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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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L’EVOLUZIONE DI UN PROGETTO
DI EMPOWERED PEER EDUCATION
PER VALORIZZARE GLI STUDENTI
Franco De Marchi
n progetto di educazione
tra pari, presso il Liceo
psicopedagogico e delle
scienze sociali “Giosuè
Carducci” di Trieste e in
collaborazione con
l’azienda socio sanitaria,
finalizzato a valorizzare
il protagonismo degli
studenti per la creazione
del benessere nella scuola
U
GLI ANTECEDENTI
L’Istituto magistrale “G. Car-
ducci” di Trieste è stato coinvol-
to in un progetto di peer educa-
tion dall’anno scolastico 2000-
2001. Allora si trattava di un
progetto pilota triennale voluto
dal ministero della P.I. Il proget-
to prevedeva articolazioni per
classi, con alunni peer educators
scelti dai compagni, un docente
responsabile per ogni scuola e
un docente tutor per ogni classe.
I gruppi classe sceglievano libe-
ramente un tema, relativo ad
un’area detta di miglioramento,
attorno al quale impostare la
loro attività, con lo scopo di svi-
luppare la cittadinanza studen-
tesca, secondo modalità preferi-
te e avvalendosi facoltativamen-
te anche di esperti esterni in
grado di offrire al gruppo la loro
competenza per approfondimen-
ti tematici. Dopo due anni il pro-
getto declinò e nel 2002 – 03 non
fu più seguito dal ministero con
l’impegno dei primi due anni e
fu pian piano abbandonato.
Si diceva, nel 2000, che la peer
education costituisse un metodo
educativo innovativo per la pre-
venzione di comportamenti a
rischio da parte dei giovani. Gli
studenti però frequentemente sce-
glievano aree di miglioramento
che sembravano scostarsi da pro-
blemi di prevenzione sanitaria
espressamente dichiarati, come
tossicodipendenza, alcolismo, di-
pendenze varie, aids, individuati
come i nemici da combattere con
questo nuovo metodo, dato che,
in un clima di crescente preoccu-
pazione, gli interventi degli adul-
ti, calati dall’alto, non produceva-
no i cambiamenti attesi nei com-
portamenti giovanili. Quasi sem-
pre i ragazzi della peer education
sembravano mantenersi alla larga
da quei problemi ben identificati
mentre preferivano focalizzare la
loro attenzione sulle relazioni
tra compagni all’interno della
classe, con gli adulti, gli inse-
gnanti, sulla comunicazione,
l’affettività. Non era pudore o
ritrosia, ma si trattava di un mes-
saggio molto chiaro: il benessere
desiderato dai giovani che fre-
quentano le nostre scuole non si
consegue prevalentemente attra-
verso la cura dei grandi sintomi
che esprimono il disagio, nem-
meno attraverso la cosiddetta
prevenzione primaria specifica
in fase asintomatica, ma, ancor
prima, il benessere si fonda a
livello esistenziale, cioè nel sen-
tirsi accolti, valorizzati, apprez-
zati, protagonisti, responsabili,
nella percezione di una conside-
razione prima di tutto umana e
di riconoscimento personale
all’interno di un clima relazio-
nale positivo.
IL PROGETTO PILOTA
PROMOSSO
DALL’AZIENDA
SOCIO SANITARIA
Nel 2004 l’Istituto fu avvicinato
da un’equipe dell’ASS che
venne a proporre, prima a un
gruppo ristretto di insegnanti
già sensibilizzati, poi di fronte a
tutto il collegio docenti, un pro-
getto pilota biennale di empo-
wered peer education, secondo
il modello di Alberto Pellai del-
l’Università di Milano, per la
tutela della salute. Il progetto fu
approvato ed entrò nel Piano
dell’offerta formativa dell’Isti-
tuto dall’a. s. 2004/05. Alcuni,
compreso il sottoscritto, erano
ben contenti di veder rinascere
un progetto già sperimentato e
di cui si era compresa la validi-
tà. Anche in questo caso si
cominciò a parlare di prevenzio-
ne secondo i soliti canoni, con le
solite tematiche e anche questa
volta i ragazzi hanno spiazzato
le previsioni. L’obiettivo dichia-
rato era quello di
“generare un
allargamento delle ricadute del pro-
getto sia a livello di promozione del
benessere che di prevenzione di spe-
cifici comportamenti a rischio”.
Gli
studenti hanno spostato l’atten-
zione dalle specifiche problema-
tiche relative alle tossicodipen-
denze, all’uso di alcool, alla ses-
sualità non consapevole, ai dis-