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ORIENTAMENTO E SCUOLA
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Occupazione delle terre
china e tempere, 1956
di parlare di orientamento come
di entità metastorica. Innanzitutto
perché le entità metastoriche non
nascono e, quindi, non possono
morire. Rendere retroattivo il pre-
sente eternizza il presente. Forse è
proprio questa la ragione della na-
scita del termine ‘progresso
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. Non
esiste leggibilità di un progresso
se non vi si vede la metamorfosi
di qualcosa che conserva una sua
identità e che nel tempo non muta.
Frantumate il passato in un insie-
me di episodi guidati da regole in-
terne (dai propri paradigmi) e l’idea
di progresso cade rumorosamente.
Com’è noto è questa l’operazione
di Kuhn, nella sua lettura delle ri-
voluzioni scientifiche.
E tuttavia distaccarsi e vedere i
confini paradigmatici di un sape-
re non basta, non ci libera da quei
paradigmi, così come conoscere la
fisica dei tramonti non toglie a noi
figli del romanticismo ottocentesco
l’emozione del tramonto. Di questa
modalità dunque (la storia come
presente retroattivo), oggi, non si
può fare a meno, avendo essa con-
quistato il traguardo e la dignità di
paradigma culturale, divenendo così
un automatismo. Si può però utiliz-
zarla in più modi, ponendo il para-
digma a tema, metadiscorrendone,
per corroborare o indebolire idee.
Tentiamo, quindi, di affrontare, an-
che se in poco spazio, l’argomento
‘orientamento’ come episodio gui-
dato da propri paradigmi, e quindi
passibile di abbandono e oblio.
SLOGAN E OSSIMORI
DELL’ORIENTAMENTO
Il vecchio slogan“L’uomo giusto al
posto giusto” (Lawe, 1929, in Pom-
beni, 1990), così efficacemente cri-
ticato e superato da molti studiosi
(Pombeni 1990), non è affatto uno
slogan morto, forse perché meno
subdolo di altri. Esso vive e gode di
grande salute nel senso comune.
George Kelly diceva che il senso co-
mune impiega da dieci a vent’anni
per acquisire le innovazioni della ri-
cerca, ciò significa che quando le ha
acquisite ci vogliono ancora dieci o
vent’anni perché le scordi.
Quell’idea è presente in molti in-
segnanti, in molte scuole, in mol-
tissime famiglie e su di essa ancora
guadagnano (non è metafora, son
soldi) agenzie, anche con creden-
ziali accademiche, che propinano
batterie di test per l’orientamento.
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