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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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quella auspicata) hanno caratteristi-
che comuni:
Persistenza dell’aula/classe
(man-
tenimento dei rapporti gerarchi-
ci, del bisogno di omologazione
e delle regole della gerarchia… la
condotta!).
La questione della classe mi fa ve-
nire in mente la storiella del cosciot-
to di vitello tagliato alle estremità.
Due giovani sposi americani, an-
dati a trascorrere un weekend in
montagna, decidono di cucinarsi un
cosciotto d’agnello come quello che
faceva sempre la mamma di lei. Ca-
ratteristica segreta di quella ricetta
materna era il taglio delle estremità
del cosciotto prima della cottura.
I due giovani lo praticano a loro
volta, ma se ne chiedono, curiosi, la
ragione. Chiamano allora al telefo-
no la suocera.
“Mamma, sai quel tuo segreto,
quei tagli che si fanno sul cosciotto di
agnello?„
“Sì?
“Perché si fanno?
“Ah, non lo so, so che l’ho visto fare
da tua nonna e così l’ho sempre fatto
anch’io„.
La curiosità nella giovane coppia
aumenta. E decidono di chiamare la
nonna.
“Nonna?„
“Sììì?„
“Ricordi che tu tagliavi alle estremi-
tà il cosciotto d’agnello prima di cuo-
cerlo, e poi veniva così buono?„
“Certo che mi ricordo”.
“E, nonna, sai spiegarci perché si
devono fare quei tagli?„
“Be’, io ero costretta a farli… perché
la mia teglia era troppo corta!„
Allo stessomodo, la classe, nata per
porre di fronte all’oratore un gruppo
omogeneo dedito all’ascolto, funzio-
nale quindi alla scuola del monolo-
go, del silenzio, delle nostre origini, è
divenuto una realtà in-spiegata, esi-
stente e ‘giusta
per tradizione.
Riporto, ad indicare il ‘peso
di
questa tradizione, la simpatica let-
tera di una insegnante:
Spesso si tende a confondere clas-
se-aula e classe-gruppo.
Se quest’ultima è assolutamente
ricercata dagli studenti in quanto si-
stema che li identifica e li protegge,
la classe-aula, le quattro pareti, sono
diventate soffocanti.
All’interno si vive in modo spesso
coercitivo che viene rifiutato: i ban-
chi vengono ripetutamente spostati
e non rispettano più l’ordine che ri-
chiama gli assetti militari; i ragazzi
spesso volgono le spalle al docente,
non tanto per manifestare insubor-
dinazione (non si pongono affatto
il problema!!!), quanto per cercare la
comunicazione con gli amici/com-
pagni. Se si impone il rispetto dell’or-
dine, il disagio si manifesta spesso
con le innumerevoli richieste di usci-
re dall’aula... Le aule sono diventate
luoghi di detenzione.
Anche per i docenti (sapessi quanti
trovano tutte le scuse per abbando-
nare l’aula durante l’ora di lezione...).
Ma dentro l’aula forzatamente si
debbono assumere certi ruoli che
però non ci corrispondono più.
Mi viene in mente quel cartone
animato degli anni 60.
Sorgere del sole, si vedono arrivare
un cane da pastore ed un lupo da-
vanti al recinto delle pecore. Timbra-
no il cartellino e si augurano buon
lavoro. E dopo una giornata passata
l’uno a tentare con mille espedienti
di fregare le pecore, l’altro a difende-
re il gregge, si ritrovano a stimbrare
e si scambiano le impressioni della
giornata( dura eh oggi ? Ah non me
ne parlare...), allontanandosi poi
sottobraccio.
Pari pari in classe. Ma basta uscire
nel corridoio che tutto cambia e si ri-
torna UMANI!!
!
Ecco forse anche l’edilizia scola-
stica dovrebbe ripensare gli spazi,
sperando che anche i docenti tutti
ripensino i loro ruoli (non l’autorevo-
lezza). Del resto è sufficiente entrare
in un’aula informatica perché le mo-
dalità vengano già scompaginate„
(A. Antonucci, 2009).
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