Progetto2 - page 53

puntare su una persona sola, il su-
pervisore. Questo tipo di atteggia-
mento è meno rischioso, nel
senso di più produttivo, in quanto
permette all’individuo di “attin-
gere” da un supporto sicuro, piut-
tosto che, disperdere energie alla
ricerca di sostegno all’interno di
un ambiente grande, forse frene-
tico, dove la possibilità di instau-
rare reali amicizie si abbassa.
Inoltre, è probabile che appaia più
sicuro cercare risorse tra le pro-
prie capacità personali, il che può
anche avere il vantaggio di sot-
trarre dalla probabile esperienza
emotiva di frustrazione nel caso
di una risposta negativa in ter-
mini di aiuto da parte di un altro.
Proprio partendo da quest’ultima
considerazione si può ipotizzare
che, laddove sia già alta l’autoeffi-
cacia, essa costituisca un terreno
di scambio più genuino tra le per-
sone. Percependosi in grado di in-
fluire su se stesso e sugli altri,
l’individuo non considera i suoi
colleghi come fonte di minaccia,
non li vede come persone che lo
ostacolano, o, nel caso ciò avve-
nisse, non li vive come nemici.
Costui contando principalmente
sulle sue risorse, e spendendo già
un buon numero di energie per
l’alimentazione e conservazione
del suo “serbatoio”, avrà un atteg-
giamento di valutazione più accu-
rato per ciò che riguarda le per-
sone di cui si circonda o alle quali
chiede aiuto. Il seguente “
modus
operandi
” getterà le basi per un
contenimento e per una miglior
gestione relativamente all’even-
tualità di una risposta d’aiuto ne-
gativa. Si tratterebbe, per così dire
di creare una sorta di filtro cogni-
tivo, un paracolpi atto al ridimen-
sionamento di vissuti emotivi ne-
gativi derivanti da un sostegno
negato.
Per concludere, dall’analisi emerge
come dato preponderante il fattore
grandezza scuola. Nello specifico,
si osserva la sua correlazione sia
con il supporto sociale che con
l’autoefficacia. Si potrebbe azzar-
dare a dire che un ambiente nu-
mericamente importante, o come
tale percepito, costituisca per l’in-
dividuo un ammortizzatore per-
cettivo nei confronti del contesto.
In primo luogo determina una
consapevolezza maggiore delle
proprie possibilità e competenze.
Successivamente, al fine di rag-
giungere obiettivi per i quali è
necessario un aiuto o un so-
stegno, determinerebbe nell’in-
dividuo una valutazione forte-
mente strumentale, ossia la scelta
sarebbe effettuata ricercando so-
prattutto la competenza del so-
stegno. A tale soddisfacimento,
nessuno meglio di un supervisore
può rispondere. Si tratta di una
sorta di protezione economica
delle proprie energie: più l’am-
biente è piccolo meno è rischioso
aprirsi a cercare aiuto fra persone
considerate amiche; più l’am-
biente è grande meno utile è di-
sperdere le proprie energie nel
tentativo di trovare un sostegno
probabilmente non reparibile,
quindi, si investe su se stessi o su
una sorta di prolungamento fi-
dato della propria competenza.
Farber sostiene che in attesa di un
intervento socio-istituzioanle il
progetto terapeutico vada centrato
sulla persona. Ciò è sicuramente
vero, ed è presumibile ritenere che
tanto l’autoeficacia quanto il sup-
porto sociale siano in grado di ri-
durre la percezione dello
stress
. Pe-
raltro va ricordato che nel pre-
sente lavoro di quest’ultima consi-
derazione non vi è evidenza empi-
rica, in quanto il livello di stress è
percepito come medio sia dal
gruppo italiano che da quello spa-
gnolo.
In sintesi si ribadisce che, il ruolo
giocato dall’autoefficacia e dal
supporto sociale percepito sia da
parte dei colleghi che del
super-
visor
non è indipendente dalla nu-
merosità dell’ambiente lavorativo.
Pertanto, non è possibile stabilire
quale delle due forme di
coping
,
qui esaminate sia in assoluto mi-
gliore dell’altra, ed in generale a
fronte della multidimensionalità
del problema tale considerazione
sarebbe fuori luogo. Invece, si può
dire che a parità di autoefficacia
“funzioni meglio” il supporto so-
ciale dei
coworkers
, mentre, au-
mentando la dimensione della
scuola risulta maggiormente per-
cepito il supporto sociale del
su-
pervisor
.
Irene Del Gaudio
Dottoressa in Psicologia
Tirocinante presso il Distretto 3
dell’Azienda Sanitaria Triestina
Orientamento e scuola
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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