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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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veramente di valore o veramente
razionale. Alla fine quindi viviamo
in un mondo dove esiste una mol-
teplicità di verità, una molteplicità
di bene e il nostro obiettivo, in una
certa maniera, è esistere all’interno
di questa comunità di possibilità.
Adesso riassumerò questo per par-
lare dell’insegnamento perché
dobbiamo chiederci che cosa dob-
biamo onorare, cosa dobbiamo
prediligere, a che cosa dobbiamo
prestare veramente attenzione? E’
proprio la relazione, come funzio-
na la relazione, non all’individuo:
“tu hai ragione, tu non ce l’hai, tu
sei buono, tu sei cattivo, tu sei in-
telligente, tu sei stupido” ma alla
relazione per cui il buono e il cat-
tivo saltano fuori, questo perché
non esiste la verità, non esiste la
ragione, non esiste niente che val-
ga la pena essere fatto fino a che si
ha un processo di relazione che
crea tutto questo.
E’ la relazione che noi dobbiamo
tenere in gran conto, a cui dobbia-
mo prestare attenzione, sopra e
prima del singolo individuo perché
il singolo individuo sarà il risultato
di una relazione.
Che cosa significa questo per l’e-
ducazione? Prima di tutto questo
significa che se io dico una qual-
siasi cosa voi la create perché io
non posso farlo da solo, io posso
dire tutte queste parole, blablabla
ma se le prendessimo e volessimo
fare qualcosa queste sarebbero
niente, probabilmente io non signi-
ficherò la stessa cosa per ciascuno
di voi, qualcuno prenderà un pez-
zo qui, qualcuno un pezzo là,
qualcos’altro potrà essere utile, al-
cune delle cose che io dico potran-
no essere terribili o sbagliate, in
certi momenti voi non starete nep-
pure sentendo e starete pensando a
qualcos’altro, lontano da questa
sala, perciò per mettere tutto que-
sto nella natura dell’insegnamento
voi avete bisogno di uno studente
che faccia di voi un creatore di si-
gnificato, voi non significate nulla
senza lo studente e quello che lo
studente fa per voi, probabilmente
in modo differente per ciascun ca-
so ( e in qualche caso non staranno
ad ascoltare per niente). Questo è
anche per dire che io non vengo
qui da solo, il senso di me come
soggetto individuale, conoscitore
della conoscenza è un’illusione,
quello che io sono porta tutta una
serie di dialoghi multipli, quello
che non vedete sono tutte quelle
persone che sono state parte della
mia vita, o qui adesso nelle mie
parole, voi non vedete qui la mia
relazione giorno dopo giorno con
Mary e con tutti i miei studenti,
con i membri della mia facoltà,
con i libri che ho letto, con la tele-
visione che ho visto o con i film
che ho guardato. Tutto questo è na-
scosto alla vista e sembra che io
sappia tutto questo, ma io sto sem-
plicemente portando con me il ri-
sultato di questi dialoghi multipli e
il risultato di queste molteplicità di
relazioni. Quindi io vengo qui tra-
sportando sulle mie ali relazioni
molteplici, sono loro che mi porta-
no in questo spazio. I nostri stu-
denti fanno lo stesso, arrivano con
un’altra serie di ali, arrivano con
una relazione con una madre, con
una relazione con un padre che
potrebbe essere molto differente
dalla relazione che hanno con i lo-
ro fratelli, le loro sorelle o con i lo-
ro coetanei, con la relazione con
la televisione che loro hanno visto,
con la relazione con i giochi del
computer. La sfida è che noi entria-
mo insieme in una classe e ciascu-
no è coinvolto nelle relazioni, il
problema è come creare adesso
una nuova relazione, che può in
qualche maniera condurre la coor-
dinazione di tutto il resto o si po-
trebbe dire in un’altra maniera, co-
me si può coordinare la coordina-
zione?
Perché io arrivo con relazioni con
varie altre persone e come faccio a
far funzionare questa coordinazio-
ne? Questo deve essere il frutto di
uno sforzo collettivo, di collabora-
zione, io non posso farlo da solo,
voi non potete farlo da soli, noi
dobbiamo dare origine ad una sor-
ta di danza in qualche maniera,
così che dobbiamo lavorare insie-
me per creare qualcosa che non è
mai stato detto, che non è mai sta-
to fatto prima, che è totalmente in-
novativo. Per questo non ci può es-
sere una pratica assoluta per una
buona pedagogia ed una buona
educazione, perché anche voi arri-
vate con così tante voci, con così
tante possibilità che non ci sono
regole prestabilite che voi possiate
definire per far si che la cosa fun-
zioni. Come coordinare la coordi-
nazione? E’ un lavoro enorme. Farò
un altro esempio, è un bellissimo
esempio. Nel Sudamerica esiste un
posto dove la gente arriva lì e cena,
è un posto dove si suona. Una vol-
ta c’era una specie di gruppo jazz
brasiliano e in questo posto tutti
stavano ascoltando questo gruppo
e un bambino cominciò a piange-
re. Interrompere il Jazz è come uc-
cidere la musica. La gente si irritò
molto, i genitori cercarono di far
smettere il bambino di piangere,
non riuscirono facilmente a portare
il bambino fuori dalla stanza, la
coordinazione sembrò sparire e di-
sintegrarsi. Il gruppo Jazz allora co-
minciò a cambiare il suo ritmo per
venire in contro al pianto del bam-
bino, modulando pian piano la
musica, finché il pianto del bambi-
no cominciò a seguire la musica e
a rallentare.
Mi piace questo esempio perché
mostra come la coordinazione de-
ve essere presente, bisogna lavora-