatività, o piuttosto tendano a de-
primerla, è un aspetto di recente in-
teresse anche in seno alla stessa
Commissione Europea.
Sembra che si stia delineando un
importante cambiamento cognitivo
e cioè che la creatività artistica deve
in qualche modo essere integrata
all’interno dei principi delineati a Li-
sbona e sullo stesso piano dell’inno-
vazione scientifica. Questo tema,
tuttavia, non ci pare ancora ben fo-
calizzato, se non nell’ambito circo-
scritto di taluni progetti/esperienze
speciali.
Tra gli sforzi in direzione della mo-
dernizzazione dei sistemi formativi
ed educativi varrebbe la pena di im-
maginare e sperimentare modalità
multiple (un classico esercizio di di-
versificazione) di declinazione ope-
rativa del legame tra creatività ed
esperienza, forse all’interno di
un’impostazione pragmatista.
“
La tesi che ho presentato in questo
libro”,
scrive R. Sennett (p. 275), in un
recente quanto importante libro,“
so-
stiene che l’arte di fabbricare oggetti
fisici fornisce spunti anche sulle tecni-
che che possono conformare i rapporti
con gli altri…. Mi rendo conto che
l’idea di pensare l’esperienza in termini
di tecnica può suscitare perplessità.