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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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ficoltà incontrate, a partire dal-
l’armonizzazione degli obietti-
vi, delle esigenze e dei ruoli di
ciascun partner, alla ricerca di
mediatori culturali adeguati
agli scopi del progetto fino alla
relazione con gli alunni stranie-
ri e, soprattutto, con le loro
famiglie. Inoltre, altri due aspet-
ti critici che riteniamo impor-
tante evidenziare, e di cui si
dovrebbe tenere conto nelle pro-
gettualità future, sono: la man-
canza tra i partner di criteri
comuni per la valutazione delle
competenze, in particolar modo
linguistiche, delle mediatrici
culturali contattate per lo svol-
gimento di alcuni incarichi che
ha fatto sì che non venissero
soddisfatte le aspettative dei
singoli o che si rendesse neces-
sario modificare le azioni stesse;
la necessità di supportare perso-
nalmente le donne straniere,
scelte come collaboratrici, negli
adempimenti amministrativi e,
in alcune occasioni, in proble-
matiche afferenti la sfera extra-
lavorativa che avrebbero potuto
ostacolare il loro intervento.
Ciò nonostante, l’approccio par-
tecipato adottato tra i diversi
partner ha dato vita, indipen-
dentemente dal numero di azio-
ni realizzate e di soggetti coin-
volti, ad un progetto inerente
sia azioni di processo sia servizi,
che ha evidenziato molteplici
aspetti innovativi per chi opera
nel territorio locale.
La co-partecipazione di tutti i
partner, sia a livello di progetta-
zione che di programmazione
degli interventi, può essere con-
siderata essa stessa un aspetto
innovativo dell’agire istituzio-
nale a livello locale. La condivi-
sione tra gli attori coinvolti è
passata attraverso incontri pe-
riodici all’inizio delle attività, in
itinere e in fase di nuova proget-
tazione, nonché attraverso lo
scambio telematico di informa-
zioni su
news
, eventi, documen-
ti, progetti, normative. Va espli-
citata, inoltre, l’efficacia che ha
avuto il rapporto personale
instaurato, spesso in momenti
informali, con i singoli soggetti,
basato sull’ascolto, sul dialogo e
sul confronto.
Questo approccio partecipato
ha portato alla progettazione di
azioni a largo respiro che, nelle
successive fasi di programma-
zione, realizzazione e valutazio-
ne, potessero rispondere meglio
alle esigenze dei partner nel
rispetto degli obiettivi strategici
prefissati, ma anche degli effetti
non previsti e delle richieste di
improvvisazione che venivano
dagli input raccolti dalle perso-
ne e dalle famiglie coinvolte,
più che dalla pianificazione
degli interventi a tavolino.
Il coinvolgimento delle famiglie
di recente immigrazione sembra
importante se si vuole renderle
partecipi della percezione e
della gestione del “bene comu-
ne”: la chiusura delle famiglie
del Bangladesh all’interno della
propria comunità di riferimen-
to, o le critiche mosse dalle
famiglie dell’Est Europa circa
l’accoglienza nel nostro Paese ci
fanno presumere, infatti, uno
scarso sentimento di apparte-
nenza alla comunità locale che
non potrà che tradursi in un
mancato interesse nei confronti
del “bene comune”. Questo
interesse deve essere invece
potenziato se si vuole dare una
qualità di vita soddisfacente a
queste famiglie e, quindi, alla
comunità locale nel suo com-
plesso: ciò non può che nascere
dal coinvolgimento, dal far sen-
tire loro che noi per primi li con-
sideriamo parte della nostra
comunità e responsabili come
noi dei beni pubblici di cui pos-
sono usufruire.
Com’è tipico dell’approccio par-
tecipato alle politiche, inoltre, si
è lavorato a favore di un allinea-
mento del peso dei cosiddetti
“esperti” (amministratori, psi-
cologi, dirigenti scolastici) con
quello dato ai minori e alle
famiglie immigrate, nell’ottica
che solo loro, che ne hanno vis-
suto le cause e ne stanno viven-
do le conseguenze, possano
essere i veri esperti del fenome-
no migratorio. Questo rovescia-
mento dei ruoli e questa flessibi-
lità di apertura alle esigenze che
nascevano dal basso hanno por-
tato a una continua revisione
delle azioni inizialmente pensa-
te in fase progettuale, che ha
dato luogo ad un apprendimen-
to “istituzionale” da parte dei
partner coinvolti, rilevabile dal
grado di innovatività delle azio-
ni implementate.
Oltre agli aspetti innovativi di
cui sopra, si vuole sottolineare
l’integrazione, laddove possi-
bile, del percorso di orienta-
mento interculturale all’inter-
no di altre sperimentazioni già
in atto nelle scuole, volte a pre-
venire o contrastare la disper-
sione scolastica o gli abbando-
ni precoci. Riconoscere, valo-
rizzare, integrare e potenziare
Orientamento e Società
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