76
SPAZIO APERTO
Tali differenze di approcci, linguaggi e
formazioni si è rivelata, negli anni, una
grande ricchezza: infatti attraverso il co-
stante scambio di idee e opinioni, a vol-
te anche vivace, il progetto si è tenuto
lontano dalla tentazione dell’autorefe-
renzialità e ha fatto della condivisione
e dell’interconnessione una sua moda-
lità costitutiva. Sottolineiamo, infine, il
fondamentale apporto dei professori
volontari, senza il quale il progetto non
sarebbe sostenibile né economicamente
né qualitativamente.
IL RAPPORTO CON LA
SCUOLA TRADIZIONALE
Partner fondamentali del progetto sono
le scuole secondarie di primo grado da cui i
ragazzi provengono e/o nelle quali andran-
no a fare l’esame di fine anno. Il progetto
prevede che, individuate le scuole di rife-
rimento (esse cambiano ogni anno scola-
stico in base agli alunni coinvolti) vengano
organizzati alcuni momenti di incontro: un
primo appuntamento nel quale alcuni in-
segnanti ed educatori del progetto incon-
trano il dirigente scolastico e i professori di
riferimento per spiegare le linee didattico-
educative della programmazione elaborata
dalla Scuola SMaC e per condividere alcu-
ne conoscenze sulla storia e sugli obietti-
vi scolastici di ciascun ragazzo. Sono poi
organizzati due momenti di verifica, uno a
metà anno scolastico e uno in prossimità
dell’esame finale, nei quali un gruppo do-
centi accerta la preparazione degli studenti.
In questi anni gli istituti che hanno accolto
gli studenti della Scuola SMaC all’esame di
fine anno si sono dimostrati collaborativi
ed attenti alle peculiari situazioni vissute
dai ragazzi.
L’équipe di “Non uno di meno”, nei prossi-
mi anni, intende investire ancora più risorse
e tempo per condividere con le scuole una
parte programmatica e ideativa del proget-
to, affinché la collaborazione reciproca pos-
sa incidere non solo sugli esiti positivi degli
esami degli alunni ma anche, e soprattutto,
sull’implementazione di strategie efficaci
di contrasto dell’abbandono scolastico.
IL TAPPETO DI
CLEOPATRA: OVVERO
SU COSA SCOMMETTE IL
PROGETTO
Il progetto
“Non uno di meno”
assu-
me una peculiare lettura educativa delle
problematiche psicologiche e cognitive
dei ragazzi che abbandonano la scuola
e presuppone alcuni elementi di novità
per la città di Trieste e di discontinuità
rispetto ad altre sperimentazioni simili
in Italia (che per lo più sono state pro-
mosse a partire da alcuni istituti scola-
stici “illuminati”) tali da necessitare, per
evitare possibili ambiguità, alcune pun-
tualizzazioni. Useremo una “analogia”,
pur comprendendo che possa apparire
alquanto inconsueta ed ingenua, per
descrivere queste peculiarità. L’analogia
scelta, attraverso la quale definiremo
cos’è
“Non uno di meno”
e soprattutto
cosa non intende essere, è quella del
“tappeto”.
l
Non è tappeto del soggiorno
. Tale
immagine ci consente di sottoli-
neare due aspetti. Innanzitutto un
progetto come il nostro potrebbe
diventare il tappeto sotto il quale
“si nasconde la polvere”: è, infat-
ti, sempre in agguato il rischio di
ghettizzazione. Il rischio, cioè che,
invece di contrastare l’esclusione
sociale dei ragazzi che abbando-
nano la scuola, diventi un alibi per
facilitare alcuni processi espulsivi da
parte delle scuole stesse. Un modo
per allontanare il problema di avere
in classe un ragazzo che mette in
atto comportamenti inadeguati, che
rallenta gli apprendimenti dei com-
pagni, che richiede un’attenzione
didattica individualizzata; a volte
anche nella buona fede di ritenere
che presso la Scuola SMaC il ragazzo
trovi un contesto più adatto a lui.
Altro aspetto che questa immagine
ci consente di mettere in luce è che
un progetto come questo non può
assumere un approccio riduttivo
(non si limita, cioè, a stare in mo-