29
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
■
22
logica o anche semplicemente i
punti salienti; pensai a nuove for-
me di verifica e ovviamente di va-
lutazione (nuove almeno per allo-
ra) e di presentazione della mate-
ria, che inizialmente si collegava-
no a quelle suggerite.
Nella “Ricerca Metodologica Di-
sciplinare” ciò che mi ha attirato, e
ora devo dire anche formato, è il
fatto che le idee proposte, prima o
poi, sono venute in mente a tutti,
solo che, potendo sembrare poco
realizzabili o non del tutto “orto-
dosse”, si lasciano perdere; invece
da lì ho imparato a sviluppare
”quel tipo di ricerca che punta ad
elaborare metodologie didattiche
suggerite dal contenuto stesso del-
la disciplina”.
Da quel momento iniziai a utiliz-
zare il computer nell’attività didat-
tica sia per coinvolgere attivamen-
te gli allievi nelle spiegazioni, sia
come aiuto per il ragionamento de-
duttivo, per costruire dimostrazioni
e figure geometriche, per studiare
grafici e funzioni.
Nella mia ormai ventennale espe-
rienza di insegnamento ho impara-
to che il docente deve prima di tut-
to mostrarsi accogliente nei con-
fronti dei discenti: non devono
sentirsi giudicati, ma ascoltati e
guidati, come è altrettanto efficace
renderli protagonisti del loro ap-
prendimento, coinvolgendoli nel-
l’attività didattica.
Spesso i ragazzi sono un po’ preve-
nuti nei confronti di noi insegnanti
di matematica: ci temono ancora
prima di conoscerci! Mi riferisco
soprattutto agli studenti delle classi
prime delle superiori.
Per questo, nei primi giorni di
scuola, cerco di sorprenderli con
giochi per l’accoglienza un po’ di-
versi dai soliti e, poi, proponendo
problemi e quesiti che sembrano
avere poca attinenza con quello
che conoscono essere “matemati-
ca”. Sono giochini di logica, rom-
picapo ecc. con cui comincio a
mostrare loro cosa significa risol-
vere un problema, organizzare dei
dati, costruire un modello risoluti-
vo e a farli riflettere su ciò.
Questi modelli saranno, poi, il
punto di partenza per la formazio-
ne di una personale metodologia
per affrontare situazioni che incon-
treranno nell’apprendimento della
materia. Le prime cinque o sei ore
di lezione sono tutte dedicate a ciò
e poi si continua due ore a setti-
mana per altre due settimane. In
alcune classi sono state dedicate
alla risoluzione di problemi due
ore ogni mese per l’intero anno
scolastico: una sorta di competi-
zione in cui molto spesso a pri-
meggiare non sono stati i più “bra-
vi”.
Con questo inizio si viene a creare
con la classe un clima decisamen-
te più disteso: si smorzano tutti
quei comportamenti che i ragazzi
mettono in atto per difendersi da
ciò che li spaventa e sono più di-
sponibili ad ascoltare e seguire.
Quello che ho sempre ritenuto im-
portante è che gli studenti arrivino
a fidarsi di me, proprio attraverso il
mio modo di lavorare.
Perciò, non solo all’inizio dell’an-
no scolastico, ma per ogni nuovo
argomento, esplicito il percorso
che verrà fatto nella spiegazione,
quali saranno i punti più importan-
ti, quali i più difficili, cosa sarà im-
prescindibile sapere per dire di co-
noscere sufficientemente l’argo-
mento, quali le applicazioni richie-
ste e quali i criteri di valutazione
per la prova orale e quella scritta.
In base a tali criteri nelle verifiche
orali il voto viene deciso con la
classe; nelle prove scritte, come or-
mai tutti fanno, vengono dati dei
punti agli esercizi e da ciò gli stu-
denti riescono, in base agli errori
commessi, a stabilirne la valutazio-
ne.
Un ostacolo da superare per l’ap-
prendimento della matematica è
l’opinione del “non essere portati
per la materia”. Ritengo che uno
studente, dotato di normali capa-
cità, possa affrontarne lo studio
con risultati sicuramente accettabi-
li.
Per cancellare tale convinzione,
per altro dura a morire, punto so-
prattutto sull’acquisizione di una
metodologia di studio che permet-
ta di costruire, con una certa sicu-
rezza, modelli operativi ed elabo-
razioni personali.
Il primo passo verso il raggiungi-
mento di tale traguardo è, a mio
avviso, cercare di capire quale sia
il modo migliore per trasmettere in
particolare a quei ragazzi che si
hanno di fronte, diversi di classe in
classe, di anno in anno. Come?
Parlando delle loro precedenti
esperienze, dall’analisi delle prove
di ingresso, da come risolvono e
spiegano problemi, dalla disponi-
bilità a partecipare alle attività,
chiedendo loro quale sarebbe la
migliore metodologia che il docen-
te dovrebbe attuare per facilitare
l’approccio alla materia e invitan-
doli a costruire con me un modo
proficuo di lavorare insieme.
In ogni situazione, comunque, ba-
se di partenza imprescindibile per
l’acquisizione di una metodologia
di studio adeguata è fornire agli al-
lievi la “ cassetta degli attrezzi”
dalla quale prendere, di volta in
volta, gli strumenti necessari per lo
studio, l’applicazione e l’elabora-
zione delle informazioni e dei con-
cetti. All’inizio gli studenti sono
guidati sia nell’utilizzo che nella
formazione della “cassetta” finché
da soli sapranno ciò che servirà in-
trodurre per riuscire a collegare la
teoria in sé con la” teoria degli
esercizi”, come la chiamano loro.
Quindi costruire schemi e modelli
dovrà diventare routine.
Questo è uno degli strumenti sug-
geriti dalla “Ricerca metodologica
disciplinare” che trovo abbia note-
vole efficacia.
In che cosa consiste? Gli studenti
tengono un quaderno di “teoria” in
cui, oltre a prendere appunti, sche-
matizzano i procedimenti risolutivi
da utilizzare, annotano commenti
che vengono fatti sull’uso di regole
e formule e soprattutto segnalano i
possibili errori e li evidenziano. Ri-
tengo molto importante prestare at-
tenzione agli errori, analizzarli e
da lì partire per la corretta impo-
stazione delle applicazioni. Scom-
pare a poco a poco la paura di sba-
gliare, lasciando posto all’iniziati-
va che porta a ricercare vie di so-
luzione e di dimostrazione diverse
fino a trovare la migliore.
Se nella classe i rapporti relaziona-
li sono positivi, ha ottenuto buoni
risultati la realizzazione di alcune
attività molto semplici secondo
l’approccio del “Cooperative lear-
ning” (tecnica didattica finalizzata
all’apprendimento che si realizza
attraverso il lavoro cooperativo de-