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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Orientamento e scuola
bene, sta limitando il potenziale
degli studenti nella partecipazione
a relazioni vitali. Instillare un voca-
bolario limitato della realtà, di ciò
che è razionale o buono, general-
mente nel nome dei “fondamenti”,
non solo limita il potenziale, ma
invita ad un atteggiamento di
sospetto verso qualunque cosa
non risieda all’interno di questo
vocabolario. Si crea così un grup-
po esterno (quelli che non cono-
scono il nostro vocabolario) che
appare ignorante, fuorviato e
immorale. E così trovano spazio
l’alienazione, l’antagonismo e la
guerra. I programmi scolastici non
dovrebbero stabilire la “Verità”,
perché farlo vuol dire decidere
cosa debba dire o fare ciascuno;
bisognerebbe aprire la porta alle
molteplici “verità” locali, così che
ciascuno partecipi più liberamente
e fluidamente ad un mondo
socialmente variegato.
• La tensione di lunga data tra
un’educazione centrata sul pro-
gramma ed un’educazione centra-
ta sul bambino dovrebbe scompa-
rire. Piuttosto, si ponga l’enfasi
sulla relazione tra bambino e pro-
gramma. Meglio ancora, si
dovrebbe rivolgere l’interesse ad
una questione più ampia: che rap-
porto c’è tra la relazione bambi-
no/programma e le relazioni
all’interno della classe, il mondo
fuori dalla classe, e più in generale
il futuro di un sistema di relazioni
produttive
all’interno
della
società. Né dobbiamo pensare alle
relazioni esclusivamente in termi-
ni di interscambio umano: la sfera
delle relazioni dovrebbe includere
tutte le nostre tecnologie, gli orga-
nismi viventi e la stessa Terra.
Tutti questi insieme sono i confini
entro i quali abita la matrice delle
relazioni da cui deriva l’esistenza.
CIRCOLI DI
APPRENDIMENTO
Allo stato attuale la maggior
parte dei nostri metodi e politi-
che educative hanno carattere di
individualismo. Il sistema educa-
tivo è progettato per produrre
cambiamenti durevoli nella
mente dell’individuo. Metafori-
camente, la scuola è la fabbrica e
i laureati i suoi prodotti, simili a
dei computer nei quali il sistema
educativo abbia installato un
software duraturo. La metafora
della fabbrica è spesso legata ad
un’altra metafora, quella econo-
mica. In questo caso siamo inclini
a giudicare le scuole in termini
affaristici, come efficacia della
spesa e qualità del prodotto. Ma
ci sono numerose critiche a que-
sta educazione tradizionale e
molti tentativi di evitare questa
impostazione strangolatrice. Non
tenterò qui di illustrare queste
molte e importanti resistenze,
vorrei piuttosto domandare: qua-
li nuovi orizzonti possiamo apri-
re se sostituiamo l’individuo con
la relazione come unità fonda-
mentale dell’apprendimento?
Come prima assunzione fonda-
mentale, si consideri che la tradi-
zione vigente vede lo stato di
conoscenza dello studente come
un effetto del quale il sistema
educativo è la causa. Il sistema
insegna, lo studente impara: i
macchinari forniscono i loro pro-
dotti. In questa prospettiva non
abbiamo modo di porci domande
sugli effetti dello studente sul
sistema, così come non chiedia-
mo niente degli effetti del softwa-
re del computer sui macchinari
che l’hanno prodotto. Ma cosa
succede se guardiamo gli studen-
ti e l’insegnante come parteci-
panti di una relazione? Non
parlo di una relazione tra unità
limitate, in cui i movimenti degli
uni causino meccanicamente
quelli degli altri, come può acca-
dere fra una grande quantità di
sfere. Il tipo di relazione che
intendo è quella in cui gli esseri
umani creano insieme significati,
ragioni e valori. Lo studente non
possiede significati finché questi
non siano accettati dall’insegnan-
te; l’insegnante, parlando, produ-
ce non-senso finché gli studenti
non ritengano che quello che dice
ha senso. Senza partecipazione
reciproca, non esistono comuni-
cazione ed educazione. In breve,
lo studente diviene ora un parte-
cipante attivo nel processo di
educazione. Spingendoci oltre,
proviamo a considerare la rela-
zione come l’essenza dell’intero
processo educativo. Quali nuove
strade ci sono aperte? Quali
metodi sono ora consigliabili?
Affrontiamo la questione in que-
sta prospettiva: consideriamo
ogni individuo partecipe di un
insieme di relazioni. Lo studente
che arriva in classe è già parteci-
pe di relazioni, quelle familiari e
quelle con gli amici, insieme a
quelle con i vari personaggi di
fantasia provenienti dalla televi-
sione, dai videogiochi e altre
fonti simili. Per i nostri scopi, cer-
chiamo di vedere ciascuna delle
relazioni in cui sia coinvolto lo
studente come un circolo di par-
tecipazione. Così lo studente è
immerso in più circoli, con
madre, padre, parenti, amici e
così via. Facendo un altro passo,
riconosciamo che ognuno di que-
sti circoli è essenzialmente edu-
cativo. Ovvero, ogni partecipa-
zione ad una relazione porta con