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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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vent’anni, allora quando ero de-
presso leggevo Schopenhauer e
Leopardi, perché erano i due che
corrispondevano al mio stato d’a-
nimo, quando invece ritenevo di
essere un genio leggevo Aristotele
e via dicendo. E siccome per me
l’adolescenza è fatta di questi pas-
saggi… però poi quando sono ap-
prodato a Rousseau ho detto “ah
si ho capito, ho capito cos’è la li-
bertà, ecc.”. Messo via, passati
venti o trent’anni, ritiro fuori un
giorno per caso Rousseau e non
capivo più. Questa era la grande
tragedia e allora mi sono chiesto
ho mangiato troppo burro, mi è
venuta l’arteriosclerosi oppure il
mondo è cambiato. E di fatti il
mondo è cambiato, per fortuna,
dico io, perché se no… Si magari
adesso comincia un po’ l’arterio-
sclerosi, a volte scambio una pa-
rola per l’altra. Poi a volte quando
cominciano a dirmi in casa “me
l’avevi già detto” allora io dico
sempre “ahimè è il principio della
fine”, perché se io ripeto le cose
già dette vuol dire che.. va beh!
Perché Rousseau non mi diceva
più niente? Perché per me la paro-
la libertà è legata ad una serie di
cambiamenti scientifici che ai
tempi di Rousseau non c’erano:
genetica, endocrinologia, psicolo-
gia dell’età evolutiva, psichiatria,
neuropsichiatria, ecc. Cioè una
serie di discipline che mi spiega
che senso ha dire che un uomo è
libero. Questo è un altro cambia-
mento, ma ci sono altri cambia-
menti importanti, per esempio nel
linguaggio, cioè noi continuiamo
e nell’università, e nella scuola e
nella pedagogia in generale a usa-
re sempre gli stessi termini e a di-
re sempre le stesse cose, anche
questo non va. Quando io ero un
giovincello entusiasta e troppo si-
curo di sé, mi ricordo che andai
ad un primo dibattito e c’era Ner-
vi, l’architetto, urbanista, e allora
io ho fatto il mio interventino, bel-
lino, bellino, ero tutto soddisfatto
poi lui mi ha avvicinato e mi ha
detto: “No! Acquaviva così non
va!”, “E perché non va?”, “Per-
ché”, dice, “La civiltà è cambiata:
per esempio se i Romani o gli
Etruschi facevano un ponte lo fa-
cevano di pietra, in quel modo,
ma se io devo fare un ponte, sono
privilegiato rispetto a loro, perché
lo posso fare in maniera diversa,
con altri strumenti, e posso co-
struire un ponte utilizzando molto
più di loro la mia fantasia.” Que-
sto fatto mi colpì moltissimo e co-
minciai a rendermi conto che io
entravo nel mondo, nel momento
in cui cominciava a finire, perché
allora, cinquant’anni fa comincia-
va a finire una civiltà e comincia-
va a nascerne un’altra. Poi c’è sta-
ta la rivoluzione, anche se molto
spesso la scuola e l’università non
se ne sono accorte. C’è stata la ri-
voluzione è cambiato il linguag-
gio. E’ venuto il linguaggio dei
media, degli sms e via dicendo.
Pensate che, mi ricordo Orwell
che scrisse a suo tempo quel suo
famoso romanzo “1984” in cui lui
parla della “neolingua”, questa
forza al potere costruisce un nuo-
vo linguaggio per separare la gen-
te dal passato e per impedirgli di
pensare in determinate maniere e
lui fa l’esempio che adesso co-
mincia a diventare calzante se-
condo me e dice “Non capivano
più cosa voleva dire la parola li-
bertà, o meglio la usavano, ma per
dire per esempio questo prato è li-
bero dalle erbacce, o questa casa
è libera dai topi, ma nel senso isti-
tuzionale del termine, non aveva-
no più gli strumenti per farlo.
Quando due anni fa un mio colle-
ga della televisione mi disse “de-
vo fare un servizio su Portella del-
le Ginestre, interrogando i ragazzi
su cosa pensano dei contadini”, io
gli ho detto “Scusa, ma di che co-
sa parli? Perché la parola contadi-
no vuol dire oggi una cosa profon-
damente diversa da quello che vo-
leva dire quando io ero ragazzo
cinquant’anni fa. Ma non è cam-
biata solo la parola “contadino”,
la parola “rivoluzione” per la mas-
sa, salvo le piccole minoranze, al-
lora aveva un significato politico
profondo, adesso si parla di “rivo-
luzione della moda, di Versace”,
ecc. La parola “religione” evocava
centinaia di migliaia e milioni di
persone che si riunivano in Piazza
S. Pietro, le grandi fiaccolate, ecc.
adesso riguarda soprattutto un fat-
to interiore personale, un’espe-
rienza individuale. E così avanti.
l’ho sempre detto agli studenti al-
l’università: cercate di non passa-
re nel mondo come bauli, entran-
do da una porta e uscendo dall’al-
tra, perché voi vivete un periodo
eccezionale. Il secondo elemento,
importante, è che cambia comple-
tamente il sistema di potere, noi
usciamo da una democrazia for-
male alla Rousseau ed entriamo in
una società estremamente compli-
cata in cui forse parlare di demo-
crazia è un po’ difficile. Allora dê-
mos kratéo, governo del popolo?
Direi di no! terzo elemento più
pertinente è il declino, diciamo il
cambiamento della struttura fami-
liare. Questi tre fattori messi insie-
me si traducono in quello che
molti chiamano “la scomparsa del
padre”, dopo vediamo brevissima-
mente cosa si intende dire, e la
nascita di una, non diciamo di
una classe, di una fascia di età
giovanile, con una cultura nuova
che per molti è incomprensibile.
Ci sono adesso in America, questi
famosi negozi, shop per giovani,
per ragazzi, per ragazzini, in po-
chi anni sono passati da 4000 a
10000, però alcune grandi case di
produzione di vestiti, e via dicen-
do, non riescono ad adeguarsi,
perché l’adulto che gestisce que-
ste strutture non riesce a capire
quello che sta succedendo. I pun-
ti da vedere allora sono tre sostan-
zialmente, abbiamo detto: nascita
di una nuova società, la democra-
zia, il sistema di potere va in crisi
e cambia radicalmente, la struttu-
ra familiare cambia in maniera al-
trettanto radicale, questi sono i tre
grandi cambiamenti, se non tenia-
mo conto di questi cambiamenti
non riusciamo a capire cosa sta
succedendo. Vediamoli brevissi-
mamente. Cercherò di essere tele-
grafico. Il primo cambiamento è
un cambiamento abbastanza im-
portante: cambia il linguaggio,
mica ci si capisce se si parla fra
una generazione e l’altra; molto
spesso non ci si capisce. Io ho vi-
sto le mie esperienze, io ad esem-
pio da ragazzo ho letto Rousseau,
e Rousseau utilizzava il termine
“libertà” e io capivo quello che
voleva dire, poi sono passati gli
anni e poi sapete come si fa, cioè
si leggono questi classici a
1...,91,92,93,94,95,96,97,98,99,100 102,103,104
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