QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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A. La scuola della crisi del mono-
logo o del silenzio
Qui collocheremo la‘sfida
’
del pre-
sente.
Il mondo è cambiato e sta cam-
biando in questi ultimi decenni più
in fretta di quanto i suoi osservatori
impieghino per mettere a fuoco le
loro lenti. I genitori scoprono che i
saperi educativi appresi dalla fami-
glia nella loro adolescenza sono
altri da quelli funzionali oggi. La
scuola scopre, sempre più attonita,
che la piramide di regole, gerarchie,
poteri consolidati appare ai ragazzi
come trasformata in vetro, così sot-
tile da divenire a volte invisibile.
Insomma, il giovane
disobbedisce!
E la scuola, non tutta, certo, chie-
de obbedienza e lo fa proponendo
non solo regole sue, ma saperi, an-
cora, comandati.
Saperi comandati a ragazzi disob-
bedienti.
C’è il sospetto che nei suoi sussulti
finali l’orientamento voglia far qua-
drare questo cerchio, ricomporre
questa contraddizione.
Inmolti ragazzi d’oggi la scuola non
è più il già noto, il già vissuto, parte già
prevista del loro percorso di vita. Essa
appare sconosciuta e aliena.
Perché il
plus
portato in quest’ot-
tica, troppo spesso non si attacca,
non si aggrappa, non morde? Per-
ché si ritrova fra le mani alla fine de-
gli sforzi solo manciate d’aria? Esso
forse non è quel
plus
che può fun-
zionare, non poggia su un già noto.
Occorre quindi capire che cosa è già
pronto, che cosa è già noto.
CIÒ CHE I RAGAZZI
SANNO GIÀ
L’elenco non è lungo.
Sanno il diritto al rispetto.
Sanno il diritto alle differenze in-
dividuali e quindi il diritto alla non
omologazione.
Non basta? Basta e avanza.
Sono diritti letteralmente scono-
sciuti alle nostre, adulte, genera-
zioni. Ma i ragazzi, gli studenti, lo
sanno solo potenzialmente, a tratti,
tradotto in pochi lampi che com-
paiono rari fra il rumore dei
media
.
Ne utilizzano i suggerimenti visto-
si e volgari. Il disperato bisogno di
identità, per esempio, in tempi nei
quali essa non è più fissata con la
nascita, in tempi nei quali il desti-
no è tutto da costruire, si semplifica
in trasgressioni e bullismi ripetuti.
Solo infatti facendo sempre le stes-
se cose divento riconoscibile agli al-
tri, indosso quindi una riconosciuta
identità e a volte basta che a ripe-
tersi sia solo l’immagine, per sentire
che ‘esisto’.
Piatto
ceramica, 1956