ORIENTAMENTO E SCUOLA
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Studio per un piatto
tempere, 1961
LASTORIADI
ALESSANDRO
Alessandro
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è un ragazzo di sedi-
ci anni, alto, di corporatura atletica,
che proviene da un altro Istituto
superiore. A seguito di una boccia-
tura ha deciso di intraprendere una
scuola ad indirizzo sociale perché
più adatta ai suoi interessi e alle sue
capacità. “
L’anno scorso
„, racconta
Alessandro, “
non avevo voglia di stu-
diare, posso dire di essermi divertito
molto in classe…con un gruppo di
compagni facevamo caos nelle ore di
lezione, gli insegnanti si arrabbiavano
con noi…andavo a scuola solo per
trovare gli amici…con i docenti non
andavo molto d’accordo! Oggi sono
venuto qui per vedere come è questa
situazione!… per conoscere la ‘strizza
cervelli‚…scherzo!... c’era la possibilità
di avere un colloquio e sono venuto!„
Alessandro frequenta il primo
anno, dice di trovarsi bene nella
nuova scuola, è interessato alle ma-
terie, in certi momenti però avverte
qualche difficoltà in quanto questa
è una scuola frequentata prevalen-
temente da ragazze e a volte gli ca-
pita di sentirsi imbarazzato perché
si sente in netta minoranza. Si sta
rendendo conto della differenza
di pensiero tra maschi e femmine,
della diversità di come gli uni e le
altre affrontano le situazioni nuove
o quelle problematiche; sembra in-
teressato, incuriosito e forse un po’
spaventato da questo ‘nuovo mon-
do femminile‚.
Mi racconta un episodio avvenuto
durante un intervallo a scuola: ha liti-
gato con una compagna e dalla rab-
bia, con un calcio, ha sconquassato la
porta della classe. Per questo atto è
stato sospeso dal Dirigente scolasti-
co per due giorni. Alessandro decide
di venire in consulenza consigliato
da un professore con il quale ha in-
staurato un buon rapporto.
Si descrive come un ragazzo vi-
vace e allegro. Da due anni però si
sente troppo impulsivo, si arrabbia
facilmente; da piccolo, dice, non era
così: giocava con i compagni, a volte
litigava, ma era più tollerante. Da di-
versi anni pratica un’attività sportiva,
per lui fondamentale, in quanto sen-
te di poter scaricare la tensione che
in determinate situazioni non riesce
a controllare; prova difficoltà anche
a scuola, nel rispettare le regole, pur
riconoscendone la validità e spesso
non riesce a trattenere l’impulsività
che vive come forza, come potenza
esagerata dentro di sé e che in qual-
che modo deve essere espressa.
Mi chiede se posso aiutarlo a ‘
ca-
pire di più
’ perché questa impulsività
gli crea molte difficoltà nel rappor-
tarsi agli altri: “
Io non voglio essere
così, non mi riconosco! Non mi piac-
cio!
”, dice. Mi rendo disponibile ad
ascoltarlo e a cercare con lui il signi-
ficato di ciò che sta vivendo, quindi
gli spiego nuovamente come fun-