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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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li hanno indotti ad allontanarsi da
quelle norme di buon senso che
tradizionalmente guidavano l'a-
zione educativa. Si è ingenerata
una preoccupazione, insensata
perché eccessiva, per i traumi che
ogni diniego fin dalla più tenera
età potrebbe causare. Si è diffusa
l'idea che il ragazzo non debba
essere in alcun modo coinvolto
nei problemi della famiglia, negli
avvenimenti drammatici come la
perdita del lavoro, il dolore per il
distacco, la malattia, la morte, tut-
te situazioni che peraltro vive, ma
solo virtualmente, tramite la tele-
visione. Si è indebolita la convin-
zione che educare alla libertà si-
gnifica essenzialmente educare al
dominio di sé, alla responsabilità
personale, alla consapevolezza
che la vita è un dono, ma è so-
prattutto un dovere, che implica
anche nell'adolescenza e nella
giovinezza, la fatica, lo sforzo, la
rinuncia al piacere immediato in
vista di un bene più grande, la ca-
pacità di resistere alle avversità.
C'è da chiedersi infine come clas-
sificare certi proclami che vorreb-
bero definirsi educativi, e che di
fatto non lo sono perché escludo-
no in partenza la conoscenza più
profonda dell'uomo, la realtà divi-
na.
Senza la riconquista di tutti questi
valori educativi da parte delle fa-
miglie e delle diverse agenzie, dal-
la scuola ai servizi sul territorio,
ecc. che meritoriamente e con
professionalità si occupano del-
l'infanzia, della adolescenza e
della gioventù, sarà ben difficile
prevenire e combattere il disagio e
la devianza, sarà ancora più diffi-
cile creare vero benessere dei gio-
vani.
Anche nel mondo della scuola tut-
to questo deve trovare applicazio-
ne ed in tale contesto, il mutare il
senso che finora ci ha portati a ve-
dere la scuola "diversa" solo per-
ché privata o pubblica, è certa-
mente positivo. La nuova scuola
deve essere non solo aperta ai ge-
nitori, ma deve essere a servizio
delle famiglie, così come le fami-
glie hanno il dovere ed l’obbligo
di "essere" scuola. Un aiuto in
questo caso arriva anche ai genito-
ri, agli insegnanti ed ai cittadini
terizzino con l'obiettivo primario
del bene comune che noi ricono-
sciamo nella famiglia. E' in questa
che noi vediamo i giovani, con le
loro esigenze, necessità, possibi-
lità di dare e fare.
Mi inserisco, come motivazione
iniziale, a quella della salute, in-
tesa nel senso più ampio di edu-
cazione al benessere, e citandola
come compito e responsabilità
della famiglia. Diciamo subito che
questa va avviata nell'infanzia ed
intensificata negli stadi successivi.
E' in famiglia che si instillano nei
figli i principi di una vita sana e si
forniscono conoscenze e motiva-
zioni necessarie a mantenere l'e-
quilibrio psicofisico; è in famiglia,
dai genitori, che i figli ricevono
conoscenze, ammonizioni, indi-
cazioni necessarie al loro svilup-
po ed alla loro piena umanizza-
zione, ove contraggono abitudini
indispensabili per il loro benesse-
re ed apprendono condotte indi-
spensabili ispirate a principi capa-
ci di incidere durevolmente nella
loro vita.
Sotto questo profilo la famiglia è
stata finora poco studiata ed ancor
meno valorizzata, ma potremmo
anche dire che da decenni la fa-
miglia è bersagliata, tante volte
non riconosciuta, a volte addirit-
tura esautorata. Non possiamo
non vedere ad esempio quei mo-
delli medico-terapeutici che, a
volte rivolti ai singoli membri an-
ziché al nucleo familiare, rischia-
no allontanare il vero bene comu-
ne della persona, del giovane in
questo caso. Certo, ed è l'ovvia
conseguenza, non sempre la fami-
glia si rivela all'altezza dei suoi
compiti, come testimoniato da
tanti casi di disagio giovanile. Co-
me è accertato, non è rimasta sen-
za effetti la cultura dominante dei
mezzi di comunicazione sociale,
che abitudinariamente minano
l'integrità della famiglia e la sua
capacità educativa, e propongono
agli adolescenti modelli omolo-
ganti o "da branco" che annullano
il senso di responsabilità e la ca-
pacità critica. Non vanno dimenti-
cate inoltre le indicazioni e le
suggestioni sbagliate trasmesse
per decenni ai genitori (oggi in fa-
se di profondo ripensamento), che
Il Progetto Adolescenza creato dal
Quest International, promosso dal
Lions International, riconosciuto
dall’Organizzazione Mondiale del-
la Sanità e autorizzato dal MIUR, è
un programma già sperimentato in
Italia (300 corsi) e nel mondo (in 44
Nazioni) che offre agli insegnanti
una metodologia completamente
strutturata, ma adattabile alle singo-
le realtà, costituendo un nesso uni-
tario con le materie d’insegnamento
curriculari e si propone di fornire ai
docenti ulteriori conoscenze per
sviluppare nei giovani e negli ado-
lescenti una serie di abilità vitali.
Tali abilità sono alla base di una va-
lida prevenzione primaria alle de-
vianze e alla base di una qualità di
vita positiva. Significativo è il pare-
re dato dai docenti, che applicano il
metodo, nel riscontrare un generale
miglioramento nel gruppo classe,
nei rapporti tra insegnante e alunni
e nel rendimento scolastico.
IL BENESSERE DEI GIOVANI
A SCUOLA, IN FAMIGLIA,
NELLA SOCIETA'
Franco Trevisan
Presidente FORUM Associazioni fa-
miliari della regione Friuli Venezia
Giulia
E' mio dovere dar inizio, ringra-
ziando la regione nelle sue rappre-
sentanze istituzionali, per questa
iniziativa quanto per l'invito a par-
tecipare rivolto al Forum delle As-
sociazioni familiari della regione
che ho l'onore di presiedere. Il te-
ma proposto vede coinvolta la fa-
miglia e d'altro canto se non fosse
citata nulla muterebbe: le proble-
matiche giovanili sono problemi di
famiglia, per cui il coinvolgimento
è naturale o d'obbligo che dir si
voglia. Auspichiamo che anche in
altre iniziative venga riconosciuto
lo spazio a questa voce ed a que-
sta rappresentanza. Siamo convin-
ti che ciò contribuirebbe ad au-
mentare e migliorare molte situa-
zioni, potendo usufruire di profes-
sionalità ed istituzioni esistenti ma
non sempre collegate, che si carat-
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