quaderni22 - page 94

30
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
22
gli studenti) come: prendere ap-
punti in coppia, controllo del pro-
gresso, esercitarsi a coppie e atti-
vità di studio a gruppi secondo
particolari modalità. Il che non
consiste nel riunire semplicemente
gli allievi, limitandosi a stimolarli
alla cooperazione e richiedendo
loro di produrre insieme un qual-
che prodotto finale.
Il docente deve formare i gruppi,
strutturare in maniera adeguata il
compito da assegnare a ciascun
gruppo stabilendo i ruoli che do-
vranno essere svolti dai singoli
componenti, osservare costante-
mente dall’esterno i gruppi per in-
dividuarne le difficoltà, definire
con chiarezza i criteri di valutazio-
ne del lavoro, che sarà di due tipi:
una di gruppo riferita al lavoro
complessivo e al risultato finale, e
una individuale per ciascun mem-
bro,
Ho avuto modo di appurare che gli
argomenti sviluppati in questo
contesto sono spesso ricordati da-
gli studenti meglio di altri. Inoltre,
con questa tecnica operativa ven-
gono promosse competenze socia-
li quali: fiducia reciproca, abilità di
comunicazione, di gestione dei
conflitti, di soluzione di problemi,
di decisione e sviluppa comporta-
menti efficaci quali lo scambio di
informazioni, di materiali di risor-
se, l’aiuto reciproco, il sostegno e
l’incoraggiamento.
Per guidare nella formazione di un
metodo di studio che faciliti l’ap-
prendimento, ritengo che anche
l’approccio metacognitivo possa
essere valido, pur applicato in for-
ma decisamente semplice come
faccio io. Di solito presento agli
studenti modelli di processi cogni-
tivi ( comparazione, concettualiz-
zazione…) per osservare che cosa
accade quando pensiamo.
Attraverso questi modelli diviene
possibile separare i processi dal
contenuto e identificare quali fatto-
ri favoriscono e quali ostacolino la
messa in opera del processo stesso.
Parto di solito da esempi e contro-
esempi concreti e precisi e avvio
con gli allievi un processo di astra-
zione attraverso il dialogo, la di-
scussione e l’argomentazione ac-
compagnata dall’esteriorizzazione
del ragionamento. Lo scopo è
L’affidamento, a nostro avviso, è
l’espressione più evidente della
collaborazione fattiva tra pubblico
e privato, tra Enti e società civile.
Esso trova la sua espressione nelle
numerose forme di solidarietà che
possono essere attivate al fine di:
• prevenire allontanamenti – e
quindi fratture brusche – tra ge-
nitori in difficoltà temporanea e
minori che esprimono tipologie
varie di difficoltà;
• prevenire possibili ricoveri
presso istituzioni (case fami-
glia, gruppi appartamento ecc.)
a questo preposte, con le diffi-
coltà di crescita equilibrata e
serena che ne possono derivare
soprattutto dalle lunghe perma-
nenze;
• prevenire l’aggravarsi delle dif-
ficoltà comportamentali e rela-
zionali dei minori;
Attraverso:
• il sostegno a percorsi scolastici
problematici;
• la possibilità di sostenere ed
accompagnare genitori (speso
genitrici )fragili e sole;
• l’accoglienza per periodi più o
meno lunghi (dal fine settimana
alle vacanze estive..) i minori in
difficoltà temporanea;
• l’accoglienza e il sostegno per
periodi più lunghi in casa pro-
pria da parte di singoli o fami-
glie.
Per fare tutto questo è necessario
che vi sia conoscenza, maturazio-
ne della pubblica opinione, reperi-
mento, preparazione e sostegno
per tutte le componenti dell’affida-
mento familiare: ossia famiglie d’o-
rigine, minore e famiglie o singoli
affidatarie.
Servono a questo fine, da parte del-
la Regione, linee direttive ed inve-
stimenti importanti affinché possa-
no essere organizzate adeguate
campagne promozionali, forma-
zione di operatori, accoglienza ed
accompagnamento delle famiglie
che intraprendono questo percor-
so.
Il risultato potrebbe davvero signi-
ficare investimento sul futuro di
bambini e giovani spezzando così
quello di rendere lo studente più
sensibile ai propri problemi di stu-
dio e renderlo padrone di un re-
pertorio adeguato di strategie che
imparerà a generalizzare a diffe-
renti contesti.
Come si evince da quanto esposto,
nulla di ciò che ho sperimentato è
stato ideato da me: ho solo fatto te-
soro degli scambi di esperienze
con altri colleghi, dei suggerimenti
e degli spunti che venivano lavo-
rando in èquipe e ho semplice-
mente avuto il “coraggio” di prova-
re diversi approcci, scartando gli
insuccessi e sviluppando ogni me-
todologia che portasse risultati po-
sitivi. E sono ancora sempre molto
attenta a captare ogni idea che mi
possa aiutare sia a sviluppare una
didattica “accattivante” della mate-
matica sia a rendere più efficace la
mia funzione di docente nella for-
mazione di adolescenti.
L’AFFIDAMENTO
FAMIGLIARE: STRUMENTO
PER LA PREVENZIONE
DEL DISAGIO MINORILE
Marisa Semeraro
Presidente della sezione di Trieste
dell’Associazione nazionale
famiglie adottive ed affidatarie
Sono partita dalle considerazioni
derivanti dal titolo: Volontariato
potenzialità e risorse definendo co-
me sia le une che le altre qualora
non trovino possibilità di attivazio-
ne, valorizzazione ed espressione
possano rimanere allo stato di pas-
sività. L’esperienza più che plu-
riennale della nostra Associazione
insegna che c’è bisogno di creare
le condizioni affinché venga favo-
rita la costruzione di un tessuto so-
lidale coeso ed attento: garanzia
fondamentale per poter operare in
termini di prevenzione del disagio
infantile e minorile in genere. E’
necessario quindi che l’affidamen-
to familiare, che è lo specifico di
cui ci occupiamo, trovi espressio-
ne e consonanza di obiettivi tra le
amministrazioni comunali e gli
Ambiti socio assistenziali.
1...,84,85,86,87,88,89,90,91,92,93 95,96,97,98,99,100,101,102,103,...104
Powered by FlippingBook