Progetto2 - page 69

grare due prospettive: quella della
riduzione dell’incidenza di pro-
blemi fisici e mentali e quella del-
l’aumento delle risorse di compe-
tenza sociale e di salute. I giovani
trovano il migliore contesto edu-
cativo quando famiglie, scuole, or-
ganizzazioni della comunità, ser-
vizi sanitari, servizi sociali, poli-
tici, lavorano assieme. Il miglior
investimento per il futuro è rap-
presentato da progetti d’inter-
vento sia a carattere preventivo,
che promozionale, che integrano
un lavoro con la scuola, la famiglia
e la comunità locale.
COME FARE?
Il consenso degli esperti converge
sulla constatazione che medesimi
problemi sociali stanno alla base di
disturbi diversi e che interventi mi-
rati sui bisogni comuni, contra-
stano efficacemente un ampio ven-
taglio di disturbi giovanili. In altre
parole, non è necessario che ogni
singolo settore che si occupa di uno
specifico disagio pensi ad una sua
peculiare forma d’intervento pre-
ventivo. Inserire risorse positive
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,
nel percorso educativo delle nuove
generazioni, contrasta varie forme
di disagio e migliora il destino di
tutti, non solo dei giovani a rischio.
Il punto cruciale è che gli interventi
educativi, per essere efficaci, de-
vono rispondere a determinate ca-
ratteristiche, individuate dalla ri-
cerca sull’efficacia dei programmi
di promozione della salute. Servono
progetti che coinvolgano la scuola,
la famiglia, e la comunità. Servono
progetti che aggrediscano quei fat-
tori riconosciuti essere alla base di
condizioni di disturbo. Servono
progetti educativi integrati con tutti
gli altri luoghi dell’educazione dei
giovani.
Orientamento e società
Albino Lucatello, Ostacoli, 1975, olio su tela, 150 x 120 cm
La scuola è una sede cruciale per
realizzare tali progetti. Per questo,
oggi, alla scuola non si chiede solo
formazione intellettuale, ma anche
psicosociale. È necessario un cam-
biamento nella scuola, capace di
coinvolgere direttamente gli inse-
gnanti, e di estendersi alle famiglie
ed a tutta la comunità.
Tale missione incontra però ovvie
resistenze. L’insegnante lavora già
con molte fonti di frustrazione, tra
le quali c’è proprio l’aumento dei
problemi comportamentali dei ra-
gazzi. Perciò l’insegnante/educa-
tore può temere che un ulteriore in-
tervento, in cui coinvolgersi, possa
aumentare il
carico
di stress che
deve già sopportare.
L’esperienza dimostrerebbe tuttavia
che tali timori sono infondati. I pro-
grammi di sviluppo positivo, di cui
il presente è un esempio, sono fonte
di soddisfazione per gli insegnanti,
perché oltre che migliorare il com-
portamento ed il rendimento della
classe, rende l’insegnante partecipe
di un processo educativo efficace
per i ragazzi ed anche per se stesso.
Ma quel che più conta, mette in re-
lazione insegnanti e genitori sulla
base di un linguaggio comune, posi-
tivo e non rivendicativo. Questo è
possibile quando i progetti sono
solidi e sviluppati in un arco di
tempo pluriennale. Non è possi-
bile quando si ragiona sull’arco
dell’anno scolastico. Le iniziative
frammentate, senza un’adeguata
comprensione della missione e
delle priorità della cultura scola-
stica, sono spesso fuorvianti o addi-
rittura dannose. Prima di tutto
perché sono introdotti come una
serie d’iniziative a breve termine,
poi perché i loro programmi non
sono spesso sufficientemente legati
alla missione della scuola, infine
perché manca il supporto degli am-
ministratori scolastici che possano
supportare l’implementazione del
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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6
Ad esempio, le social skills raccomandate
anche dall’OMS.
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