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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Inf orma
torio perché le idee di un gruppo
sono soltanto uno dei tanti possi-
bili punti di vista.
Obiettivo di questo metodo non
è stato quello di risolvere uno
specifico problema, bensì di
imparare ad affrontare problemi,
ad individuarli in modo corret-
to, per poter intervenire al fine
di migliorare la situazione di
difficoltà.
Di conseguenza anche il ruolo
dei relatori sì è così diversificato:
intervento su alcuni punti delle
tematizzazioni o postulati, pre-
sentazione dello “studio di caso”,
osservatore esterno ai lavori di
gruppo, presentazione dei risul-
tati di una personale ricerca
scientifica sul tema oggetto del
corso.
Le principali considerazioni emer-
se, durante la discussione colle-
giale dell’analisi delle ipotesi di
soluzione degli studi di caso,
hanno evidenziato che la scuola, i
servizi socio-educativi e sanitari,
se vogliono intervenire adeguata-
mente sull’alunno immigrato in
situazione di disagio, devono
preoccuparsi ed occuparsi dei
suoi genitori. L’osservazione del
nucleo familiare permette infatti
di comprendere la dimensione
emotiva-affettiva relazionale e
culturale che incide sulla situa-
zione stessa dell’alunno. La fami-
glia svolge un ruolo primario e
insostituibile nella vita di ciascu-
no. Inoltre è all’interno della sto-
ria della famiglia che troviamo
fattori capaci di aiutare o al con-
trario di ostacolare la socializza-
zione del figlio nel paese in cui
vive.
Rispetto alle problematiche emer-
se durante i laboratori, i punti di
maggior riflessione da parte del
gruppo per lo studio e la realizza-
zione di percorsi condivisi sono
stati: gli incidenti comunicativi
esterni nella relazione tra i servizi
e la famiglia, gli incidenti comu-
nicativi interni nella relazione tra
i servizi e la necessità di strategie
che possano coinvolgere i genito-
ri degli alunni, sia immigrati che
autoctoni, nella vita della scuola.
Uno degli strumenti condivisi dal
gruppo e sentito necessario, per
evitare gli incidenti comunicativi
nella relazione tra la scuola e i ser-
vizi socio-educativi, sanitari e la
famiglia immigrata e tra la scuola,
i servizi socio-educativi e sanitari,
è la realizzazione di un Protocollo
di Accoglienza comune nel terri-
torio
.
Un Protocollo che permetta di
comunicare non solo tra i servizi,
la scuola e la famiglia ma anche
tra i servizi al fine di evitare con-
flitti derivanti da fraintendimenti
o mancanza di comunicazione.
Il Protocollo a cui si riferisce il
gruppo non è rivolto ad interven-
ti a livello istituzionale ma ad
elencare delle buone prassi che
possano essere visibili e svuotate
dai pregiudizi e che corrisponda
ad un insieme di azioni rivolte
non solo verso chi viene accolto
ma anche verso chi accoglie ed in
particolare: un glossario delle
parole chiave per la comunicazio-
ne e la relazione tra i servizi e la
scuola,la realizzazione di percorsi
formativi di base che permettano
agli operatori della scuola e dei
servizi degli ambiti socio-assi-
stenziali della provincia di Por-
denone di entrare in relazione con
i bisogni delle famiglie immigrate
al fine di avviare procedure chia-
re condivise.
Le motivazioni, che hanno indot-
to il gruppo di lavoro a non rivol-
gerlo esclusivamente all’immi-
grato, sono principalmente due.
La prima una non sicura cono-
scenza delle diverse tipologie di
famiglia e del numero di immi-
grati presenti nel territorio, che
solo un Osservatorio potrebbe
rilevare in maniera sistematica.
La seconda la mancanza di perso-
ne immigrate all’interno del
gruppo dei corsisti
E’ stato interessante rilevare
come, attraverso lo “studio di
caso”, siano emersi dei possibili
rischi che il mondo della scuola e
dei servizi socio-sanitari possono
correre.Tali rischi sono stati indi-
viduati nel sottovalutare le storie
di vita della famiglia immigrata
come elemento importante di
ascolto reciproco, nel non lasciar-
si “contaminare” nel rapporto
con l’altro a partire dall’ascolto,
dallo scambio di esperienze e di
valori, nel dimenticare, durante il
lavoro con gli adolescenti, il ruolo
della famiglia e/o delle diverse
tipologia di famiglia immigrata
presenti sul territorio e nel non
riuscire sempre a costruire rela-
zioni tra i servizi socio-educativi.
Nei momenti di attività collegiale
il gruppo ha riconosciuto l’oppor-
tunità che da parte degli Enti e
dei servizi socio-educativi si inco-
minci ad interrogarsi sui modelli
di convivenza multiculturale e
multireligiosa, per evitare che
l’integrazione significhi l’assimi-
lazione delle minoranze etniche
ai modelli che dominano nella
società italiana e in particolare nel
territorio locale.
Risulta così indispensabile dedi-
care maggiori risorse e attenzione
alla formazione in ottica intercul-
turale di insegnanti, educatori e
operatori dei servizi per accresce-
re le competenze relazionali in
contesti multiculturali.
Orsolina Valeri
Psicologa RUE
Risorse Umane Europa