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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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starli nelle loro paure, nei loro timori o nei
loro conflitti e aiutarli a trovare la verità.
Analizziamo che tipo di adulto si profila
dai dati della ricerca. L’obiettivo dovreb-
be essere quello di convocare gli adulti
della loro vita, del loro ecosistema di ap-
partenenza. La scelta teorica e strategica
non è stata quella di fare uno
screening
per individuare i ragazzi a rischio di bulli-
smo e di vittimizzazione, e poi eventual-
mente vedere di intervenire con diverse
modalità proposte da diversi anni, ma
invece quella di studiare il contesto, la
cultura, i sistemi di rappresentazione, di
qualificazione, di caratterizzazione dei
vissuti, in parte verosimilmente riportabili
a dei comportamenti, e la presentazione
del significato e del senso dei comporta-
menti che si stanno analizzando. Emerge
che ci vuole l’adulto, per essere effetti-
vamente efficaci nel contrastare la pre-
varicazione, la violenza, la sopraffazione,
la vittimizzazione portata avanti da un
bullo, il più delle volte da piccoli gruppi
che svolgono una funzione bullistica, sia
nel cyberspazio che nella realtà concreta.
In base all’esperienza che ho accumu-
lato in questo ambito, proverei a definire
le caratteristiche dell’adulto che i ragazzi
stanno cercando, quello che, quando
viene intercettato, se effettivamente
scende in campo, può esercitare la sua
funzione ottenendo dei risultati interes-
santi. Ai ragazzini piace moltissimo che
nellamente di questo adulto che stanno
cercando, si realizzi profondamente quel-
lo che non c’è il più delle volte nella realtà
nella quale vivono. Cercano un adulto che
abbia stabilito nella propria mente una
buona alleanza tra scuola e famiglia, che
è uno dei momenti più complicati nella
relazione tra le due istituzioni, quindi un
adulto che abbia in mente una visione
sistemica della questione.
Nel caso di conflittualità fra i ragazzi,
se non c’è una coesione, condivisione
dell’obiettivo educativo, non didattico,
non formativo, soprattutto nelle emer-
genze, e il bullismo è una emergenza, gli
adulti vengono convocati per vedere di
abbassare il livello di conflittualità e di
dolore, trovare un soluzione intelligente,
organizzare una pace conveniente fra i
gruppi, i sottogruppi, quelli che si godono
lo spettacolo e quelli che ne soffrono,
quelli che sono costretti ad esercitare il
loro ruolo, la loro parte. Un adulto quindi,
che abbia come criterio di riferimento,
quello di contribuire, perché dentro di
lui c’è una nuova alleanza educativa tra
scuola e famiglia; un adulto che abbia
nella propria mente la certezza di ciò di
cui si sta parlando.
Serve un adulto che abbia una con-
cezione gruppale del fenomeno, cioè
che dia per scontato che sta parlando
con quel determinato ragazzo, con quei
determinati ragazzi, che fanno integral-
mente parte di relazioni di gruppo; un
adulto che è in grado di individuare il
gruppo, di ricostruirne la morfologia e a
delimitarne i confini. Quindi un adulto
competente che lavora con preadole-
scenti non può non pensare che l’ado-
lescente con cui parla, fa integralmente
parte di una rete di relazioni con alcuni
suoi coetanei, collocati in una relazione
più o meno asimmetrica di potere, di
relazione, di fascino, di popolarità, ma
che fa parte di questo insieme e ne è in
qualche modo il portavoce.
Se si vuole capire e proporre una ri-
sposta, una soluzione intelligente, biso-
gna tener presente che si tratta di una
dimensione gruppale. Ai ragazzi piace
imbattersi in adulti che non pensano
che loro siano dei soggetti isolati, ma
che, al contrario, hanno radici profonde
nella realtà della loro generazione, te-
stimoniata e documentata dalla realtà
dell’appartenenza alla rete dei loro amici,
dei loro coetanei. Un adulto competente
che ha profondamente in mente che
ciò di cui si parla, quindi il bullismo, la
violenza, la sopraffazione, l’impossibi-
lità dell’identificazione, il nuocere a un
altro soltanto perché rappresenta quel-
la parte di te che non riesci a pensare,
che ti è intollerabile, la difficoltà nella
definizione dell’identità di genere, la ti-
midezza esagerata, la dipendenza dalla
propria madre, dagli adulti che viene
criminalizzata e penalizzata nell’altro,
solo perché la configura, la esprime, la
documenta in un modo tale da istituirsi
come possibile vittima di chi, al proprio