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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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LA DIFFERENZA COME VALORE
Elisabetta Damianis
PRATICHE SOCIOTERAPEUTICHE DI DIALOGO INTERCULTURALE
E PREVENZIONE DEL DISAGIO
LA DIFFERENZA
COME VALORE
L’articolo ha come scopo quello
di illustrare un progetto specifico
di ricerca-azione che si inserisce
negli interventi che da cinque an-
ni si stanno svolgendo presso la
Scuola Media Statale Ascoli-Fa-
vetti di Gorizia, coinvolgendo al-
cune delle prime, seconde e terze
classi. Il progetto di cui tratto (de-
nominato “Star bene Studiando
bene”), riguarda in particolare
due prime classi*.
L’obiettivo generale degli inter-
venti precedenti al progetto spe-
cifico è stato quello di facilitare il
dialogo interculturale tra gli stu-
denti stranieri e quelli italiani, in
un istituto scolastico caratterizza-
to da un recente considerevole
afflusso di studenti immigrati.
Quello del progetto “Star bene
studiando bene” è maggiormente
rivolto alla prevenzione del disa-
gio in senso più vasto, anche se le
due tematiche (dialogo intercul-
turale e prevenzione del disagio)
non sono separabili, visto il con-
testo sociale attuale. Reputo, in-
fatti, che le modalità con cui si è
inteso trattare l’interculturalità in
quanto dialogo o meglio contatto
con se stessi e con gli altri, siano
utili al fine di prevenire e sanare
molteplici forme di disagio pre-
senti nella società contempora-
nea. La tipologia d’intervento,
che si è evoluta nel corso degli
anni, è stata inizialmente decisa
di concerto con gli insegnanti.
Si è proceduto anzitutto deli-
neando quello che è risultato es-
sere il bisogno centrale dell’Isti-
tuto. Partendo da un generico
bisogno di integrazione degli stu-
denti stranieri si è pervenuti,
attraverso un percorso comune, a
rilevare una necessità generale
per tutti. Si è giunti così, in ma-
niera condivisa, a considerare il
pluralismo culturale non più solo
come un ‘problema di integrazio-
ne’, ma come una risorsa interna
alla scuola, come occasione di
scambio, di trasformazione reci-
proca e di ridefinizione dei propri
orizzonti. In termini più stretta-
mente tecnici, utilizzando in ma-
niera propria il linguaggio teorico
sociologico, si è pervenuti a raffi-
nare l’ipotesi secondo cui il pro-
cesso di individuazione (di forma-
zione del Sé) risulti strettamente
connesso a quello di socializzazio-
ne (di scoperta dell’Al tro). Que-
sto cambiamento del punto di
vista sul problema, ha reso possi-
bile l’emergere della necessità di
educare ed educarci reciproca-
mente all’interculturalità. L’edu-
cazione all’interculturalità implica
il rimettersi in gioco, tutti in prima
persona, al fine di ampliare la pro-
pria visione del mondo o meglio
la nostra personale rappresenta-
zione della realtà. Entrare in con-
tatto con opinioni, punti di vista,
valori diversi, permette infatti di
trasformare la propria ‘mappa
rappresentazionale’ rendendola il
più possibile simile al ‘territorio’,
ovvero al mondo. Possedere una
visione larga e rappresentativa di
ciò che ci circonda, consente ad
ognuno di noi di vivere i momen-
ti di dolore e di cambiamento che
segnano la nostra esistenza, con
maggiori risorse in campo, con
maggiore energia e creatività, ov-
vero in senso tecnico con maggio-
re “resilienza” (capacità di resi-
stenza). Ciò non può avvenire
sacrificando le differenze sull’al-
a ricerca-intervento
sembra dimostrare
come lavorando
sul riconoscimento delle
proprie emozioni non
solo si sia incrementato
il potenziale di
auto-consapevolezza dei
singoli, ma siano anche
aumentati i livelli di
relazionalità
L
* Il progetto è stato attuato dalla Scuola Media Statale Ascoli Favetti di Gorizia, grazie a finanziamenti regionali coordinati dall’Istituto
comprensivo “della Torre” di Gradisca d’Isonzo. Tale lavoro è stato possibile grazie all’impegno delle diverse componenti scolastiche
(dirigente, docenti, studenti, e genitori), in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste, (Facoltà di Scienze Politiche, Corso di
Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche – SID sede di Gorizia), con l’Università di Teramo, (Facoltà di Scienze Politiche, Corso
di Laurea di Scienze Sociologiche, dove sto svolgendo il Dottorando di Ricerca in Politiche Sociali e Sviluppo Locale) e vede la parteci-
pazione dell’Università di Udine, (Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche, sede di Gorizia) tramite l’apporto della prof.ssa Renata
Kodilja, psicologa. La nostra équipe è dunque formata da Elisabetta Damianis dottoranda di ricerca all’Università di Teramo e Gestalt
Counsellor, dal prof. Daniele Ungaro dell’Università di Trieste e Teramo, dalla prof.ssa Renata Kodilja dell’Univ. di Udine e da numero-
si studenti (circa 60) del SID di Gorizia che hanno svolto il ruolo di mediatori culturali e linguistici.