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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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do rassicurante entro i confini del
“soggiorno”): proprio per evitare
il rischio di ghettizzazione non si
può limitare a inserire i ragazzi in
un contesto altro da quello scola-
stico; le soluzioni ad un problema
complesso come l’abbandono sco-
lastico (Santamaria F., 2012) vanno
pensate insieme, in una pluralità di
sguardi ed azioni che partano dal
mettere in campo risorse e approcci
nuovi all’interno delle scuole, che
consentano anche ai “ragazzi diffi-
cili” (Bertolini P., Caronia L., 1999) di
rimanere in classe, e giungano – un
po’ ambiziosamente – ad agire su
un piano culturale, per sollecitare
una riflessione approfondita sulla
necessità di una riforma significativa
che riguardi la scuola secondaria di
primo grado che, tra tutti i gradi sco-
lastici, appare quella più in difficoltà
nell’accompagnare i cambiamenti
cognitivi e psicologici degli studenti
che ad essa vengono affidati, cioè i
preadolescenti di oggi (Fondazione
Agnelli, 2011).
l
Non è tappeto di Aladino
. Il progetto
non è una soluzione magica, non
consente di spostarsi da un posto
(lamancata frequenza scolastica) ad
un altro (la promozione e il re-inse-
rimento nella scuola tradizionale)
senza sforzo, con garanzia di risul-
tato e senza farsi trasformare dal
viaggio intrapreso. È un itinerario
da percorrere giorno dopo giorno,
è un percorso che modifica, ragazzi
e adulti, nella misura in cui richiede
di “camminare insieme”.
l
È invece tappeto di Cleopatra
. La leg-
genda narra che Cleopatra, regina
d’Egitto, per entrare segretamen-
te nel palazzo dove si era appena
insediato il conquistatore Giulio
Cesare, si fosse fatta portare, sulle
spalle di Apollodoro, avvolta in un
tappeto che venne srotolato davanti
all’imperatore, mostrandola in tut-
to il suo splendore. Giulio Cesare
se ne sarebbe innamorato a prima
vista. Possiamo utilizzare quest’im-
magine per mettere in evidenza un
auspicio e un dato di fatto. Il dato
di fatto è che realizzare un progetto
educativo con ragazzi che hanno
abbandonato così precocemente
la scuola significa, spesso, portare
il loro peso sulle spalle: il peso dei
fallimenti che hanno già vissuto, dei
molteplici abbandoni che hanno
costellato la loro vita (molti di loro
hanno almeno un genitore fisica-
mente o emotivamente assente,
situazioni economiche deficitarie,
relazioni familiari precarie e/o con-
fusive), delle loro aspettative e delle
speranze per il futuro (spesso da
far emergere da una “palude”nella
quale questi ragazzi si sono ritirati
in una sorta di moratoria, nell’attesa
che qualcosa magicamente cambi
e li faccia andare avanti). Questo
però non è da intendersi in senso
paternalistico o pietistico, piuttosto,
come l’arguzia di Cleopatra, vanno
utilizzati gli strumenti del parados-
so, dell’umorismo (Volpi D., 1983) e
della fantasia. L’auspicio è che, una
volta srotolato il tappeto, questi
ragazzi celati e invisibili, possano
essere visti e riconosciuti come re
e regine. L’auspicio, cioè, è che di
essi si possa un po’innamorare quel
mondo adulto che, volontariamente
o involontariamente, li ha spinti ai
margini e, spesso, sviliti. In questa
immagine, però, non trova spazio
un concetto che per noi è fonda-
mentale: se, come sostiene D. De-
metrio (2010) l’educazione, è
“dire
da che parte si sta”
, noi riteniamo
importante dire che noi stiamo dalla
parte del restituire la responsabili-
tà, unica e inalienabile, dei singoli
ragazzi e ragazze che incontriamo:
lavoriamo affinché possano essere
artefici del loro destino, possano
essere soggetti e non oggetti della
progettualità che li vede coinvolti e
possano essere aiutati a compren-
dere quali uomini e donne voglio-
no diventare, fornendo loro alcuni
strumenti per orientarsi in tal senso.
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