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QUADERNI DI
ORIENTAMENTO
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sociale, in un momento della loro cresci-
ta in cui il fatto di valere, e di non essere
umiliati e mortificati, ma di essere valo-
rizzati, è ovviamente fondamentale. L’es-
sere mortificati al cospetto dell’occhio
dei coetanei, che è il giudice supremo a
quell’età, infligge un dolore narcisistico
legato alla mortificazione che non dà
accesso alla parola. Si preferisce allo-
ra rispondere
“così così”
,
“abbastanza
bene” alla domanda
“come è andata a
scuola?”
perché è difficile dire il dolore
della mortificazione, dell’umiliazione, so-
prattutto quando l’umiliazione è ovvia-
mente consumata al cospetto degli altri
coetanei e ha anche una connotazione
fisica, cioè di violazione dell’integrità.
Quando il padre viene a sapere che sta
succedendo tutto questo, e ha il compi-
to di elaborare la vergogna, l’umiliazione
e la mortificazione che sperimenta il
figlio, illudendosi che si possa risolvere
attraverso la vendetta, iscrivendolo ad
un corso di difesa personale e facendole
pagare occhio per occhio, dente per den-
te, non siamo nell’area delle proposte
educative paterne, se il padre propone
di trasformare la vittima in un bullo.
Elaborare la vergogna significa met-
tere in risalto proprio quegli elementi
del carattere, della personalità, che su
una scena sociale primitiva, quella della
relazione con i propri coetanei, possono
comportare il rischio della vittimizzazio-
ne e della denigrazione, quelle caratteri-
stiche umane fondamentali, straordina-
riamente importanti e privilegiate per-
ché si possa addivenire alla formazione
di una persona grande, adulta, capace,
buona, in grado di identificarsi col dolore
del mondo e trovare una soluzione cre-
ativa. A volte è difficile valorizzare quegli
aspetti che per altri coetanei sono in-
tollerabili, e sono quindi all’origine della
vittimizzazione, ma agli occhi del padre
invece, possono diventare gli elementi
dell’orgoglio, che satura la perdita di
autostima che la vittimizzazione com-
porta, ridà dignità e valore, e consente di
ritornare sulla scena sociale con un’au-
tostima diversa. Basta non aver paura
di ritornare a trovarsi in una situazione
di umiliazione e mortificazione sociale,
perché le cose cambino un po’. Invece
la mamma del bullo, cosa deve fare del
suo ragazzino prepotente? Qual è l’in-
tervento auspicabile?
L’esperienza di lavoro con i genitori
dei bulli e delle vittime, sempre tenendo
presente che stiamo parlando di eventi
che si consumano dentro un ambito
di condivisione, e che le mamme dei
bulli e le mamme delle vittime sentono
profondamente di essere davvero nella
stessa barca, evidenzia che hanno tutti
e due un problema educativo che non
si risolve con la denuncia dell’uno nei
confronti dell’altro, ma anzi con un sur-
plus di competenza e azione educativa,
stringendo ancora di più il legame tra
adulti, incontrandosi tra mamme, papà
e docenti, non per litigare e denunciarsi
reciprocamente, ma per inventare cre-
ativamente una soluzione educativa al
problema che si è venuto a creare tra i
loro ragazzi, tutti quanti in difficoltà, chi
perché è la vittima, chi perché è il bul-
lo, chi perché fa l’osservatore e si gode
la scena senza riuscire a sviluppare un
sentimento etico che lo rende capace
di intervenire e risolvere col potere dei
coetanei.
La madre del bullo ha un compito
complicato, il cui obiettivo deve essere
accompagnare il proprio figlio nella fa-
miglia della vittima a raccontare chi è,
e perché. Raccontare la propria storia e
definire i propri pensieri è una cosa fon-
damentale per i ragazzini violenti, perché
è l’unica soluzione per smettere di tra-
sformare in azioni la loro paura, facendo
paura agli altri, è quella di trasformare le
azioni in racconto. E chi più della mam-
ma della propria vittima è interessata a
sentire raccontare la storia della propria
vita da parte del bullo che ha infierito
sul proprio figlio? Riuscire a concorda-
re assieme un processo che non può
sfuggire a questa rete, ritorna nel lavoro
dell’adulto competente. Il docente, nella
classe dove si sono verificati gli eventi e
continuano a perdurare segretamente
fenomeni di prevaricazione degli uni nei
confronti degli altri, si focalizzerà sulla
gruppalità, sul sistema, su dei ragazzi
in età evolutiva, cercando di aiutarli a