Spazio aperto
amore per se stessi; in realtà più simi-
le ad una compensazione, è un vo-
lere di più per riempire un vuoto per-
ché la persona non ha un vero amo-
re verso il suo bambino interiore (o
neonato interiore).
A volte si parla dell’educazione
emancipatoria (si pensi ad Horkhei-
mer e Adorno). Mi chiedo cos’è la li-
bertà se non la libertà dell’iniziativa
e dei desideri. Oggi il desiderio è
spesso criminalizzato nella vita civiliz-
zata. C’è molta inibizione della
spontaneità. In tal modo la nostra
educazione si trasforma in un addo-
mesticamento carico di frasi tipo:
“Non fare questo; non fare quello;
tutto no, no!” Queste modalità inibi-
torie si ritrovano sia a casa che a
scuola e in questa maniera trasmet-
tiamo il nostro modo di essere. Que-
sto processo di replicazione diviene
al contempo trasmissione della no-
stra patologia, delle nostre piaghe.
Credo sia molto importante fermarsi
e dire: “abbiamo bisogno di una
educazione per l’evoluzione” senza
continuare a voler essere uguali co-
me se dovessimo fare un calco di
noi stessi o riprodurci identici come i
cromosomi. Ma educare per anda-
re oltre il conosciuto. Questo è mol-
to legato ad una educazione che
guarda al bambino in senso profon-
do, ovvero al bambino interiore di
ognuno. Ciò significa educare per
la felicità. Ognuno vuole la felicità
ma l’educazione attuale è molto ini-
bitoria e criminalizza il piacere. Il pia-
cere è un valore di cui non si parla.
Già nella Genesi si mette il piede sul-
la testa del serpente che rappresen-
ta l’istintività, la vita naturale. In tal
senso la civilizzazione risulta essere
contro la natura, la vuole dominare.
Questa sete di dominio si rivolge sia
verso la natura esterna all’individuo
ma anche verso quella interna an-
che se di ciò non si parla. Solo Nietz-
sche affronta questo tema quando
afferma che la salvezza sta nello spi-
rito dionisiaco che è lo spirito di li-
bertà e di fede naturale.
SI PUÒ TROVARE UNA DIMENSIONE
IN CUI IL PROCESSO
DI SOCIALIZZAZIONE
VADA DI PARI PASSO CON QUELLO
DI INDIVIDUAZIONE?
COME SI PUÒ AGIRE AFFINCHÉ
NELL’EDUCAZIONE CI SIA
UNA CRESCITA DELL’INDIVIDUO
NELL’INCONTRO CON L’ALTRO?
Perché si verifichi questa possibilità
di trasmettere valori senza togliere
l’individualità, è importante l’atteg-
giamento non autoritario. Questo è
però un elemento poco presente,
poco visibile, perché anche in paesi
dotati di una costituzione che dà
agli adulti il diritto alla libertà di
espressione non avviene lo stesso
per i bambini. La scuola è più autori-
taria come se in questo caso il di-
spotismo fosse giustificato. Ma il di-
spotismo nei confronti di chi è nel
processo di sviluppo è ancora più
grave. Non dico che l’autorità non
sia importante, l’autorità è importan-
te ma lo è anche l’atteggiamento
della scuola attiva come per esem-
pio la scuola Montessori o altre ten-
denze che danno valore alla scelta
del bambino, al suo interesse favo-
rendo elementi di autogestione e il
lavoro di cooperazione in gruppi. A
volte l’autoritarismo scolastico non
fa che alimentare quello che c’è in
casa il quale è già patologico.
PRIMA, HAI CITATO LO SQUILIBRIO
ESISTENTE TRA L’ASPETTO
DELLA COLLABORAZIONE E QUELLO
DELLA COMPETIZIONE. NELLA MIA
ESPERIENZA D’INSEGNAMENTO
AVVERTO IN MODO MOLTO FORTE
TALE SQUILIBRIO. PUOI DIRMI
QUALCOSA DI PIÙ AL RIGUARDO?
Credo che questo sia in realtà un
sintomo dello squilibrio esistente tra
l’aspetto maschile ed il femminile.
L’aspetto amorevole della donna è
da ricondurre alla maternità. La ma-
ternità non può esistere senza amo-
re. È come una vocazione sponta-
nea. L’educazione dovrebbe essere
materna nel senso che le persone
che scelgono di educare, in genere
lo fanno attraverso un’idea di aiuto
simile ad un’ispirazione maternale,
ma si vedono prese in un sistema
maschile, burocratico, politico in cui
non c’è molto spazio per la creati-
vità degli educatori. Gli educatori
sono vittime di un sistema patriarca-
le politico-economico che non li
mette nella condizione di servire ve-
ramente. Come se l’idea di servire
allo sviluppo dell’altro fosse viziata
perché il sistema non favorisce que-
sta attività ma favorisce piuttosto
l’informazione, le nude nozioni. È co-
me dare da mangiare sabbia ai
bambini invece di vero cibo. E
quando non vogliono questa edu-
cazione e non vogliono mangiare la
sabbia, non si capisce che in realtà
loro vedono di più, hanno più chia-
rezza sul fatto che quanto viene da-
to loro non è rilevante. Allora si dice
che i bambini hanno problemi ma in
effetti il problema è nel sistema che
non vede se stesso.
SPESSO MI RENDO CONTO
DELLA DEMOTIVAZIONE DI MOLTI
INSEGNANTI I QUALI PERDONO LA
VOGLIA DI ASCOLTARE GLI ALUNNI,
DI IMPARARE DAGLI ALUNNI
E PERDONO IL SENSO DI VALORE
DEL PROPRIO LAVORO
È una situazione triste quella degli in-
segnanti perché solo un insegnante
eroico può rimanere umano. È forte
la pressione di lavorare per sopravvi-
vere anche se questo comporta di
agire attraverso un’autorità che non
serve l’interesse umano. L’educazio-
ne che abbiamo risale a ciò che è
stato inventato con l’era industriale.
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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