QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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UN CASO DI ADOZIONE
Mi sono domandata più volte
come mai si rivolgono a me, o a
persone con cui collaboro, un nu-
mero di coppie affidatarie o adot-
tive molto superiori a quanto ci si
potrebbe aspettare sulla base della
semplice percentuale relativa alla
popolazione. Considerata l’ipotesi
di un’effettiva maggiore incidenza
di problematiche legate ai vissuti
dei bambini che arrivano in adozio-
ne, ho però individuato un’altra va-
riabile molto significativa: i genitori
che seguono il percorso adottivo o
affidatarie sono molto determinati
nella ricerca di soluzioni che aiuti-
no i loro bambini: non si fermano
davanti ad una diagnosi di “ritardo”
o “disturbo specifico dell’apprendi-
mento” o “handicap” o quant’altro
venga loro detto. Al contrario, pro-
pria la presenza di difficoltà li porta
ad una maggiore sensibilità e con-
sapevolezza dell’importanza del
ruolo che ricoprono.
Quando i genitori affidatari di D.
sono giunti al Centro
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tramite ri-
cerche su internet, avevano accolto
in casa la minore da poco tempo e
stavano seguendo tutte le strade
possibili per aiutarla ad affrontare la
vita quotidiana nonostante le trau-
matiche esperienze da lei vissute.
D. è stata allontanata dalla famiglia
biologica a tre anni e da quel mo-
mento è passata attraverso nume-
rose esperienze: un affido a lontani
parenti del marito durato cinque
anni e terminato per “rinuncia” de-
gli affidatari, due inserimenti in co-
munità, un percorso pre-adottivo
fallito anche a causa della completa
assenza da parte dei servizi.
Quando l’ho conosciuta, D. aveva
13 anni e frequentava la seconda
media; presentava carenze cogniti-
ve di notevole portata ed atteggia-
menti insicuri e provocatori, come
conseguenza dell’impossibilità di
Anticaglia
Olio su tela, 1950