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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
ORIENTAMENTO E SCUOLA
dialogo interno come modalità
di autosostegno.
• Analisi e messa in discussione
dei principali ‘pensieri irrazio-
nali’ che portano ad avere rea-
zioni emotive esageratamente
negative in rapporto a una
data situazione.
• Espressione verbale e non ver-
bale delle emozioni attraverso,
per es., l’uso del colore e del
linguaggio corporeo.
• Visualizzazioni: “il film del fu-
turo” e “l’inter-essere” (lo stile
cooperativo).
• Sono state utilizzate varie mo-
dalità (tra cui per es. la ‘scato-
la della posta’) al fine di favo-
rire l’espressione del disagio.
Esempi di attività svolte:
A titolo di esempio, tra le diverse
attività svolte, descriverò alcune
che reputo significative al fine di
una maggiore comprensione del
tipo di lavoro attuato nelle classi
oggetto dell’intervento. Tengo a
precisare ulteriormente che “star
bene studiando bene” si inserisce
(come gia accennato) in attività
che gia svolgiamo da anni nella
scuola e che prevedono un pro-
gramma progressivo per prime,
seconde e terze. Ognuna delle atti-
vità descritte di seguito, fa dunque
parte di un contesto e viene utiliz-
zata sia al fine di fissare attraverso
l’esperienza quanto appreso a li-
vello teorico, sia viceversa di rica-
vare significati più ampi dall’espe-
rienza agita. Tale percorso si cen-
tra nelle prime classi sull’alfabe-
tizzazione ed espressione emotiva,
sull’autosostegno ed il dialogo
interno, nelle seconde, sul far
emergere i conflitti interni al grup-
po e sulla risoluzione costruttiva
di questi, nelle terze, sulle capacità
di ascolto attivo e di farsi capire in
modo proattivo e di orientarsi nel
futuro (scelta del percorso scolasti-
co, motivazione allo stuido). In
sostanza si mira a far esprimere e
dirimere il disagio fornendo ai
ragazzi stessi degli strumenti ope-
rativi di auto aiuto.
1. Impostazione delle regole del
gruppo
Attraverso questo lavoro si vuole
aumentare la coscienza di appar-
tenere ad un gruppo e far com-
prendere l’importanza dell’essere
comunità all’interno del contesto
classe. La regola contrattata e con-
divisa sancisce infatti il riconosci-
mento del valore dell’Altro e con-
sacra il significato sociale della
comunità. Contribuire a costruire
le regole, educa ad uno stile di cit-
tadinanza attiva o meglio proatti-
va, che partecipa, discute, perché
si percepisce parte di un bene
pubblico. Condividere delle rego-
le, sia a scuola che in casa, per-
mette inoltre di vivere in un clima
più sicuro e rassicurante: il bambi-
no o il ragazzo sa cosa ci si aspet-
ta da lui e cosa lui può aspettarsi
da chi lo circonda (l’insegnante, il
genitore). Formulare delle regole
scritte che siano condivise e ri-
portarle, come è stato fatto, su un
cartellone permette inoltre all’in-
segnante di farne buon uso. Egli
infatti potrà confrontare il com-
portamento dei ragazzi appellan-
dosi alle regole decise assieme
senza rischiare in atteggiamenti
reattivi o eccessivamente impulsi-
vi. L’alunno che viola le regole po-
trà ad esempio essere inteso come
rivoluzionario anziché come sem-
plice disturbatore che non riesce
ad adeguarsi o rifiuta alcune rego-
le. Questo permette nuovamente
all’insegnante di dialogare con
tale alunno chiedendo quale rego-
la sta violando, cosa gli impedisce
di seguirla, quali sono le sue diffi-
coltà, in che modo cambierebbe
tale regola e che conseguenze
avrebbe, secondo lui, questo cam-
biamento sia in positivo che in
negativo. Altre possibili domande
potrebbero essere: “Questo cam-
biamento renderebbe per te le ore
passate a scuola più piacevoli? Ed
anche più costruttive? Riusciresti
ad apprendere se stabilissimo
come nostra la regola da te propo-
sta? Sentiamo cosa ne pensa la
classe…. Secondo voi?”
È chiaro che qualsiasi regola stabi-
lita dal gruppo potrà essere cam-
biata solo con il consenso del
gruppo. Questa modalità, anche
se tiene in forte considerazione
l’insieme delle parti, permette tut-
tavia al singolo di essere ascoltato
ed il più possibile compreso anzi-
ché marchiato e ridotto ad un “sei
un disturbatore”, “sei uno svo-
gliato”, “sei…”, seguito da qual-
siasi definizione sia essa negativa
o positiva. È possibile infatti in
questo spazio chiedere l’effetto
che il suo comportamento ha sul
gruppo e sull’insegnante. È con-
sigliabile, al fine di non creare
situazioni difficilmente con-
trollabili o denigranti nei con-
fronti dell’alunno, utilizzare una
modalità proattiva di comunica-
zione che distingue il comporta-
mento e le conseguenze di esso,
concrete ed emozionali, dall’i-
dentità della persona. Le frasi su-
ddette risultano non appropriate
proprio in quanto attacchi all’i-
dentità. Chi parla e dice ad un
altro “tu sei … (intelligente, stu-
pido, svogliato, bravo, buono,
cattivo ecc.)” si pone relazional-
mente in senso verticale e defini-
sce l’essenza, l’identità dell’altro,
applica un’etichetta e lancia un
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