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QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
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nità, da considerare nella loro inte-
rezza attraverso una strategia glo-
bale, affinché nessuno resti escluso
dal diritto di crescere in modo ar-
monioso, in un mondo di giustizia
sociale e pace, come sancisce la
Convenzione Internazionale sui di-
ritti dell’infanzia, (ONU, 1989), rati-
ficata ormai da ben 192 nazioni. So-
no state comunque le segnalazioni,
le richieste di intervento, a darmi la
possibilità di entrare nel tessuto so-
ciale della comunità, di conoscerne
i valori e le specificità, le discrimi-
nazioni e le carenze, e soprattutto
intravedere la possibilità di una ve-
ra e propria azione globale che in
un certo senso ha modificato l’idea
che mi era stata trasmessa sul ruolo
del Tutore.
Infatti, l’Ufficio è diventato un
punto e un luogo d’ascolto, dove
arrivano le voci di familiari, di vi-
cini, di insegnanti, di operatori, di
avvocati e ragazzi stessi, ognuno
con i propri, o altrui, bagagli di
dolore, di conflitti o di proteste da
presentare e condividere. Ad ogni
incontro il soggetto è sempre il
bambino, invisibile ma presente.
Questo bambino, di cui devo af-
fermare l’interesse superiore, al di
sopra di ogni altro interesse, e di-
fenderlo dall’egoismo e dal senso
di possesso, dalla burocrazia e
dalle lungaggini, dalle inadem-
pienze e dalle violenze, cercando
alleanze e soluzioni, mi coinvolge
nella sua esperienza che, troppo
spesso, diventa ancora mia. Ascol-
tare, per me, significa soprattutto
valutare come la società nel suo
insieme guarda all’infanzia, all’a-
dolescenza e ai suoi concreti biso-
gni di crescita. Appurare se esiste
o meno una reale attenzione alle
domande ed infine verificare se le
risposte degli adulti sono davvero
in grado di passare dal semplice
recepire la domanda del ragazzo
ad un dialogo più coinvolgente
dello stesso. Sebbene attualmente
la società sia più attenta nei con-
fronti dei soggetti in formazione e
dei loro bisogni, si evidenzia
un’incapacità a tessere delle rela-
zioni significative e poca propen-
sione all’ascolto e al dialogo inter-
personale.
Il nucleo familiare appare, troppo
sovente, come un luogo asociale
dove tutto resta compresso, anche
le parole e i sentimenti, al di fuori
delle mura non trapelano ne gioie
ne dolori, si crea così un luogo di
grande solitudine per gli adulti e per
i bambini, le pareti di casa pian pia-
no sembrano stritolare la famiglia,
precludendo contatti, relazioni,
confronti, creando l’ambiente adat-
to alla disperazione. Anche il nostro
territorio, con le sue contraddizioni,
esprime molte situazioni di soffe-
renza dovute a solitudine, indiffe-
renza e incomunicabilità, occasioni
forti per la fuga dalla realtà, come la
droga, l’alcol, l’isolamento nel pro-
prio ghetto o la rimozione estrema
del problema.
Tale disagio, che talvolta non trova
risposte altrove, arriva all’Ufficio
attraverso le segnalazioni dei casi,
vere antenne che captano i segnali
del malessere ed i fenomeni che
turbano il mondo giovanile, rispec-
chiando la situazione dell’intera so-
cietà.
Dalle segnalazioni emerge, infatti,
con prepotenza la discriminazione
e, nonostante tutti siamo pronti a
proclamare la priorità del bambino
come portatore di diritti e soggetto
di riferimenti, di opportunità pro-
prie e di leggi ad hoc, ancora molti
bambini e bambine subiscono
esclusioni persino nelle prestazioni
sanitarie e nell’attività scolastica. I
motivi possono essere dovuti alla
povertà che in questo momento sta
crescendo, e poi parleremo del mo-
tivi per cui può crescere ulterior-
mente, povertà che è soprattutto
una “ povertà bambina”; discrimi-
nante può essere l’ambiente in cui
vivono alcuni bambini, la logistica
per coloro che abitano nelle zone
montane; l’essere zingari, stranieri
o comunque diversi; essere portato-
ri di disabilità, non poter vivere se-
renamente. Discriminazione è tutto
ciò che impedisce lo sviluppo ar-
monioso del bambino, indice che
quella cultura dell’infanzia, tanto
proclamata, non è ancora una
realtà in ogni luogo.
Ed è ancora la scuola che ci può da-
re quel momento di riflessione con-
creta su quanto sta accadendo in-
torno ai nostri giovani, in quanto il
mondo scolastico collabora in ma-
niera forte con il Tutore, denuncian-
do uno stato di malessere generale
che interessa circa il 25% degli al-
lievi, malessere che può sfociare in
disagio. Tentiamo, quindi, di riflette-
re su quale possa essere l’origine di
questo malessere, che non coinvol-
ge soltanto i ragazzi ma tutta la so-
cietà. Innanzi tutto i minorenni non
sono ancora il centro dell’attenzio-
ne, infatti: mancano i dati relativi;
l’interesse superiore è ancora un’o-
pinione personale e scarso l’ascolto
in tutti gli ambiti (familiare, scolasti-
co, amministrativo, sanitario e poli-
tico).
Il focus si sposta, quindi, sulla fa-
miglia che, in questo momento sta
vivendo, nel suo interno, grandi
cambiamenti, ma non è ancora il
portavoce di quella cultura che ri-
conosca la centralità del bambino
e la preminenza del suo interesse
su qualsiasi altro diritto. C’è anco-
ra molto da fare per affermare tale
cultura, affinché tutti i livelli della
società, tutti i sistemi di vita che
circondano i bambini vengano
permeati dall’idea che i bambini
non debbano essere solo amati,
ma devono essere soprattutto ri-
spettati come soggetti, nella globa-
lità dei loro diritti, individuali e
collettivi, destinatari di servizi mi-
rati, come individui e come mem-
bri della famiglia, non solo come
destinatari di politiche puramente
assistenziali.
Come risposta alle considerazioni
esposte, ho ritenuto di promuovere
delle azioni immediate, sotto forma
di discussione sui fenomeni legati
agli stili di vita presenti in regione.
La posizione del Tutore dei Minori
è davvero “privilegiata” perché,
sondando il territorio attraverso i
contatti con le scuole, con gli enti
locali e gli operatori socio-sanitari,
ha la possibilità di percepire la si-
tuazione reale, tanto nella visione
in positivo, quanto su ciò che biso-
gna ancora migliorare, sui fenome-
ni in atto e sulle eventuali emer-
genze. Le indicazioni ricavate sono
preziose, in quanto spesso si attiva
una rete spontanea di sostegno che
offre l’opportunità per una riflessio-
ne collettiva ed un confronto sulle
tendenze che percorrono il territo-
rio e l’intensificarsi di certe manife-
stazioni.
Il primo intervento è stato una rea-
zione alla sofferenza domestica do-