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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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Qualsiasi acquisizione è tale se è
verificabile: ogni ragazzo avrebbe
svolto attività di autovalutazione e
valutazione complessiva del lavoro
di gruppo alla fine del percorso. Gli
operatori hanno anche predispo-
sto una scheda utile al consiglio
di classe per la valutazione di fine
anno.
TEMI E METODI
I lavori con i ragazzi sono iniziati
con due incontri di due ore ciascuno
all’interno dell’orario scolastico, per
offrire loro uno spazio al di fuori del
rispettivo gruppo/classe, nel quale
poter manifestare quei ripensamen-
ti che influenzano il rapporto con
compagni e professori. Il tema era la
conoscenza reciproca, la presenta-
zione del laboratorio e delle finalità,
l’organizzazione degli strumenti e
dei materiali di lavoro.
Al momento dell’accoglienza sono
state proposte le regole generali e
anche quelle necessarie per lo svol-
gimento di ogni incontro; i ragazzi
stessi, una volta entrati a far parte
del laboratorio, hanno evidenziato
il bisogno, di volta in volta, di crea-
re delle direttive di azione e hanno
assimilato e anche proposto, sotto la
guida degli operatori, delle linee di
comportamento da adottare.
A questi incontri sono succedute
sei giornate di attività laboratoriali:
organizzate con un ritmo di tre ore
pomeridiane, una volta alla settima-
na, a partire dal mese di marzo. Le
attività pomeridiane hanno abitua-
to i ragazzi ad accettare un impegno
maggiore e a lavorare con continuità
per ottenere risultati valutabili.
Perché il gruppo si potesse ricono-
scere come tale bisognava adottare
un elemento comune che mettesse
in sintonia le singole individualità:
la musica o canzone preferita, con
successivo commento scritto, è sta-
ta la prima richiesta degli operatori
ed è diventata uno degli elementi
metodologici.
La
loro musica
è stata
ascoltata dal gruppo; è stato il primo
compitodomestico: bisognava com-
mentare la propria scelta; in seguito
è stato proposto un testo di canzo-
ne per estrinsecare i propri pensie-
ri e sensazioni, per commentare le
similitudini e le diversità assieme
al gruppo. Con la musica di sfondo
sono state anche sperimentate le
tecniche della comunicazione cor-
porea.
I testi scritti
sono nati sia come
semplici descrizioni per archiviare le
esperienze vissute, sia come parole
da ricercare e scegliere all’interno
del testo di una canzone da tradurre
in una immagine e l’immagine in un
racconto, e il racconto era inteso ver-
so
se stessi
ma anche verso
il gruppo
per poi riconvertirlo in un nuovo te-
sto scritto in cui comparivano le in-
dicazioni del gruppo.
È evidente che i codici espressivi
si travasavano l’uno nell’altro per
attivare l’attenzione alla comuni-
cazione altrui e rendere possibile e
facilitare la propria, ma il metodo da
noi adottato seguiva un programma
definito; ogni incontro partiva da un
tema e un codice specifico ed ognu-
no doveva svolgere tutti i passaggi
proposti e produrre i lavori richiesti.
Il lavoro dedicato al
linguaggio
corporeo
mirava a evidenziare come
qualsiasi disciplina fisica è parte in-
tegrante della formazione comples-
siva dell’alunno e, soprattutto, come
attraverso il nostro corpo comuni-
chiamo, riceviamo comunicazioni
e ricerchiamo
attenzione. Il lavoro
recuperava alcuni attrezzi classici
come elementi utili all’integrazione
nel gruppo; per poter svolgere le
consegne tutti dovevano condivi-
dere le regole operative, pena l’im-
possibilità di integrarsi, di ritrovarsi
con l’altro, e senza che nessuno lo
imponesse, semplicemente ci si
trovava
fuori dal lavoro del gruppo;
paradossalmente questo diventava
una difficoltà da superare e non un
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