quaderni22 - page 39

Tutto ha funzionato finché c’è stata
una scuola deliberatamente finaliz-
zata alla creazione di una netta dif-
ferenziazione tra lavoro manuale e
lavoro intellettuale, ma quando tale
separazione ha perso parte del suo
senso, il modello ha finito col mo-
strare i suoi punti di debolezza che
secondo alcuni esperti, segnano
una reale frattura tra le modalità di
come si impara dentro la scuola e
come si impara fuori dalla scuola, e
per flash:
- le attività scolastiche non pre-
miano le attività socialmente
condivise;
- la formazione scolastica è sem-
pre meno svolta implicando la
manipolazione di oggetti e la
capacità di usare strumenti;
- le lezioni sono prevalentemente
simboliche e scarsamente con-
nesse a oggetti, strumenti, risul-
tati, ecc.
Detto questo si comprende perché
la differenza non sta tanto tra la di-
stinzione tra teoria e pratica, tra sa-
pere teorico e sapere pratico, ma tra
ciò che sta dentro e ciò che sta fuori
la scuola, e che ogni sapere anche il
più astratto ha imprevedibili risvol-
ti pratici, al punto che ha senso af-
fermare che non esistono discipline,
ma pratiche disciplinari ed ancora
comunità di pratiche.
Se ciò è vero, c’è da concludere che
le discipline, come collezione di
concetti e principi generali esistono
solo a scuola, nelle situazioni effet-
tive esse sono sempre contestualiz-
zate. E si potrebbe azzardare l’ipo-
tesi che quelli che, nel recente pas-
sato prossimo, hanno saputo coglie-
re intelligentemente questa ultima
peculiarità, sono probabilmente le
cosiddette generazione di mezzo
degli attuali imprenditori artigiani,
nostri possibili partners del proget-
to in questione. Come è dato imma-
ginare potrebbero risultare anche
un valido paradigma (con differen-
ti sfumature) del vissuto del disagio
formativo; infatti il divenire del lo-
ro successo professionale, per molti
versi, è il frutto della lenta commi-
stione tra sapere teorico e neces-
sità/sapere pratico.
L’IMPRESA
ARTIGIANA
UNA COMUNITÀ
DI PRATICHE
PER ACQUISIRE
COMPETENZE ED
UNO STILE DI VITA
Le
comunità di pratiche
sono le
orga-
nizzazioni spontanee
che si costitui-
scono nei contesti lavorativi a sup-
porto di processi collettivi di condi-
visione delle conoscenze e di tra-
smissione delle stesse. In particola-
re di quei saperi che costituiscono
patrimonio specifico della comu-
nità, quel genere di saperi praticabi-
li o osservabili in azione, ma diffi-
cilmente
"insegnabili"
. E’ una condi-
zione di apprendimento "situato",
fortemente ancorato al contesto e al
linguaggio che in esso si sviluppa e
le modalità in cui esso ha luogo so-
no varie. Un principiante che entra
a far parte di una comunità di pra-
tiche (ancor meglio se in una azien-
da artigiana di eccellenza) inseren-
dosi in una posizione periferica può
imparare immerso nel contesto se-
condo una molteplicità di modi:
guardando altri che agiscono; rice-
vendo informazioni linguistica-
mente mediate e di seguito agendo
sempre in situazioni protette.
Nei contesti si imparano le pratiche
guardando gli altri che fanno e mo-
strano come si fa, assorbendone infor-
mazioni anche implicite, esposti alle
situazioni in cui le attività si attuano,
in uno stato di osservazione automa-
tica di ciò che gli esperti fanno.
Gli attori delle
comunità di pratiche
sono effettivamente tre: i princi-
pianti (nel nostro caso gli utenti in
formazione), gli esperti (artigiani e
loro collaboratori, ecc.) e le organiz-
zazioni. L’efficacia dei processi di
trasferimento e condivisione delle
conoscenze dipende dalle interazio-
ni che tra essi si realizzano. I ruoli
di chi apprende non sono fissi, pos-
sono variare col cambio di posizio-
ne di un soggetto all'interno della
comunità e sono, in un certo senso,
il risultato di una negoziazione so-
ciale sulle competenze.
Il nostro utente dovrà autocollocarsi
in modo corretto nella comunità di
pratiche, gestendo con buon senso le
relazioni critiche a rischio di conflit-
to; dovrà partecipare con interesse e
motivazione alle attività, dosando
con equilibrio la possibilità di fare o
stare a guardare, che la posizione di
principiante legittima. Oltre che dal-
l'organizzazione e dai principianti, il
processo è determinato dagli atteg-
giamenti dei maestri/imprenditori
artigiani che possono essere più o
meno adeguati. Ci sono maestri/im-
prenditori artigiani che adottano
strategie comunicative sbrigative, al-
tri che assumono atteggiamenti pa-
ternalistici, altri che interpretano con
buon senso il ruolo di supporto all'a-
zione del principiante.
L'interazione positiva tra i diversi at-
tori permette di realizzare una sorta
di "curricolo situato" che segue rego-
le empiriche e non è possibile defini-
re nei tempi e nelle sequenze. Le oc-
casioni d'apprendimento nei contesti
lavorativi accadono quando accado-
no e non è possibile predeterminarle.
È un curricolo che segue criteri di
economicità guidati dal processo di
apprendimento, non ad esso esterni.
Ha perciò forti dosi di ridondanze,
UN PROGETTO FORMATIVO
38
QUADERNI
DI
ORIENTAMENTO
22
1...,29,30,31,32,33,34,35,36,37,38 40,41,42,43,44,45,46,47,48,49,...104
Powered by FlippingBook