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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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CONTRO LA VIOLENZA RELAZIONALE
NELLA SCUOLA
PER UNA CULTURA DELLA LEGALITÀ,
DELLA RESPONSABILITÀ E DELLA PERSUASIONE
Fabrizio Bertini
artendo da un recente
lavoro di ricerca sul tema
della violenza nelle scuole,
gli autori propongono una
cornice di riferimento ed un
progetto d’intervento, per
contrastare il clima
di violenza nella scuola,
in modo particolare
la violenza relazionale
P
PREMESSA
È comparso su internet,
1
un
richiamo al recupero dell’edu-
cazione, per tutti, giovani ed
adulti. Si parla, più precisamen-
te, di un recupero del rischio
educativo. Perché l’educazione
non può più essere a senso
unico: così non funziona più.
Essa comporta sempre un dialo-
go tra due libertà, tra due gene-
razioni. Secondo questo grido
d’allarme, sarebbe in crisi, per la
prima volta nella storia, la capa-
cità di una generazione d’adulti,
di educare i propri figli. Cresce-
rebbe così una generazione di
ragazzi che si sentono orfani,
senza maestri, annoiati e a volte
violenti, in balia delle mode e
del potere del mercato. Partia-
mo da quest’appello per condi-
videre l’idea che la forma auto-
revole od autoritaria di trasmis-
sione delle competenze è finita e
disporci a cercare, insieme ai
giovani, come insegnanti e co-
me genitori, migliori stili per
introdurre i giovani alla vita.
Superata la netta divisione tra
docenti e discenti, possiamo
così pensare gli adolescenti e gli
adulti come soggetti accomuna-
ti dal comune orizzonte di esse-
re tutti studenti della vita, sem-
pre disposti a scoprire nuove
prospettive ed imparare nuovi
modi di adempiere il proprio
compito.
Genitori, mentori e insegnanti,
pur mantenendo il proprio
ruolo, devono imparare in fretta
un modo diverso di trasmettere
i saperi, che sappia impiegare i
nuovi linguaggi, per coniugare
l’autonomia, la collaborazione,
il lavoro di gruppo, la pari
dignità, con la grande tradizio-
ne della nostra cultura.
C’è bisogno di spirito di colla-
borazione fra le generazioni:
agli adulti il compito di fornire
strumenti aggiornati ed efficaci;
agli adolescenti stessi il compito
di declinarli nella propria inedi-
ta esperienza, per risolvere i
propri problemi, lungo un per-
corso di crescita continua per
tutti. Prende corpo così una pro-
spettiva dell’educazione che
assomiglia più al mutuo aiuto
che al paternalismo. Nasce la
prospettiva dell’educazione tra
pari, non solo nel senso più
comune d’educazione dei gio-
vani per i giovani ma anche nel
senso che le sfide imposte dai
giovani sono esattamente ciò di
cui gli adulti hanno bisogno per
“stare” nel mondo, sopravvive-
re nel “mercato educativo”,
imparare ad imparare.
Non è una provocazione gratui-
ta. I genitori e gli educatori
d’oggi sembrano, per certi a-
spetti, come adolescenti, che
devono ancora affrontare i tipici
compiti della crescita: da un lato
allontanarsi dalle certezze che
hanno accompagnato la loro
entrata nel mondo degli adulti e
dall’altra imparare ad assegnare
un nome ed un significato alle
rapide trasformazioni del cor-
po, sociale in questo caso, più
che fisico.
Sotto il profilo emotivo sembra
che oggi il compito degli educa-
tori sia quello di superare il
senso di colpa e d’inadeguatezza
che deriva dalla consapevolezza
di non essere abbastanza compe-
tenti, come lo sono stati i propri
educatori, ed affrontare l’inco-
gnita di prospettive inesplorate e
rischiose che riscattino la dignità
e la competenza ed il senso d’ap-
partenenza, al grande fiume
della vita, di cui hanno bisogno,
proprio come gli adolescenti.
Così interpretiamo il concetto
del rischio educativo: un passag-
gio, una trasformazione conti-
nua, che rimane sempre indeter-
minata negli esiti.
Con queste premesse, ci siamo
confrontati con il tema, della
violenza. In particolare con il
tema apparentemente inedito
della violenza indiretta, detta
anche violenza morale o vio-
lenza relazionale. Perché que-
sta scelta? Perché è una forma
di violenza che ferisce anche di
più di quella diretta. Perché chi
ne è vittima si ritrova più
solo/a, in un ambiente cultura-
le che, di fatto, sottovaluta tale