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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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rispondono. Soltanto 7 su 105
segnalano di aver partecipato
ad un qualsivoglia corso di for-
mazione sull’orientamento: da-
to particolarmente preoccupan-
te anche in considerazione della
notevole offerta in proposito,
spesso di buona qualità, attivata
in questi anni dall’Università di
Udine, dal Servizio Regionale di
Orientamento, dall’IRRE.
I RISULTATI
DELL’INDAGINE
1. Conoscenze, modelli e prassi di
orientamento nelle scuole
Il quadro che comincia a deli-
nearsi dalle risposte alle prime
tre domande è quello di un
approccio all’orientamento ba-
sato sulla ripetizione di schemi
di attività già diffusi nelle scuo-
le, episodico e spesso carente di
riferimenti normativi. Infatti, il
39% del campione ritiene che
l’orientamento sia necessario,
ma non obbligatorio. Quindi, se
da un lato si può apprezzare il
fatto che nell’immaginario col-
lettivo scolastico si sia fissata
l’esigenza dell’orientamento,
dall’altro bisogna rilevare una
scarsa dimestichezza con la nor-
mativa che prevede “
l’orienta-
mento quale attività istituzionale
delle scuole di ogni ordine e grado
4
e addirittura con il POF dei vari
Istituti, che contemplano sem-
pre l’orientamento fra le finalità
primarie della scuola. Gli inter-
vistati sembrano peraltro consa-
pevoli di possedere un basso
livello di conoscenze su teorie,
modelli e strumenti per l’orien-
tamento. Infatti, su una scala da
1 a 4, si collocano al 71% sui
valori bassi, con una media
generale leggermente inferiore a
2 e quindi insufficiente.
Nonostante lo scarso livello di
conoscenza, il 20% del campio-
ne dichiara di aver svolto siste-
maticamente attività di orienta-
mento con gli studenti negli
ultimi 5 anni, il 55% occasional-
mente, il 24% mai. Quasi la
metà del campione si riconosce
in un modello di orientamento
che il prof. Messeri definisce
come individualistico: l’obietti-
vo è infatti quello di dotare l’in-
dividuo, tramite l’intervento di
diversi operatori, di strumenti
idonei ad individuare e poten-
ziare le proprie capacità decisio-
nali e le proprie competenze.
Tale concezione
” afferma Mes-
seri “
è implicitamente richiamata
da quelle teorie dell’orientamento
che si incentrano sul bilancio delle
competenze, sul counselling e sul-
l’empowerment
”.
5
Un po’ meno del 30% aderisce
esplicitamente al modello del-
l’orientamento informativo (
l’o-
rientamento consiste nella diffusio-
ne di informazioni idonee a favorire
una scelta autonoma del proprio
percorso scolastico-professionale
),
poco più del 15% esprime
un’opzione per la dimensione
sociale, relazionale e progettua-
le (
orientare significa costruire
contesti in cui diversi soggetti, in
relazione fra loro, concorrano a
condividere percorsi possibili e a far
emergere progetti personali di inte-
grazione e cambiamento sociale
).
Assolutamente minoritaria risul-
ta la scelta esplicita per il clas-
sico modello dell’orientamento
psicoattitudinale, proposto come
approccio tipicamente psicolo-
gico (
l’orientamento è una funzio-
ne essenzialmente psicologica,
mirata all’individuazione, tramite
test, di attitudini ed interessi e alla
consulenza nelle situazioni di
transizione
). Dal complesso delle
risposte al questionario si può
inferire che la ridotta opzione
per il modello psicoattitudinale
non significa un rifiuto di tale
approccio, ma piuttosto la con-
vinzione, emersa anche in rela-
zione ad una specifica doman-
da, che l’orientamento non sia
un compito esclusivo degli psi-
cologi, spettando piuttosto, nel-
l’ambito della scuola, agli inse-
gnanti. La maggioranza quindi
si riconosce in quella che Mes-
seri ritiene una versione aggior-
nata, comunque psicologistica,
dell’orientamento psicoattitudi-
nale. Dalle risposte alle doman-
de aperte infatti emerge con
chiarezza una concezione del-
l’orientamento centrata sulla
conoscenza di sé, delle proprie
attitudini e dei propri interessi:
la maggior parte degli inse-
gnanti ritiene che l’autoconsa-
pevolezza, riconducibile in chi
ha una formazione umanistica
al socratico “
gnosce te ipsum
” sia
sostanzialmente un obiettivo
educativo, raggiungibile trami-
te gli ordinari strumenti didatti-
ci, senza ricorrere necessaria-
mente a batterie di test.
Per quanto riguarda i modelli di
società, la maggioranza esprime
la percezione del cambiamento
sociale in atto, attribuendovi
però significati e valori diversi.
Quasi il 40% ritiene che il cam-
Orientamento e scuola
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