le raggruppamento, sono riconosci-
bili chiare distinzioni. In prima ap-
prossimazione ed in forma molto
schematica, si riconosce una chiara
suddivisione tra una “via alta” ed
una “via bassa” della precarietà (ad
esempio, gli “analisti simbolici”
operanti nelle società di consulenza,
da un lato, gli operatori di tele-
marketing, dall’altro). I giovani pre-
cari si differenziano, e andrebbero
dunque analiticamente distinti, per
livello di competenze che possono
mettere in campo, per ricchezza del
“capitale sociale” disponibile, per
stato di salute e grado di stabilità
dei settori economici nei quali si in-
seriscono. Anche in questo caso,
quindi, si evidenzia l’opportunità di
non utilizzare categorie troppo in-
clusive [Bertolini 2002].
RICONOSCERE
LA COMPLESSITÀ
DEL FENOMENO:
NUOVE SFIDE
PER LE POLITICHE
ATTIVE DEL LAVORO
Le precedenti analisi hanno consen-
tito di riconoscere alcuni segnali di
significative trasformazioni che il
fenomeno della disoccupazione sta
subendo in Friuli Venezia Giulia.
Tali trasformazioni si producono
parallelamente e correlativamente
alla diminuzione generalizzata del-
le quote di disoccupazione. Si è in
particolare sostenuto che, nell’os-
servare la disoccupazione, non pos-
siamo più utilizzare modelli espli-
cativi di portata generale o catego-
rie analitiche troppo inclusive. Più
che grandi “serbatoi” di disoccupa-
zione che si impongono all’osserva-
tore, dobbiamo ricercarne le tracce,
più o meno profonde, e ricostruirne
i profili, sempre piuttosto incerti e
cangianti. La disoccupazione appa-
re vieppiù come un fenomeno poco
strutturato (in consonanza con
quanto avviene in maniera sempre
più evidente nell’economia e nella
società). Un fenomeno che appare e
scompare, localizzato e mobile nel-
lo spazio territoriale e nella geogra-
fia sociale, manifestantesi a volte
con forza dirompente e notevole
impatto sociale, a volte in maniera
più larvata e silente (ma con esiti
sociali ugualmente rilevanti). Ciò
accade anche perché le categorie so-
ciali colpite dalla disoccupazione
sono sempre più segmentate. Ogni
segmento è caratterizzato da uno
specifico “sistema” di problemi che
colpiscono le persone interessate, di
fattori e cause a cui si può addebita-
re la situazione problematica, di op-
portunità che possono essere attiva-
te o colte per avviare delle possibili
soluzioni.
Volendo riportare un ulteriore
esempio, ad integrazione di quelli
già forniti, possiamo trarre spunto
da un importante progetto, attual-
mente in fase di realizzazione in
provincia di Trieste, a favore della
categoria dei disoccupati adulti, con
più di 45 anni
15
. Non entriamo qui
nel merito rispetto alle questioni ge-
nerali relative a tale area sociale di
disoccupazione (dimensioni quanti-
tative, confronti nazionali ed inter-
nazionali, modelli teorici sulla natu-
ra e le cause del fenomeno, ecc.). Ciò
che preme invece sottolineare, nel-
l’economia del discorso qui svilup-
pato, è che anche una categoria co-
me quella degli
Over 45
, che appare
di primo acchito selettiva e specifi-
ca, ovvero omogenea, in realtà con-
tiene una pluralità di segmenti, per
nulla assimilabili l’uno all’altro. An-
che una schematizzazione piuttosto
grossolana consente di individuare
alcuni di questi profili: soggetti
espulsi da imprese industriali in cri-
si e con competenze professionali
variabilmente spendibili (ed il gra-
do di spendibilità e “rigidità” di tali
competenze determina ulteriori su-
barticolazioni); donne che rientrano
nel MdL dopo essersi dedicate alla
famiglia ed ai figli (ulteriormente
suddivisibili tra quelle con alto o
basso livello di qualificazione); don-
ne che si (ri)presentano nel MdL e
che si trovano in condizione di gra-
ve stato di necessità, non disponen-
do di supporti reddituali di tipo fa-
miliare (perché separate o vedove) e
dovendosi oltretutto assumere l’o-
nere di figli a carico; soggetti per i
quali la situazione di disoccupazio-
ne si è cronicizzata, inibendo ormai
un atteggiamento di ricerca attiva
del lavoro, anche in seguito ad una
reiterata dipendenza dai servizi e
dalle provvidenze assistenziali ero-
gate in varia forma dallo stato; sog-
getti formalmente disoccupati
(iscritti alle liste di disoccupazione),
ma che in realtà lavorano (più o me-
no stabilmente) e maturano redditi
(più o meno significativi) nell’ambi-
to dell’economia informale; soggetti
in condizioni di disagio o margina-
lità sociale, eventualmente legate a
situazioni di devianza; soggetti por-
tatori di disabilità fisica o psichica
(ulteriormente distinguibili in base
al tipo di disabilità posseduta). Fat-
ta la mappatura dei profili di cui si
compone la categoria in parola, in-
dividuate le opportunità che il terri-
torio specifico offre (anche in pro-
spettiva), gli interventi in favore di
tali soggetti vanno dunque articola-
ti e calibrati in funzione delle carat-
teristiche di ogni singolo segmento.
Potranno essere dunque variabil-
mente modulate misure di supporto
informativo, orientamento, suppor-
TRACCE E PROFILI DI DISOCCUPAZIONE
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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