QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
L’integrazione bottom-up è l’inte-
grazione promossa dal basso, pilo-
tata dai soggetti che erogano servizi
di orientamento. Se il miglioramento
dell’efficienza e dell’efficacia dei servi-
zi erogati è la finalità comune che gui-
da ogni processo verso unamaggiore
integrazione, qualunque ne sia lamo-
dalità, in questo caso gli output pro-
dotti e i vantaggi per i cittadini, oltre
che per i diversi ruoli professionali ed
istituzionali coinvolti, saranno proba-
bilmente molto più visibili, misurabili
e soprattutto correlabili ai progressi
realizzati in direzione dell’integrazio-
ne, di quanto succeda invece nel caso
di un’integrazione promossa dall’alto.
Per quanto riguarda il terzo tipo
di modalità di integrazione, questa
funzione ritengo sia ben esempli-
ficata dall’esperienza realizzata dai
‘Centri risorse per l’orientamento’at-
tivati nell’ambito di alcune Regioni,
come in Friuli Venezia Giulia, dove,
mi pare, l’azione trasversale del Cen-
tro Risorse ha poi sollecitato l’attiva-
zione da parte degli stessi soggetti
erogatori di servizi, di molti progetti
per l’integrazione degli strumenti,
delle competenze, ecc.
Infine, a conclusione di queste brevi
considerazioni di carattere più gene-
rale in merito alla costruzione di un
sistema integrato di orientamento,
è forse utile sottolineare che l’aspira-
zione a fare sistema non coincide con
quella all’eliminazione delle differen-
ze che contraddistinguono i diversi
ambiti territoriali e settoriali dell’orien-
tamento. La cornice comune è utile e
svolge la sua migliore funzione nella
misura in cui serve a far dialogareme-
glio fra di loro (e ad apprendere me-
glio le une dalle altre), tali differenze e
molteplicità di esperienze, di approc-
ci, di punti di vista. Dunque, mentre si
cerca di cogliere e descrivere la com-
plessità circoscrivendola entro sche-
mi, mappe e rappresentazioni sem-
plificatorie, auguriamoci di evitare di
commettere l’errore, come suggeriva
Bateson
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, di mangiare il menù al po-
sto del pranzo.
L’ESPERIENZA
DELL’UMBRIA
Dopo i tentativi, anche importanti,
di costruire un quadro nazionale di
coordinamento
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, se si fa eccezione
del mondo della Scuola, l’iniziativa
in tema di costruzione di un sistema
integrato di orientamento è stata
portata avanti esclusivamente dalle
singole Regioni e Province autono-
me, con modalità e in tempi diversi.
Questononvuol direche sianoman-
cate, dalla Carta di Genova ad oggi,
azioni trasversali e occasioni di con-
fronto fra le diverse Amministrazioni,
inerenti il tema dell’orientamento e
della sua messa a sistema. Limitando-
mi alle più significative tra quelle a cui
la Regione Umbria ha diversamente
partecipato, voglio ricordare:
●
●
il Progetto Interregionale Comu-
nità Virtuale dell’Orientamento,
finalizzato alla creazione di uno
spazio web per l’informazione,
lo scambio e la co-progettazione
fra operatori e attori istituzionali
dell’orientamento di diversi ambiti
e appartenenze territoriali;
●
●
il Progetto Leonardo G.I.R.C. ‘Gui-
dance Innovation Relay Centers’,
sul tema della messa a punto di un
modello di governance, a diversi
livelli, dei servizi di orientamento.
Infine, sul tema della qualità dei
servizi, uno spazio fondamentale
di incontro fra diverse istituzioni ed
operatori dell’orientamento è stato
assicurato dall’ISFOL, grazie all’azio-
ne di riflessione e sistematizzazione
portata avanti in questi anni sul tema
degli strumenti, delle competenze
degli orientatori, dei criteri di qualità
dei servizi.
Guardando, dunque, a quanto di
buono era già stato realizzato nel no-
stro Paese in tema di coordinamento
ed integrazione dei servizi di orienta-
mento, anche la Regione Umbria ha
fatto i suoi passi in questa direzione.
Potendo contare su alcuni fattori di
possibile successo quali: la presenza
di istituzioni, come le Province, che
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