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maniera pressante. Riescono tutta-
via in gruppo a stemperare quel-
l’angoscia che altrimenti non sa-
prebbero come canalizzare in mo-
do non lesivo. Iniziano a crearsi rela-
zioni diverse tra le stesse persone
che frequentano la piazza. Con-
temporaneamente attraverso ini-
ziative di respiro più ampio (un libro
che raccoglie gli scritti dei ragazzi,
un film documentario che ne foto-
grafa la realtà) il gruppo esce allo
scoperto e incontra la città. Le rea-
zioni sono contrastanti ma ci sono:
la risposta della città funge a sua
volta da stimolo per il proseguimen-
to dell’esperienza: l’apprezzamen-
to da parte della società ha incri-
nato la convinzione di impotenza.
Nel frattempo il gruppo viene forte-
mente segnato dalla morte del lea-
der iniziale, figura carismatica che
Spazio aperto
stringe. Si forma un gruppo in nuce,
persone che vivono il problema HIV
sulla loro pelle. Si trovano per prova-
re a dirsi cosa stia accadendo.
Chiedono aiuto a un medico del
SerT perché possa nascere qualco-
sa che dia loro una mano.
Intanto purtroppo le morti continua-
no e i mezzi d’informazione tengono
alta l’attenzione sul problema. Il me-
dico cerca uno strumento che pos-
sa scuotere tutte e due le realtà, sia
quella della tossicodipendenza, sia il
quotidiano della comunità di Porde-
none; per lui l’emergenza è sociale,
non riguarda solo la parte legata al-
l’uso di sostanze. Pensa alla poesia
e contatta uno dei massimi poeti vi-
venti, Andrea Zanzotto, per un in-
contro aperto a tutti sul tema “L’uo-
mo di fronte ai fatti estremi”. Chiede
ai ragazzi un confronto su questo te-
ma con il poeta. Riesce in questo
modo a stabilire un contatto diver-
so, a dare uno stimolo. Il pericolo è
che, distoltasi l’attenzione dal fatto
di cronaca, tutto muoia. Bisogna far
sì che il gruppo intraprenda una
strada a lunga percorrenza, che
creda a una modalità diversa di vi-
ta che non sia la oppressiva ruota
quotidiana imperniata sull’uso di so-
stanze.
Coinvolge due assistenti sociali del
Servizio per cercare di elaborare i
messaggi che provengono dai ra-
gazzi; i ragazzi a loro volta si coagu-
lano intorno a un leader che all’in-
terno della “piazza” ricopriva già
questo ruolo. Le riunioni settimanali
al SerT si susseguono ed emergono
temi di grande sofferenza. I ragazzi
vogliono parlare dell’eutanasia: la
morte occupa il loro quotidiano in
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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La Maina di Sauris, 1948 ca.
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