ORIENTAMENTO E SOCIETÀ
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sostenere alla distanza e logorante,
se giocata da soli. Se cioè, non si può
fare conto su un sistema condiviso di
prassi, modelli, strumenti propri del
mestiere e di una comunità profes-
sionale; su un’immagine condivisa,
leggibile e riconoscibile, del proprio
ruolo; su una cornice di regole (tipo-
logie dei servizi erogabili e relativi
standard qualitativi dei servizi, pro-
tocolli, ecc.), comuni ai diversi ambiti
e contesti di erogazione.
FARE SISTEMA
Per questo la crisi può essere l’oc-
casione per tornare a parlare della
necessità di un sistema (regiona-
le, nazionale) dell’orientamento. Si
possono fare alcune considerazioni
preliminari, senza pretesa di esau-
stività. Aldilà della parola d’ordine
‘fare sistema’
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, l’orientamento soffre
a tutt’oggi dei problemi derivanti
da una scarsa integrazione a livello
di prassi, metodologie, strumenti,
ma anche di funzioni, compiti, ruo-
li, fra i servizi e i soggetti chiamati
ad operare nei diversi ambiti e con-
testi. Innanzitutto, per la mancanza
di un quadro normativo chiaro e
univoco. Le norme che riguardano
questa materia sono infatti conte-
nute all’interno di discipline diverse.
Di conseguenza, le stesse fonti di fi-
nanziamento attivabili sono diverse,
hanno diversa origine, diversi tempi
emodalità di gestione. Lamolteplici-
tà delle fonti regolative ha prodotto
nel tempo linee di azione che hanno
finito per sovrapporsi o per marcia-
re lungo binari paralleli, rendendo
difficile la pianificazione dell’offerta
complessiva di servizi
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.
Alla frammentazione e alla man-
canza di continuità degli interventi
ha contributo inoltre il fatto che la
gran parte delle risorse finanziarie
siano provenute in questi anni dal
fondi europei. L’orientamento eroga-
to ha avuto in questo senso un carat-
tere fondamentalmente ‘a progetto’,
di volta in volta declinato in modi
diversi non tanto per cogliere una
naturale evoluzione della domanda,
quanto per meglio intercettare i cri-
teri di finanziabilità fissati per ogni
specifica fase di programmazione
dei Fondi strutturali europei.
Quali possono essere alcuni dei
possibili vantaggi e benefici attesi
del fare sistema?
In generale, l’aspettativa è:
●
●
per gli utenti finali, quella di as-
sicurare una maggiore disponi-
bilità di servizi, adeguatamente
differenziati in funzione di diversi
bisogni e fasi del ciclo di vita, e di
innalzare la qualità dell’offerta di
servizi, assicurandone in partico-
lare la continuità nel tempo e nel
passaggio da un contesto di ero-
gazione all’altro;
●
●
per gli operatori dell’orientamen-
to, quella di contribuire alla defi-
nizione di specifici criteri quali-
tativi di accesso alla professione,
nonché di un quadro normativo
e finanziario adeguato ad assi-
curare la continuità degli inter-
venti e dunque la non dispersio-
ne, nel passaggio da un ciclo di
programmazione all’altro, delle
competenze accumulate;
●
●
per gli altri soggetti istituzio-
nali impegnati a livello loca-
le nell’orientamento (Province,
Scuola, Università, ecc.), quella di
assicurare, “
attraverso una qualche
forma di governance del sistema
orientamento
„
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, l’esercizio trasver-
sale o sovraordinato di talune
funzioni di coordinamento, assi-
stenza e supporto, così da alleg-
gerire gli stessi soggetti da un
carico spesso eccessivo, rispetto
alle loro effettive possibilità di
farvi fronte e facilitare il raggiun-
gimento per ciascuno dei propri
specifici obiettivi, consentendo di
focalizzare risorse e competenze.
A ciò si aggiunga che, nell’attuale
scenario disegnato dalla crisi, alla
previsione di una domanda stra-
ordinaria di interventi di orienta-