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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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ed utilizzando pienamente, in
un’ottica preventiva e di recupero,
le potenzialità della famiglia e della
comunità tutta anche attraverso
esperienze di auto-mutuo aiuto.
Per incidere realmente sulle relazio-
ni educative all’interno della fami-
glia appare necessario lavorare
sempre più precocemente e con un
corretto approccio metodologico ai
problemi connessi alla formazione
dell’identità personale e sessuale,
alla capacità di relazionarsi con gli
altri e di fare progetti personali per
la propria vita.
Progetto “Genitori in cerchio”
La complessità del mondo attuale,
la repentinità dei cambiamenti, la
perdita dei riferimenti tradizionali
dovuta alle modificazioni della
struttura e delle relazioni familiari
rendono difficile lo svolgimento del
ruolo di genitori. Molti adulti incon-
trano difficoltà nel comunicare con
i figli e non sanno gestire corretta-
mente i conflitti all’interno del nu-
cleo familiare. A fronte di alcune ri-
chieste espresse da gruppi di genito-
ri e da amministratori locali, si è ri-
tenuto essenziale organizzare un
percorso formativo e di confronto
per i genitori su tematiche educati-
ve, psicologiche e relazionali, fina-
lizzato anche al recupero e alla
creazione di reti di sostegno e soli-
darietà tra famiglie.
Il progetto, avviato con modalità iti-
nerante in tre poli territoriali del Di-
stretto (Gemona/Osoppo, Chiu-
saforte/Resia/Resiutta, Tarvisio), in-
tende promuovere itinerari formati-
vi per genitori finalizzati a:
• favorire l’incontro, il confronto e
lo scambio reciproco tra adulti;
• approfondire, con l’aiuto di al-
cuni formatori, tematiche edu-
cative quali la comunicazione
in famiglia, l’affettività, la com-
prensione dei problemi, l’auto-
nomia personale;
• promuovere il confronto di
esperienze e di riflessioni relati-
ve all’educazione dei figli.
L’attività formativa, realizzata in
collaborazione con due diverse
agenzie del territorio, si sviluppa su
rire una proposta operativa che,
forse, può aiutare a leggere anche
i segnali del disagio. Ho cercato di
chiarirmi cosa può significare “es-
sere a disagio”, e sono giunta alla
conclusione che tale locuzione
può voler dire non sentirsi a posto
con se stessi e gli altri nel luogo in
cui si è, perché tale luogo sembra
contenerci ma non comprenderci.
In che modo si può comprendere
qualcuno? Secondo me, dandogli
spazio e tempo per raccontarci la
sua storia, e dando a noi stessi gli
strumenti per saperlo ascoltare.
Non sto parlando di incontri tera-
peutici, ma dell’uso dell’ambito
scolastico per permettere a chi ci
vive per gran parte della sua gior-
nata e per un lungo periodo della
sua esistenza, di farsi conoscere-
cosa che molto spesso non accade:
quanti di noi docenti conoscono –
e non per “sentito dire” – i propri
colleghi e i propri allievi?
Come insegnante di lettere, io
spingo i miei studenti a leggere
storie, a smontare meccanismi nar-
rativi, ad affrontare “la” storia (nar-
razione di un passato che è un ri-
ferimento comune, la fonte per un
riconoscimento collettivo)…e qui
viene la mia proposta: perché non
utilizzare strumenti e opportunità
messi a disposizione da alcune
“normali” attività didattiche per
raccogliere segnali, indicazioni
che ci permettano di agire non so-
lo sul disagio, ma diano anche op-
portunità di riflessione sul caratte-
re e sulle storie dei nostri allievi,
mettendoli in condizione di diven-
tare più consapevoli di se stessi?
Anni fa, in una classe prima parti-
colarmente difficile, ho avviato
una serie di lezioni sulla fiaba:
morfologia di Propp, funzioni di
Rodari, schema dei personag-
gi…meccanismo del giocattolo
scoperto e testato. Il mio lavoro a
quel punto poteva finire lì: bastava
che verificassi se i ragazzi avevano
acquisito le necessarie conoscen-
ze, e io ero “didatticamente” a po-
sto. Ma mi sono chiesta se non era
il caso di usare questo lavoro per
attivare qualcosa di più profondo e
meno scolastico, quindi prima fa-
se: chiedere ai ragazzi di racconta-
re la loro fiaba preferita, cercando
di individuare i motivi per cui l’a-
un arco temporale di 2 anni e mez-
zo ed è articolata in cicli di incontri
(6 cicli di 6 incontri per Tarvisio, 3
cicli di 11/13 incontri per le altre
sedi), per un totale di oltre 30 ap-
puntamenti per ogni polo territoria-
le.
Progetto “Facciamo il punto”
Le motivazioni alla base del proget-
to sono le medesime del progetto
“Genitori in cerchio”. Gli incontri a
carattere saltuario sono stati pensati
in modo particolare per i Comuni
che non sono sede delle “scuole
permanenti” per genitori.
Il progetto si propone di creare oc-
casioni di formazione e di confron-
to per genitori, insegnanti, educato-
ri, operatori sociali e sanitari, volon-
tari… su argomenti specifici (educa-
zione e promozione dei diritti, pro-
blematiche psicologiche, salute, in-
tercultura...), da concordare con le
Amministrazioni Comunali, le
Scuole, il Volontariato locali.
Il coinvolgimento di numerosi istituti
scolastici nel progetto ha favorito la
nascita di un rapporto di confronto e
scambio tra docenti e operatori dei
Servizi Sociali, non solo sulle temati-
che/problematiche di volta in volta
individuate, ma anche sulle modalità
di coinvolgimento e relazione con i
genitori, al fine di migliorare la col-
laborazione tra mondo della scuo-
la/dei servizi e famiglie.
“DIMMI COSA (E COME)
NARRI E TI AIUTERÒ
A CERCARTI (E A TROVARTI)
IN QUELLO
CHE RACCONTI” OVVERO,
COME USARE UNA
NOIOSA PRATICA
SCOLASTICA
PER DIVERTIRSI E CRESCERE
Pier Paola Busetto
I.P.S.S.C.T.S. “F. FLORA”
Pordenone
Il mio non è un intervento specifi-
co sul disagio; qui io vorrei sugge-
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