Spazio aperto
aveva coagulato intorno a sé molti
ragazzi. Si cercano nelle parole dei
ragazzi i loro obbiettivi; la richiesta
più pressante riguarda un posto in
cui poter stare, una sede propria in
cui incontrarsi in maniera diversa ri-
spetto alla panchina. La richiesta
più drammatica è di poter “morire
con dignità”, ovvero che il resto
della città riconosca ad ognuno dei
ragazzi uno sforzo per recuperare la
frattura che fino a quel momento
ha tenuto le due parti lontane. La
sensazione è che il gruppo dei tossi-
codipendenti voglia lasciare un se-
gno, voglia ripristinare un ponte in-
terrotto. Per farlo è necessario tutta-
via superare la diffidenza di chi sta
dall’altra parte, diffidenza acuita
da una ritualità che allontana il re-
sto della popolazione, per la quale
non è condivisibile nemmeno il so-
stare come alienati su una panchi-
na. Si aprono dibattiti in città: “Ma
cosa vogliono questi ragazzi della
panchina?” “Pretendono d’inse-
gnare qualcosa a chi?” Anche la
città è spiazzata e non sa come in-
staurare un dialogo. “Vogliamo un
posto per noi, che non sia un ghet-
to. Lo vogliamo in centro città.” I ra-
gazzi continuano a riunirsi in una
stanza del SerT. C’è un nuovo lea-
der, ci sono persone che lentamen-
te iniziano a cambiare il loro stile di
vita in virtù anche di migliori relazio-
ni e di un’appartenenza diversa ri-
spetto alla “piazza”. Si cercano stra-
tegie per ottenere gli obiettivi che il
gruppo si propone. Lentamente il
gruppo riesce a capire che un at-
teggiamento rivendicativo non pa-
ga; si devono usare altre armi: me-
diare, proporre, pazientare, convin-
ti che la strada per il riconoscimen-
to e il riscatto è lunga. Ai ragazzi del
gruppo non interessa dimostrare a
se stessi il proprio valore; interessa
dimostrarlo ad una società che li ha
rifiutati. Aiuta la risonanza data al
progetto, l’invito alla Seconda Con-
ferenza Nazionale sulle Tossicodi-
pendenze a Napoli; aiutano le nu-
merose attestazioni di stima e inte-
resse da svariate zone d’Italia; aiu-
tano le modalità che il gruppo ha di
proporsi anche attraverso la sua im-
magine pubblica. Viene messo in
discussione lo stereotipo del tossico-
dipendente. Le opinioni si diversifi-
cano. Fuoco di paglia? O piuttosto
gruppo di auto-aiuto con un suo
pensiero, una sua idea, una sua te-
nuta alla frustrazione causata da un
obbiettivo, la sede, che tarda ad
arrivare ma è sempre motivo di
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Bauneri, 1939