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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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ziona l’attività di consulenza
2
. Ales-
sandro prenota i colloqui e, com-
plessivamente, gli incontri effettuati
sono stati quattro a distanza di tre
settimane l’uno dall’altro.
Negli incontri emerge la preoccu-
pazione di Alessandro per la trasfor-
mazione del proprio corpo, sente
di aver acquisito un aspetto nuovo:
la forza e la prestanza fisica. Da un
lato è orgoglioso del proprio corpo,
è attento ed impegnato ad allenarlo
perché funzioni bene, perché possa
confrontarsi ed essere competitivo
con quello dei coetanei; dall’altro
sono presenti le fantasie e le ango-
sce relative alla metamorfosi che lo
trasformano in una sorta di Maciste
che spacca porte e aggredisce com-
pagne. Il timore è quello di non sa-
per gestire l’impulso distruttivo ed è
anche preoccupato che i compagni
possano scoprire in lui delle parti
tenere che non vuole far trapelare.
Il caso di Alessandro mi riporta
alla mente le parole di D. Meltzer
riguardo quella tipica situazione
adolescenziale nella quale il gio-
vane vive temporaneamente nella
convinzione che per crescere sia
necessario procedere “
senza pietà,
diventare abile e avere successo
.
Egli
è così fermo in questa sua credenza
da percepire emozioni e sensazioni
quali il provare tenerezza, il preoc-
cuparsi per l’altro, il vivere l’incer-
tezza, come causa di una regressio-
ne verso il mondo infantile. Questi
stati d’animo concorrono, invece, a
portarlo avanti verso il mondo degli
adulti e a dare spessore emozionale
ai rapporti che va creando.
L’aspetto predominante, in questa
situazione, sembra essere quello di
imparare a dosare la propria aggres-
sività. D’altra parte l’acquisizione di
un corpo possente, forte, fa capire
all’adolescente che ormai non ha
più bisogno delle figure genitoriali
che lo difendano; questa consape-
volezza lo spinge fuori dal circuito
familiare, verso i coetanei e la sco-
perta del mondo, in cui potrà pro-
varsi e sperimentarsi. Via via stabilirà
quella ’giusta distanza
dai genitori,
per giungere gradualmente alla se-
parazione e all’individuazione di sé.
Attraverso il suo atteggiamento
impulsivo e vandalico possiamo os-
servare come Alessandro tentava di-
speratamente di comunicare il suo
pensiero che è riuscito a trasmette-
re solo attraverso un comportamen-
to primitivo non verbale: l’agito.
L’agito in questo caso rappresenta
un momento di ‘crisi’, di regressione
a comportamenti infantili.
Durante la consulenza considero
la consistenza di questa modalità
comportamentale, cerco di esplora-
re quanta parte della vita psichica e
di relazione l’agire occupa e in che
misura può rappresentare una ri-
sposta all’ambiente. L’agire, in ado-
lescenza, non ha solo una funzione
difensiva volta a espellere l’ango-
scia e la tensione: a volte, permette
al giovane di apprendere per prove
ed errori, consentendogli di speri-
mentare se stesso nella realtà e nel-
la relazione con gli altri.
Ritengo importante lavorare con
Alessandro per creare la possibili-
tà di tradurre in linguaggio l’agito
e per aiutarlo a comprenderne il
significato favorendo così lo svilup-
po del pensiero. Come ci ricorda
W. Bion, si tratta di trasformare gli
elementi beta, incomprensibili, in
elementi alfa comprensibili e per
questo pensabili.
Il desiderio di Alessandro sembra
essere anche quello di acquisire la
capacità di muoversi verso il mondo
femminile e, nel contempo, avverte
la paura di venire catturato e di non
poter godere della libertà che ha
conquistato faticosamente allentan-
do i rapporti con le figure genitoriali.
Nel penultimo incontro Alessan-
dro mi confida di essersi innamo-
rato e di aver capito che parte del
‘nervosismo’ che sentiva era dovuto
alla preoccupazione di non piacere
alla partner e alla paura di non es-
sere in grado di conquistarla perché
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