9) Se nella scuola di base il labora-
torio può anche avvalersi di stru-
menti e
materiali “poveri”
, nella se-
condaria la povertà strumentale è
portatrice di angustie concettuali.
Talvolta, a causa della scarsità dei
finanziamenti o di risorse esperte,
il laboratorio viene inteso non co-
me lavoro produttivo, ancorché
protetto, ma come simulazione
mentale o come rappresentazione
concettuale di tale lavoro. Queste
rappresentazioni, che spesso non
si avvalgono di spazi apposita-
mente attrezzati, sono concettual-
mente metacognitive: non si rifan-
no al metodo operativo, ma lo ol-
trepassano presupponendo la sua
marginalità intellettuale. Detto in
termini più concreti: esiste (nella
scuola) un diffuso primato della
parola sull’azione e questo, se è
appropriato quando si perseguo-
no competenze verbali e linguisti-
che, è fuori luogo quando la com-
petenza richiesta è spiccatamente
operativa; se voglio che lo studen-
te impari
a fare
qualcosa devo ve-
derlo all’opera. Se invece di osser-
varlo
mentre sta facendo
, gli chiedo
di dirmi
“come farebbe per …”
non
controllo la sua competenza ope-
rativa, ma la sua
rappresentazione
metacognitiva
. Quest’ultima è im-
portantissima
dopo
che l’allievo ha
svolto l’azione, e serve per pensa-
re sull’azione, per costruire i con-
cetti, per personalizzarli e consoli-
darli. Con gli studenti che presen-
tano
difficoltà comunicative
il labo-
ratorio (“operativo”) è imprescin-
dibile come metodologia d’avvio;
solo successivamente si potrà pro-
seguire con processi di “verbaliz-
zazione”, confronto e ragiona-
mento (
coniugando azione e rifles-
sione
).
10) Nel laboratorio, come con gli al-
tri metodi “
coinvolgenti
” il soggetto
agisce, è attivo. L’essere attivo del
soggetto si può esplicitare in molti
modi e ai due estremi ritroviamo
due tipologie: l’attività riproduttiva
e quella produttiva; è attivo l’allie-
vo che
copia
, che
ripercorre
la proce-
dura richiesta, che
riproduce
ciò che
ha studiato; è attivo l’allievo che
in-
venta
, che
ipotizza
nuove strategie
risolutive, che
produce
qualcosa ex
novo. Nel laboratorio si opera su
entrambi i piani: ma lo scopo for-
mativo del laboratorio è quello di
produrre pensiero a partire dall’azione
e non è mai meramente applicativo
(ossia riproduttivo).
11) Il significato della giusta distan-
za si rifà al principio di Vygotskij
della
zona di sviluppo prossimale.
12) M. Serres,
Passaggio a Nord-Ove-
st
, in Minichiello G.,
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ro
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Fiorino Tessaro
Professore Associato di Didattica
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Università Ca’ Foscari di Venezia
Orientamento e scuola
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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