ORIENTAMENTO E SCUOLA
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Allora ciò che sanno a tratti i ragaz-
zi, per bagliori, per lampi, per intui-
zioni che non riescono a fissare, oc-
corre lo sappia anche l’educatore, il
maestro, la guida. La guida ha i mezzi
culturali per vedere meglio ciò che è
già pronto e in attesa di nascita. E chi
è già guida lo sia per altre potenziali
guide.
La scuola, in tutte le sue espressio-
ni (insegnanti, orientatori, ascoltatori
di sportello, formatori, studenti),
in-
segni alla scuola, a se stessa
, a vedere
ciò che già è pronto.
In molti lo stanno tentando e in
molti sperimentano.
La rete è ricca anche di questi
esempi:
“La cattedra è stata elimina-
ta. Per facilitare il lavoro di gruppo e
cooperativo i banchi singoli sono stati
sostituiti da tavoli ai quali siedono sei
o sette bambini. L’insegnante gira tra
i tavoli utilizzando una sedia con le
ruote, aiutando, coordinando, inco-
raggiando. Ogni tavolo è un gruppo
di lavoro. All’inizio dell’anno i geni-
tori portano il materiale richiesto dai
docenti che viene collocato in vassoi
comuni ‘le isole’ poste su ogni tavolo.
Ogni classe ha le sue
‘
isole
’
e ogni
‘
iso-
la
’
ha un responsabile che cambia a
seconda delle regole della classe
„
.
I bambini dicono “
il tavolo va ripuli-
to tutti i giorni e le sedie devono essere
risistemate. Non si fa rumore perché
le sedie hanno le ‘zampe’ con le palli-
ne gialle. Libri e quaderni stanno nel-
le
‘
buche
’
(mobiletti aperti con buche
quanti sono i bambini della classe) e
non si portano a casa… per questo la
cartella è piccola e leggera…)„.
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Ecco perché occorre dare al vec-
chio orientamento un altro nome.
Potrebbe andar bene
formazione
?
Forse non basta.
Ricordava Quaglino già vent’anni
fa: “
Esiste
[…]
un
vuoto di teoria
che
diviene il primo e più cruciale elemen-
to che condiziona l’efficacia dell’azio-
ne formativa
„ (Quaglino, 1985).
Perché infatti il nuovo nome possa
venire indossato secondo i bisogni
del presente occorre non sia più la
vuota formazione (priva di teoria)
che si affiancava, suggerendo prati-
che (ma senza ricette, per carità) per
far andare avanti chi era stato col-
locato “al posto giusto
„
dal vecchio
orientamento.
Il nuovo nome, da inventare, do-
vrebbe significare ‘
scuola, forma-
zione, orientamento’
, raccolti in una
parola sola. Ci si guardi intorno, c’è
un già noto che preme con forza im-
pressionante: le nuove intelligenze.
Sta espandendosi, per esempio, a rit-
mi vertiginosi la nuova intelligenza
non sequenziale, quella dei ragazzi
del futuro, che non ritiene il giocare
alla Playstation un esercizio inutile.
Il gruppo classe sta perdendo let-
teralmente di senso di fronte alle
sperimentazioni dell’apprendimen-
to cooperativo e della
peer education
.
L’insegnante diventa facilitatore e
abbandona i saperi comandati.
I ragazzi, e i bambini, nientemeno,
divengono co-ricercatori.
Le differenze individuali vengono
esaltate.
E la selezione? E il merito? Ma si
pensi allora a che fine sta facendo
l’ideologia ‘mercatista
’
in questi mesi
e si potrà intuire che la pattumiera
del presente dovrà riempirsi anche
degli avanzi di certo senso comune,
a meno che selezione e merito non
riguardino la nuova scuola (corag-
gio, ancora 10 o 20 anni). Per ora, ba-
sterebbe inventarci una camera con
vista sul futuro: in camera si lavori e
dalla finestra si tenga d’occhio il so-
gno.
Marco Vinicio Masoni