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8) Il differenziale tra il Nord ed il
Sud del paese è tale da indurre
sconcerto e da inficiare ogni tentati-
vo di analisi del MdL italiano, attra-
verso ricostruzioni di quadri anali-
tici generali [Blasutig 2003].
9) Il recente rapporto della Fonda-
zione Nord Est ha evidenziato al
proposito un dato su cui si è molto
concentrato il dibattito successivo
alla presentazione del rapporto
stesso. Ovvero, ha mostrato che nei
prossimi vent’anni, le variabili de-
mografiche endogene (cioè al netto
dei flussi migratori) porterebbero le
regioni del Nord Est ad una dimi-
nuzione della popolazione di età
centrale (quella compresa tra i 20 ed
i 50 anni) vicina al 30% [Castiglioni-
Dalla Zuanna 2003].
10) Potrebbe sorprendere il fatto
che in provincia di Trieste la per-
centuale di disoccupati sia diminui-
ta meno che a Pordenone, a fronte
di una crescita occupazionale deci-
samente superiore. L’apparente
contraddizione si può facilmente
spiegare. Infatti, il tasso di disoccu-
pazione è influenzato non solo dal-
l’andamento degli occupati, ma an-
che dall’andamento della forza la-
voro (influenzato dalla continua en-
trata ed uscita di persone nella e
dalla condizione di attività o parte-
cipazione al MdL). Anche se Trieste
ha assicurato una crescita dei posti
di lavoro decisamente superiore a
quella di Pordenone, ciò ha deter-
minato un abbattimento inferiore
del tasso di disoccupazione, in
quanto nel frattempo nella provin-
cia giuliana si sono presentate nel
MdL forze di lavoro aggiuntive in
percentuale superiore rispetto a
Pordenone. Per un approfondimen-
to su tali argomenti si veda Reyneri
[2002, cap. 3].
11) Per una approfondita analisi sui
modelli di disoccupazione in rap-
porto all’età si veda Reyneri [2002,
141-148].
12) Anche se lontane da livelli di
autentico allarme sociale che carat-
terizzano molte altre regioni italia-
ne. Si pensi che nel 2002, il tasso di
disoccupazione medio dei giovani
compresi tra i 15 ed i 25 anni era del
27,2%, con punte vicine al 60% in
regioni del Sud come la Calabria e
la Campania, e valori superiori o vi-
cini al 20% in regioni del Centro-
Nord come la Liguria e la Toscana.
Non molto inferiori sono le percen-
tuali di disoccupazione dei giovani
di età compresa tra i 25 ed i 29 anni.
La media nazionale è in questo caso
del 20,1%.
13) Tra l’altro le ricerche dimostra-
no che questo è anche il vissuto sog-
gettivo di tali giovani lavoratori,
che stentano ad etichettare tali
esperienze come “vere” esperienze
di lavoro [Reyneri 2002, 218].
14) Su questo punto Reyneri è mol-
to esplicito: «È certo, in ogni caso
che l’incertezza del lavoro e del red-
dito costringe i giovani a un conti-
nuo rinvio delle decisioni cruciali
per la vita, dallo sposarsi ad avere
figli, e rischia di distruggere la loro
capacità di fare progetti per il futu-
ro, confinandoli nel limbo di un’in-
finita adolescenza. Anche se non
sarà un intrappolamento definitivo
in occupazioni precarie, lo slitta-
mento dell’ingresso nella vita adul-
ta, se si prolunga troppo, può met-
tere in crisi l’equilibrio tra le gene-
razioni. I giovani di oggi saranno in
TRACCE E PROFILI DI DISOCCUPAZIONE
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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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Pastorale, 1952
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