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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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dove insegno adesso e ho una pic-
cola scuola privata, che è una
scuola d’élite conosciuta per il suo
buon insegnamento e lì stanno cer-
cando adesso di fare un program-
ma per il futuro perché anche loro
vogliono un miglioramento. E io
penso: ecco queste due scuole ec-
cellenti ed entrambe sono sconten-
te e hanno problemi, ovunque pro-
blemi. Sono rimasto li più di venti-
cinque anni e circa ogni cinque
anni ci sono problemi che devono
essere risolti, cose da cambiare.
Una cosa che è diventata sempre
più chiara per me è che non esiste
la perfezione nell’educazione, non
esiste la cosa giusta, non esistono
soluzioni definitive, non esiste una
conoscenza che sia ferma, immu-
tabile, fissa. Siamo in una continua
crisi, ci sono continue questioni e
problemi e deve essere così perché
le culture cambiano. Noi dovrem-
mo essere degli esperti nel creare
dei significati, nel mettere insieme
dei significati, ma i significati non
rimangono fermi, non sono sempre
gli stessi, i valori cambiano, gli in-
teressi cambiano, l’ideologia cam-
bia, le strutture cambiano, e ciò
continuerà a creare una serie di
problemi, di insoddisfazione e di
incapacità, per cui in qualche ma-
niera noi non siamo pagati soltan-
to per insegnare ma anche per tra-
sportare tanti problemi che si pre-
sentano tutti i giorni. D’altra parte
noi dovremmo guardare a questi,
che consideriamo come problemi,
come a delle opportunità perché
noi abbiamo la capacità nelle no-
stre classi di creare il futuro, di
prendere il passato e di ricreare
con i nostri studenti qualcosa di
differente. Io ammiro quello che
tutti voi state facendo, mi sento in
qualche maniera inferiore perché
lavorate ad un livello in cui mette-
te insieme le basi di quello che io
trovo negli studenti universitari e
voi avete fatto gran parte del lavo-
ro e io faccio un lavoro solo di
messa appunto. Il vostro obiettivo
è molto più difficile. Quello che
vorrei fare questa mattina è di par-
lare di questo nuovo movimento
che sta avvenendo attraverso l’edu-
cazione e attraverso molte altre
aree della vita accademica, parlare
di questo per parlare della nostra
situazione come insegnanti, nella
società, e poi vorrei parlare anche
della pratica che emerge da questo,
di qualche implicazione pratica di
quel modo di pensare. Questo mo-
vimento ha molti nomi, emerge in
psicologia, in sociologia, antropolo-
gia, storia, nelle scienze, nell’edu-
cazione, nella comunicazione e si
muove attraverso tutte queste disci-
pline dando luogo ad un enorme
cambiamento, anche ripercussioni
nell’educazione. Voi conoscete
Bruner molto bene, anch’egli par-
tecipa a questo movimento, avete
molte persone qui che lavorano
sulla psicologia culturale, anch’es-
sa parte di questo movimento, fate-
mi chiamare questo movimento
“costruzionismo sociale” per il
momento.
Il dramma di questo movimento è
il seguente: noi abbiamo una tradi-
zione nell’ovest, di onorare il pen-
siero individuale che significa con-
siderare la mente individuale come
il nucleo fondamentale della so-
cietà, così come quando diciamo
che la società è fatta di singoli in-
dividui, e questa è la cosa fonda-
mentale, la conoscenza sta nella
testa dell’individuo, nella raziona-
lità, nella ragione, la motivazione,
la malattia, i valori, i desideri. Tut-
to questo dimora nella testa del
singolo individuo. La maggior par-
te delle nostre istituzioni sono ba-
sate su questa democrazia, basate
su questa idea di ciascun indivi-
duo. L’educazione pubblica è ba-
sata su questa idea. Noi dobbiamo
educare l’individuo perché questo
determinerà una migliore demo-
crazia. Ciascun individuo ha il di-
ritto di votare. Quello che fa il co-
struzionismo sociale è cambiare
quelle che sono le fondamenta del-
le relazioni o dei processi relazio-
nali, parola astratta: non quello
che è dentro, ma quello che è tra
noi. Questo significa che quello
che noi consideriamo conoscenza,
quella che noi consideriamo razio-
nalità, le cose che noi sosteniamo
essere vere, giuste e che hanno dei
valori, nascono da una relazione e
non dal singolo pensiero di un in-
dividuo. Questo è molto facile da
dire ma è molto più difficile inten-
derne le implicazioni. Farò un
esempio semplice: “Chi sono io?
Cosa sono io? Cos’è questo?” Se
voi veniste qui arrivando da vite di-
verse, da diverse professioni, quel-
lo che io sono, cambia. Se voi sie-
te dei biologi vedrete dei neuroni,
degli ormoni e un essere fisico, se
voi veniste come religiosi vedrete
uno spirito bisognoso di aiuto, se
voi foste degli esperti di moda ve-
dreste uno stile arretrato, se venite
qui e siete un fisico atomico, non
c’è nessuno stile nel vestire, non ci
sono né neuroni né ormoni, ci so-
no soltanto atomi e un essere ato-
mico, se voi veniste qui come psi-
canalisti trovereste un essere de-
presso. Se voi invece toglieste tutte
le comunità, lo psicanalista, il bio-
logo, il fisico e l’esperto di moda,
che cosa ci sarebbe da dire, cosa
resterebbe? Qualcosa, ma niente di
cui potremmo dire delle cose,
niente che noi potremmo fare,
quello che io sono è interpretato
da queste comunità e all’interno di
queste comunità c’è una verità, la
verità del fisico atomico non è la
stessa verità dello psicanalista, non
è la stessa verità del religioso e non
è neppure quella dell’intenditore
di moda e non è neppure quella
dei miei figli e dei miei nipoti.
Questo è per dire che qualsiasi co-
sa sia vera al mio riguardo, qual-
siasi cosa sia ragionevole dire su di
me emerge nella relazione all’in-
terno di queste comunità e crea un
linguaggio che fa sì che le cose sia-
no intellegibili, che fa sì che queste
cose abbiano un senso, ma è an-
che per capire che all’interno di
ciascuna di queste comunità sono
molto importanti perché tengono
insieme queste comunità, non so-
no descrizioni accurate, non sono
come fotografie, sono più come
parole che noi usiamo per creare il
mondo come mondo materiale,
spirituale, meraviglioso, futuro. I
linguaggi sono utilizzati per creare
e per sostenere le tradizioni, e per
cui c’è anche da dire che tutte le
volte che noi cerchiamo di dire che
cosa è vero, cosa è reale, noi en-
triamo in una tradizione che ha
certi valori, certe politiche, certe
ideologie, certe visioni di ciò che è
buono e non c’è alcun modo per
poter saltare fuori dalle tradizioni
per dire che cosa è veramente ve-
ro, realmente reale, e che cosa è
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