quaderni22 - page 74

10
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
22
Loro non sanno dirlo come lo dico
io adesso, non usano questo lin-
guaggio, dicono: “Non riesco a sta-
re attento e non mi sento rispettato
dalla scuola”; questo è il lessico
che riescono ad utilizzare. C’è
qualcosa nei saperi d'oggi, nel mo-
do in cui vengono posti che non è
più accettabile da bambini e ragaz-
zi che vogliono più diritti, più biso-
gno d’ascolto, più dignità. Ci stan-
no chiedendo di cambiare i saperi
e di far sì che ciò che esce non ven-
ga più travasato in loro, ma venga
negoziato tra loro e noi, ma questo
vuol dire capire che anche il bam-
bino ha una sua intelligenza, crea-
tività, sue proposte. Il sapere codifi-
cato nelle stanze ufficiali viene
messo in crisi se cominciamo a la-
vorare in questo modo, si comin-
cerà a pensare, per esempio, all’ap-
prendimento cooperativo, non però
come se fosse un modo per fare le
stesse cose in piccoli gruppi, come
a volte capita, ma a un apprendi-
mento fatto da ragazzi che stanno
ricercando e scoprendo, presente
l’insegnante come facilitatore, co-
me aiutante in questa modalità, in
questa co-costruzione di nuove co-
noscenze. Si comincia a volere
questo. Si comincia a vedere che il
sapere di vecchio tipo era troppo
strettamente correlato a posizioni
di potere, era un sapere che si do-
veva imporre ordinando, coman-
dando. Ora forse qualcuno ricor-
derà che posizioni apparentemente
simili erano già sortite negli anni
sessanta: c’erano teorie che affer-
mavano che la conoscenza è defi-
nita e voluta dal potere dominante
ma, attenzione, qui ora parliamo di
qualcosa di completamente diver-
so, non di una nostalgia sessantotti-
na; in quei tempi infatti lottavano
per imporre un altro sapere diverso
da quello dominante, ma che se
vincente sarebbe divenuto anch’es-
so dominante; si sarebbero coltiva-
ti gli stessi guasti, gli stessi difetti
che mettono oggi in crisi il sapere
della scuola. Ora si parla invece di
un nuovo modo di “produrre” e
non di “passare” il sapere. Ma sen-
to che il tempo stringe e quindi mi
avvicino rapidamente alle conclu-
sioni elencando le idee che posso-
no uscire da questo punto di vista
da negoziare, discutere con voi nei
momenti che seguiranno a questo
convegno:
1) ridare dignità agli insegnanti,
che non sono portaborse di sa-
peri che altri hanno messo a
punto, ma hanno, devono avere
competenze, una autonomia
teoretica che va messa a punto,
costruita, scoperta e difesa; è un
nostro compito;
2) un aiuto ai genitori; i gruppi di
auto aiuto nascevano per pro-
blemi gravi come divorzi, malat-
tie, ecc, adesso stanno nascen-
do gruppi di auto aiuto di geni-
tori che hanno i figli che… van-
no a scuola, tanto è grosso il
problema, e questi genitori van-
no promossi, informati e aiutati,
gli va fatto capire che non sono
soli;
3) dobbiamo fare qualcosa che
permetta agli insegnanti di gesti-
re nuove tecniche di lavoro con
i ragazzi, apprendimento coo-
perativo e altro;
4) dobbiamo riuscire a diventare
competenti nella mediazione,
cioè nel saper chiedere al ragaz-
zo quale autocambiamento oc-
corre che NOI si faccia affinché
LUI possa stare bene a scuola,
costruendo così, forse addirittu-
ra inventando, il benessere;
5) dobbiamo ri-motivare i ragazzi
stanchi della scuola, offrendo
loro narrazioni di nuovo tipo,
narrazioni che ri-permettano lo-
ro di sentire la scuola e i saperi
come situazioni che essi stessi
hanno contribuito a costruire.
Mi fermo con una conclusione qua-
si politica, forse banale, ma alla
quale non voglio rinunciare: forse,
mettendo in atto queste nuove lettu-
re dell’insegnare si riesce a riscopri-
re che questa, pur in mezzo a diffi-
coltà che mai scompariranno, e ne
avremo sempre di nuove, è ancora
una delle professioni più gratifican-
ti che esistano al mondo.
I VALORI NASCONO
DA UNA RELAZIONE E NON
DAL SINGOLO PENSIERO
DI UN INDIVIDUO
Kenneth & Mary Gergen
Questa è una conferenza sul be-
nessere nella scuola, nella società
e io credo che sia una conferenza
anche sullo star bene qui, per que-
sto mi alzo e cammino un po’ per-
ché mi sento meglio se mi muovo e
non sto seduto in un posto. Voglio
ringraziarvi molto per aver invitato
me e mia moglie Mary a questo
gruppo di lavoro che mi sta pia-
cendo molto, e di averci permesso
di partecipare a questo dialogo,
perché io spero che sarà un dialo-
go. Quello che state facendo qui è
molto importante ed è un grosso
onore essere chiamati ad essere
partecipe di quello che state piani-
ficando qui. Voglio dire che abbia-
mo avuto qualche problema nel
definire i ruoli per parlare, perché
ieri mattina Mary si è svegliata e
non riusciva a parlare perché aveva
preso freddo. Così ci siamo chiesti
cosa avessimo dovuto fare e se
avessimo dovuto modificare l’in-
tervento. Oggi lei sta un po’ meglio
così abbiamo deciso di cambiare
di nuovo e adesso vedremo cosa
succede, come muoverci durante
la mattinata. Io cercherò di parlare
molto lentamente perché il tradut-
tore mi ha chiesto di non essere
troppo veloce e farò del mio me-
glio. Quello che voglio fare è pri-
ma di tutto parlare un po’ di alcu-
ne risorse per muoversi verso il fu-
turo, per introdurre, lasciate che vi
parli del mio primo lavoro ossia
quello di professore ad Harward.
Quando arrivai lì avevano grandi
progetti per il futuro e tutti lavora-
vamo su questi progetti: l’educa-
zione futura ad Harward, come
svolgere il lavoro in classe, poi mi
sono spostato a Swarthmore, che è
1...,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73 75,76,77,78,79,80,81,82,83,84,...104
Powered by FlippingBook