INFORMA
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elemento alienante, non era deside-
rabile dai ragazzi rimanere fuori dal
gioco e gli operatori non rivestivano
più l’immagine dell’adulto al quale
opporsi perché le regole nascevano
all’interno del lavoro stesso, emerge-
vano dal loro linguaggio corporeo.
L’immagine
è stata utilizzata nelle
sue svariate possibilità tecniche e
comunicative: stampata, disegna-
ta, fotografata, reinventata, propo-
sta come un sostituto delle parole,
come una visione del futuro, come
il racconto di vissuti del passato,
come veicolo per scoprirsi celandosi,
come comunicazione basata su una
grammatica più semplice, più spon-
tanea, come momento di analisi del
lavoro svolto, come catalizzatore per
raccontarsi agli altri o per discutere
nel gruppo mettendo allo scoperto
pensieri e valutazioni.
I TEMPI E I MATERIALI
Dopo i primi incontri,
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ciascuno di
due ore, in orario scolastico, si sono
svolti sei incontri pomeridiani, cia-
scuno di due ore e mezza. Inoltre,
gli operatori si ritrovavano un’ora
alla settimana per la valutazione
del lavoro svolto e l’organizzazione
del prosieguo. In qualche caso, si è
reso necessario richiamare in queste
ore alcuni ragazzi per completare
qualche passo del lavoro preceden-
te o per sciogliere eventuali dubbi
o semplicemente per chiarire ele-
menti emersi nel loro rapporto con
il gruppo.
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Nel primo pomeriggio è stato svol-
to un percorso atto alla conoscenza
e alla
consapevolezza di sé e del grup-
po;
i materiali adoperati sono stati
dei fogli
A3
sui quali gli alunni crea-
vano una composizione di immagini
tratte da riviste. La consegna era di
raccontare se stessi attraverso una
scelta di immagini
. Nell’ultima mez-
z’ora di tutti i pomeriggi laboratoria-
li, il gruppo si raccoglieva per com-
mentare i risultati.
In diversa misura e forma, sia il
singolo sia il gruppo, hanno reso
manifesto gli elementi del loro disa-
gio proprio durante questi momenti
finali del lavoro; a volte emergevano
problematiche talmente difficili e
drammatiche che chiarivano come
l’alunno non avesse modo di matu-
rare un normale rapporto con sé e
gli altri. Le competenze del pedago-
gista e degli operatori portavano ad
una riduzione delle esternazioni, al
consolidamento di un senso di ap-
partenenza all’istituzione che espli-
citava le possibilità di ascolto e di
aiuto.
Nel secondo pomeriggio di lavo-
ro i ragazzi si sono orientati sulla
scelta di una delle loro musiche
: an-
che in questo caso si richiedevano
elementi nei quali rispecchiarsi; dal
testo venivano scelte delle
parole e
frasi
, con queste formulavano un ul-
teriore testo, infine realizzavano un
disegno che illustrava gli elementi
salienti di quanto avevano scritto.
In questo lavoro si consolidava
l’appartenenza al gruppo,
il gruppo
si ritrovava unito nella scelta e con-
temporaneamente il singolo utiliz-
zava lo stesso materiale ma espri-
meva la sua idea originale.
Nel terzo incontro si chiedeva di
trasformare l’ascolto di una canzo-
ne in emozioni e poi trascriverle. Si
invitava ad ascoltare ad occhi chiusi,
quindi scrivere una storia parten-
do dal classico e rassicurante inizio
“
C’era una volta
…”
In questo lavoro si evidenziavano
coloro che solitamente tendono a
lasciarsi coinvolgere solo passiva-
mente e coloro che assumono una
funzione emergente; il gruppo ave-
va al suo interno ragazzi con grosse
problematiche, che celavano con
atteggiamenti di consenso disinte-
ressato a quanto veniva svolto; altri
invece riuscivano malamente a go-
vernare sentimenti di rabbia contro
tutto e tutti e sebbene lavorassero
sempre più con convinzione e im-
pegno, manifestavano intransigen-