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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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a favore delle nuove generazioni.
- ha definito le politiche per l’in-
fanzia e l’adolescenza non come
un sottosettore di quelle assisten-
ziali, ma anzi ne ha fatto un tratto
distintivo delle politiche sociali in
generale. Per questo ha chiesto al-
le regioni e agli enti locali di ave-
re una politica complessiva a favo-
re dei minori che non fosse scissa
dalle politiche degli adulti e per
gli adulti;
- ha chiesto alle istituzioni e a tut-
te le organizzazioni non lucrative,
di contribuire direttamente alla
elaborazioni dei Piani e non solo
alla loro realizzazione: questo ha
fatto sì che parole come consulta-
zione, concertazione, metodolo-
gia programmata entrassero a far
parte di un patrimonio culturale
che ha profondamente modificato
le modalità di rapportarsi dei vari
attori coinvolti;
- nel riparto delle risorse economi-
che, ha previsto di investire di più
laddove sono maggiormente pre-
senti bambini e bambine e laddo-
ve sono più evidenti situazione di
disagio e di arretratezza dei servi-
zi a loro destinati, proprio nell’ot-
tica di offrire un più ampio venta-
glio di opportunità di crescita e di
individuare strumenti e servizi a
tutela e protezione dei rischi che,
spesso, rendono difficoltoso l’iti-
nerario maturativo delle nuove ge-
nerazioni.
Il Crda si è inserito nel percorso
previsto dalla legge, predisponen-
do gli strumenti di progettazione e
di monitoraggio dei singoli proget-
ti, al fine di garantire una costante
verifica degli obiettivi perseguiti
dai Piani.
Per governare il processo, la regio-
ne ha dotato i 19 Ambiti, Enti ge-
stori della legge 285, di una unità
operativa definita Punto Monitor,
che costituisce una novità assoluta
in ambito nazionale e che ha su-
scitato profondo interesse nei con-
testi interregionali nei quali l’espe-
rienza è stata illustrata.
Il Punto Monitor aggiorna costan-
temente i dati relativi sia alla pro-
gettualità che alla spesa connesse
ai singoli progetti, permettendo
così un monitoraggio preciso e
puntuale degli obiettivi previsti dai
Piani.
ferisco al Centro Regionale di Do-
cumentazione e Analisi sull’Infan-
zia e l’Adolescenza.
Il Centro è stato istituito nel no-
vembre del 1998, in attuazione a
quanto previsto dalla legge
451/1997 che, dopo aver istituito
l’Osservatorio nazionale sull’in-
fanzia e l’adolescenza, stabiliva
che “… le Regioni, in accordo con
le Amministrazioni provinciali, en-
tro un anno dalla data di entrata in
vigore della legge, adottano ido-
nee misure di coordinamento de-
gli interventi locali di raccolta e di
elaborazione di tutti i dati relativi
alla condizione dell’infanzia e
dell’adolescenza in ambito regio-
nale”.
Il Centro è stato strutturato su due
livelli: regionale e provinciale pro-
prio per rispondere a quella indi-
cazione di coordinamento, sugge-
rita dalla legge stessa, che fa sì che
i soggetti istituzionalmente più
coinvolti si confrontino costante-
mente per individuare strategie
che operino in sinergia , evitando
così quella frammentarietà che,
purtroppo molto spesso caratteriz-
za gli interventi in campo sociale.
Nel corso di questi anni, il Centro
ha supportato la predisposizione
dei Piani territoriali d’Intervento
previsti dalla legge 285/97.
Credo che, ormai, tutti coloro che
operano nel settore dei minori, ab-
biano ampiamente sperimentato
che cosa ha significato la 285 in
termini di obiettivi e opportunità
per l’infanzia e l’adolescenza.
Ritengo però necessario sottoli-
neare come, grazie ad essa, negli
ultimi anni, l’infanzia e l’adole-
scenza, sono state al centro di un
discorso politico e di una attenzio-
ne culturale mai sperimentata nel
passato
La legge ha costituito il primo
grande strumento di cambiamento
nel sistema delle politiche sociali
giovanili perché:
- ha scelto gli itinerari di crescita,
di formazione e socializzazione
delle persone come luogo di pre-
venzione del disagio e di rafforza-
mento delle identità, di sviluppo
del benessere e della cultura. E,
fatto non trascurabile, ha suppor-
tato finanziariamente gli interventi
luoghi dell’incontro informale, la
presenza costante e strutturata nella
scuola con un forte lavoro di coin-
volgimento degli insegnanti, il lavo-
ro nelle situazioni a rischio (la di-
scoteca, le strade, le stazioni….), la
collaborazione con altri progetti tra-
sversali dell’azienda e dei suoi di-
versi servizi.
Ciò che connota e distingue i per-
corsi sono
* la chiara definizione degli ob-
biettivi,
* le scelte metodologiche,
* gli stili e le strategie,
* i linguaggi,
* la valutazione dei livelli di gra-
dimento e di esito.
SIAMO TUTTI
NELLA STESSA RETE.
L’APPLICAZIONE
DELLA LEGGE 285/97
NELLA REGIONE
FRIULI-VENEZIA GIULIA:
UNA STRAORDINARIA
OPPORTUNITÀ
Fiorella Balestrucci
Responsabile della Prevenzione -
Dipartimento delle Dipendenze
Azienda Servizi Sanitari n°4
"Medio Friuli"
Il titolo della relazione è composto
da due proposizioni che, a una
prima impressione, possono sem-
brare tra di loro scollegate ma, in
realtà, servono per accomunare
due esperienze estremamente si-
gnificative nel promuovere quella
cultura del benessere , che è il te-
ma centrale del convegno. La se-
conda proposizione “L’applicazio-
ne della legge 285/97 nella regio-
ne FVG, fa riferimento ad una
esperienza che, sicuramente è no-
ta ai partecipanti dal momento che
la progettualità prevista dalla leg-
ge ha coinvolto anche il mondo
della scuola, mentre la prima pro-
posizione “Siamo tutti nella stessa
rete”, fa riferimento ad una realtà
che, fino ad oggi, è sta nota quasi
esclusivamente ad una ristretta
cerchia di “addetti ai lavori”: mi ri-
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