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ORIENTAMENTO E SCUOLA
forme di comportamento aggressivo
che non rientrano in questa catego-
ria: l’intenzionalità, la persistenza nel
tempo e l’asimmetria di potere tra il
bullo e la vittima (per un approfondi-
mento si veda Caravita e Gini, 2010).
Per quanto riguarda l’intenzionalità,
sappiamo che alla base delle prepo-
tenze vi è il desiderio deliberato di
controllare gli altri, di provocare un
danno fisico o psicologico alla vittima
e, in ultima istanza, di acquisire una
posizione dominante nel gruppo. Per
questo, il bullismo viene descritto
come una forma di aggressione pro-
attiva, diretta ad ottenere uno scopo,
un obiettivo di tipo strumentale-per-
sonale e distinta, pertanto, da azioni
aggressive provocate e quindi reatti-
ve. Tuttavia, mentre nel bullismo tra-
dizionale è relativamente immediato
leggere l’intenzionalità nelle azioni
del bullo, nel cyberbullismo questo
aspetto risulta meno chiaro. Infatti, la
distanza interposta dalla tecnologia,
rende meno visibili o meno salienti
le conseguenze negative provocate
dall’atto di cyberbullismo, limita la
risposta di condivisione empatica
del dolore dell’altro e nel contempo
può rendere meno consapevole il
cyber-bullo del reale peso del proprio
comportamento di prevaricazione.
Come sottolineato da Menesini e
Nocentini (2009), la natura indiretta
del cyberbullismo rende più difficile la
valutazione dell’intenzionalità o della
natura reattiva dell’attacco.
La ripetizione nel tempo delle pre-
potenze è considerata unanimemen-
te uno dei criteri per distinguere il
bullismo da altre forme di comporta-
mento aggressivo. Un vivace dibatti-
to è però nato quando si è cercato di
comprendere se tale aspetto potesse
essere considerato fondamentale
anche nella definizione del bullismo
elettronico, come è possibile riscon-
trare anche nelle diverse definizioni
riportate nel paragrafo preceden-
te. Se pensiamo alle caratteristiche
della comunicazione virtuale, anche
un solo messaggio, un video o una
foto divulgati a molte persone at-
traverso Internet o telefoni cellulari
possono arrecare un profondo danno
alla vittima, indipendentemente dalla
ripetizione dell’atto. Infatti, questo
materiale può essere visto e inviato
da molte persone in tempi diversi e
rimane disponibile nel cyberspazio
per lungo tempo, dilatando ipoteti-
camente all’infinito l’offesa subita.
Per questo, secondo alcuni ricerca-
tori (es., Kowalski, Limber e Agatston,
2008), la reiterazione delle condotte
è poco rilevante nel caso del cyber-
bullismo, dato che già la possibilità
che un pubblico molto vasto visioni il
materiale può essere considerata co-
me un indice di ripetizione, in quanto
una singola azione può oltrepassare,
grazie alle tecnologie, ogni limite di
spazio e tempo.
Oltre alla dimensione temporale, il
cyberbullismo si distingue dal bulli-
smo tradizionale anche per la dimen-
sione contestuale. Gli attacchi, infat-
ti, non si limitano più esclusivamente
al contesto scolastico per terminare,
almeno temporaneamente, una volta
usciti dal contesto stesso. Nel caso
del bullismo elettronico, la vittima
può continuare a ricevere messaggi
o e-mail dovunque si trovi, anche nei
momenti e nei luoghi in cui i prepo-
tenti non sono fisicamente presenti,
e questo rende molto più difficile, alle
volte impossibile, sfuggire da questi
attacchi (Tokunaga, 2010).
La terza caratteristica centrale
nella definizione di bullismo è quella
della differenza di forza fisica o psi-
cologica tra chi compie prepotenze
e la vittima, che subisce la situazione
e non riesce a difendersi. Anche nel
cyberbullismo viene evidenziata una
differenza di potere fra l’aggresso-
re e la vittima, ma mettendo in luce
aspetti peculiari. Patchin e Hinduja
(2006), ad esempio, parlano di dif-
ferenze relative alle conoscenze in-
formatiche, che consentirebbero, ad
esempio, al bullo di decidere e con-
trollare gli argomenti di discussione
nei forum, di pubblicare messaggi de-